Berlusconi raccontato da due cronisti che lo seguivano h24

Una battuta presidente, il libro di Vittorio Amato e Giovanni Lamberti

Il giovane Silvio Berlusconi studiava dai Salesiani, dove litigò con il prof di matematica e mise subito in luce i suoi talenti imprenditoriali. Aveva anche la fobia dei pipistrelli, e un compagno  gliene infilò uno vivo dentro il cappotto. Chi fu l’autore dello scherzaccio? Spinelli, il futuro ragioniere che gestirà la complessa contabilità del condominio delle Olgettine, a riprova che tra i difetti del Cavaliere non c’era la permalosità.

É uno dei tanti aneddoti che il Berlusca (come lo chiamavano loro) ha dispensato in 24 anni di vita politica ai “ragazzi di via del Plebiscito”, i giornalisti delle agenzie di stampa che lo aspettavano h24 sotto la residenza romana di Palazzo Grazioli, posizionati tra le fioriere sul marciapiede e i “man in total black” della scorta. “Una generazione di cronisti cresciuta con lui” ricordano Vittorio Amato (Adnkronos) e Giovanni Lamberti (Agi) autori del libro Una battuta presidente, pubblicato da Marlin, in cui ripercorrono attraverso le dichiarazioni spesso molto informali del fondatore di Forza Italia un pezzo di storia politica (e privata) ma anche una straordinaria rivoluzione comunicativa arrivata prima dei comunicati social e delle dirette Facebook.

 

 

 

Sotto il sole cocente o la pioggia a catinelle, braccati dallo storico portavoce Paolo Bonaiuti, incalzati dai direttori, i cronisti incaricati di acquisire il verbo del “Dottore” vivevano un giornalismo elettrizzante ma anche ossessivo-compulsivo, sicuramente irripetibile”. E nel libro c’è tutto lo straordinario repertorio del Berlusconi proteiforme: chansonnier con il gruppo musicale dei “Cinque Diavoli”, imprenditore edile che voleva le facciate delle case nei colori pastello “perché piacciono alle donne”, maniacale sull’aspetto fisico. L’odio per l’aglio e l’ossessione delle mentine per l’alito. Il profumo lavanda e vaniglia di una maison francese. Niente vestiti marroni né completi spezzati (aborriva i jeans), cravatte mai sgargianti ma a piccoli pois, spilletta tricolore d’ordinanza.

A Massimo Corsaro disse “peccato non averti conosciuto prima” ma non gli lasciò tempo di inorgoglirsi precisando “sennò ti avrei consigliato un trapianto di capelli”. Ci sono i “formidabili 27” di Publitalia, gli amici della vita come Gianni Letta, Confalonieri e Dell’Utri, i primi sondaggisti come Gianni Pilo e spin doctor come Luigi Crespi. Gli ex ministri Pisanu e La Loggia sono paragonati a Gullit e Van Basten, va meno bene a Sandro Bondi e Fabrizio Cicchitto protagonisti della celeberrima barzelletta sul bunga bunga (espressione poi passata alla storia per via delle “cene eleganti” ad Arcore).

Amato e Lamberti, che hanno seguito l’ex premier anche durante le riunioni del centrodestra e ai vertici internazionali, tratteggiano un ritratto molto umano di un Berlusconi affabulatore, bramoso di piacere a tutti (durante una contestazione voleva affacciarsi alla finestra, glielo impedirono: “Presidente, rischia una pietra in faccia”), capace di far credere all’interlocutore di turno che fosse il centro del mondo, affascinato dal Matteo Renzi degli inizi: “Ha fatto fuori più comunisti lui che io in vent’anni”.

Un uomo che passava dall’euforia a momenti di tristezza, che nonostante l’intensità degli impegni soffriva la solitudine e si appoggiò molto nell’ultimo periodo alla quasi-moglie Marta Fascina, che aveva il culto dell’ospitalità (dai fuochi d’artificio per Tony Blair a Villa Certosa ai regali per la moglie di Putin), che non voleva raccontare nulla dell’esperienza ai servizi sociali con gli anziani a Cesano Boscone dopo la condanna per frode fiscale, che era davvero convinto di approdare al Quirinale un anno prima della sua morte.

I due autori ci consegnano un ritratto agrodolce e molto umano di un protagonista assoluto, nel bene e nel male, della Seconda Repubblica. “Bigger than life” dicono gli americani, inevitabilmente circondato da yes men, arrivati al punto da votare in Parlamento per Ruby nipote di Mubarak. Un giorno in cui magnificava le doti di Nicole Minetti, l’ex igienista dentale del San Raffaele divenuta consigliera regionale lombarda, Denis Verdin sbottò: “Va bene tutto presidente, basta che non ci racconti che è la nipote di Don Verzé…”.

 

Federica Fantozzigiornalista

 

 

 

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