Gianni Letta: “Andrea Monorchio, un esempio per tutti”

Giovedì 2 febbraio a Roma, nell’Aula dei Gruppi Parlamentari della Camera dei Deputati, in Via Campo Marzio, parterre delle grandi occasioni per il lancio ufficiale di questo libro. Dopo l’introduzione del giornalista-scrittore Luigi Tivelli, sono in programma gli interventi del Presidente del Emerito della Corte Costituzionale Giuliano Amato, di Giuseppe De Rita, Presidente del CENSIS, del Presidente della Fondazione Sapienza già Rettore dell’Università La Sapienza di Roma, Eugenio Gaudio, di Giancarlo Giorgetti Ministro dell’economia, della psicologa Maria Rita Parsi, e di Gianni Letta già sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Un evento nell’evento a giudicare dalle mille prenotazioni già arrivate in queste ore alla segreteria del convegno.

Libri che raccontano il potere, libri che ricostruiscono la storia della Repubblica, libri che spiegano la politica e i suoi mille anfratti possibili, libri che danno il senso dello Stato, libri che ripercorrono la vita personale e privata di chi nei fatti questa Repubblica l’ha costruita e l’ha resa protagonista, libri dove tutto viene descritto con garbo e senso del rispetto verso tutti, ma soprattutto libri che ad un certo punto della vita di un Paese riaccendono la luce su fatti della storia italiana passata in maniera del tutto nuova rispetto alle cronache del tempo e con una freschezza che rende il tutto assolutamente reale e attualissimo.

È tutto questo insieme “Memorie di un Ragioniere generale tra scena e retroscena” il saggio che Andrea Monorchio ha scritto insieme a Luigi Tivelli per la Rubbettino, e che ha la prefazione scritta da Gianni Letta: nei fatti  è il manifesto politico di questo saggio.

Ho sempre considerato Andrea Monorchio- scrive Gianni Letta– un esempio, un modello insuperabile per competenza, esperienza, preparazione, equilibrio, saggezza, dedizione e senso dello Stato. L’ho pensato, l’ho detto e l’ho ripetuto durante tutto l’arco del mio lungo impegno nelle Istituzioni che ho cercato di servire con quello spirito imparziale – istituzionale, appunto – proprio come sanno fare e fanno quegli uomini e quelle donne che credono nelle Istituzioni, a loro danno l’anima, facendone la storia.

In un paese e in mezzo ad una classe politica che sempre più ha perso e perde la memoria storica, senza la quale non è possibile guidare lo Stato, le sue istituzioni, le sue amministrazioni, Luigi Tivelli e Andrea Monorchio, rispettivamente Presidente e Vice Presidente dell'”Academy di cultura e politica Giovanni Spadolini”, una istituzione che punta soprattutto al rilancio e al recupero della memoria storica, ricostruiscono un quarantennio cruciale della recente storia italiana.

Gianni Letta li definisce “i Civil Servant della cultura anglosassone o i Grand Commis dell’esperienza francese. Quelli che, nella nostra tradizione, vengono chiamati, in maniera meno solenne e forse anche un po’ riduttiva, i Grandi Servitori dello Stato. Una tradizione, la nostra, che affonda nello spirito risorgimentale che ha segnato la formazione dello Stato unitario, e che poi, attualizzandosi e modernizzandosi, ha accompagnato via via le diverse fasi della vita nazionale, fino ad ispirare e caratterizzare la rinascita repubblicana dopo le ferite e la distruzione della guerra”.

Andrea Monorchio, un Ragioniere Generale dello Stato di lungo corso, per antonomasia e per definizione comune, ancora oggi ricordato per l’autorevolezza, l’imparzialità e la stima trasversale di cui ha sempre goduto, incalzato dalle riflessioni e dagli spunti di un altro civil servant e scrittore di lungo corso quale è Luigi Tivelli, racconta un quarantennio di vita politica, istituzionale ed economica italiana.

Luigi tivelli - Dago fotogallery

Luigi Tivelli

“Un racconto affascinante per chi quegli anni ha attraversato, istruttivo per i più giovani che poco conoscono quella storia, interessante e rivelatore per tutti. Un racconto condotto con spirito sobrio e imparziale. Spesso chi s’avventura nel racconto di vicende tanto complesse, affollate di tanti protagonisti e comprimari, può essere indotto, come si dice, “a togliersi qualche sassolino dalle scarpe”. Monorchio, invece, condotto con abilità da Tivelli in questa ricostruzione di sintesi di un quarantennio cruciale, rinuncia a questa tentazione (e Dio solo sa quanti sassolini avrebbe potuto togliersi….), perché preferisce, ancora una volta, attenersi a quel principio di rigore istituzionale che ha sempre orientato la sua condotta. E lo fa senza critiche, nè recriminazioni, ma con l’obiettività e, direi quasi con il distacco, dello storico”.

Ne viene fuori uno spaccato sobrio, ma rappresentato in modo plastico, indubbiamente utile ed interessante per i lettori. Un quadro in cui emerge in modo originale la caratteristica di vari presidenti del Consiglio e ministri del Tesoro che si sono succeduti, accoppiato a un’analisi puntuale dei più significativi eventi della vita istituzionale ed economica del Paese.

“Questo non è un libro di memorie- sottolinea Gianni Letta-, non appartiene alla memorialistica di moda: è un libro di storia che ricostruisce con sobrietà, rigore e precisione (ma anche con eleganza), oltre 40 anni di vita istituzionale, politica, economica del Paese. E contiene spunti molto interessanti e originali sulle questioni ancora aperte e sulle quali tanto si affanna la politica degli anni nostri tormentati e difficili. Una lezione attualissima sul bilancio dello Stato, sulla spesa pubblica, sulla politica monetaria, su quella finanziaria e su quella economica. Ma anche sulla Pubblica Amministrazione e sulla legislazione, fedele al monito di Montesquieu: “le leggi inutili indeboliscono quelle necessarie”. Una lezione sulla quale farebbero bene a meditare tanti improvvisati profeti dell’economia o della politica”.

Il rapporto tra Gianni Letta e Andrea Monorchio deve essere stato un rapporto vero, intenso, di grande coinvolgimento, durato nel tempo e mai scalfito da niente, e che qui Gianni Letta non nasconde neanche per un istante, anzi nel suo racconto che fa dell’uomo Andrea Monorchio ne viene fuori una testimonianza di ammirazione plateale, avvolgente, quasi corale.

“Anche a me Monorchio – confessa Gianni Letta– ha insegnato tanto. Ha insegnato tutto. Alla mia prima esperienza di governo mi ha accolto in un mondo che allora non conoscevo, accompagnandomi in un percorso che solo la sua competenza mi poteva illuminare, guidandomi premurosamente nei meandri della Pubblica Amministrazione, avvian- domi persino ai misteri della contabilità pubblica e del bilancio dello Stato. Anch’io, come tanti, debbo a lui tutto quello che forse ho imparato e tutto quello che poi sono riuscito a fare negli anni successivi. E non è un caso che, proprio all’inizio, d’accordo con il Presidente Berlusconi, gli proponemmo di assumere anche il ruolo di Segretario Generale della Presidenza del Consiglio: con lui ci sentivamo più sicuri. La sua competenza avrebbe potuto supplire le nostre lacune e ci avrebbe consentito di affrontare quel viaggio appena iniziato, e che poi si è protratto negli anni grazie proprio ai suoi insegnamenti”.

Luigi Tivelli in questo libro ci racconta in maniera magistrale un Andrea Monorchio rimasto figlio della sua terra di origine per tutta la sua vita, impastato di semplicità e di amore verso gli altri, di attenzione per gli ultimi, anche se ai massimi vertici della macchina burocratica del Paese, un “calabrese” che non ha mai amato calcare troppo la scena e che ha sempre praticato un certo riserbo di fondo, e che in questo saggio apre un grande dibattito pubblico sugli anni vissuti in una posizione di assoluto rilievo, ricostruendo qui vari episodi e aneddoti assolutamente inediti delle vicende istituzionali ed economiche della storia della Repubblica, e che oggi aiutano a meglio comprendere i passaggi difficili e complessi vissuti dal nostro Paese nell’arco degli ultimi 40 anni. E quello che non dice Andrea Monorchio lo racconta invece Gianni Letta.

“Qualche tempo dopo, appena lasciata la Ragioneria Generale, gli proponemmo anche la Presidenza della Rai. Ma anche in quella occasione lui ci dette una splendida lezione sulla competenza, obiettando che forse non aveva quella necessaria per una funzione che apparteneva ad un mondo così lontano da quello nel quale aveva sempre esercitato le sue funzioni. Che esempio! Un principio, quello della competenza, troppo spesso dimenticato e oggi messo da parte da chi pensa di poterne fare a meno. Questi sono gli anni “dell’uno vale uno”, un principio che porta pericolosamente al ripudio del principio di competenza. Un valore, sul quale è impostato, invece, tutto il racconto del libro perché corrisponde all’essenza stessa di una personalità come Monorchio che a quel principio ha ispirato tutta la sua carriera, insieme al principio di imparzialità, per altro non meno importante della competenza”.

Ne emerge un libro dunque che è una piccola miniera di spunti, riflessioni e retroscena sulla storia e sulle vicende degli anni postbellici fino ai giorni nostri. Un libro per tutti- sottolinea Florindo Rubbettino che è il patron di questa straordinaria intuizione editoriale- un libro che riesce a raccontare in forma lineare, semplice e divulgativa anche le questioni e i passaggi più complessi della vita economica e istituzionale italiana.

Il lettore –sottolinea ancora Gianni Letta- potrà  trovare in queste pagine una ricostruzione sobria, imparziale, asciutta, scritta da due autori indubbiamente competenti, dell’ultimo quarantennio cruciale che abbiamo vissuto, molto opportuna e significativa sia per le generazioni più anziane che per quelle più giovani.

Nella bella postfazione che chiude questo volume – magnifico sigillo di un piccolo capolavoro – Giuseppe De Rita inserisce giustamente Andrea Monorchio nel novero necessariamente ristretto degli uomini che hanno fatto la storia di questi anni, che hanno servito lo Stato per assicurare sviluppo e progresso all’Italia.

De Rita: «Oggi serve ritrovare una meta comune»

Giuseppe De Rita

“Quella oligarchia – così la chiama De Rita – capace di gestire con competenza la complessità dei problemi e delle decisioni”. Che ha saputo affrontare e risolvere i problemi “nelle più delicate situazioni economiche che abbiamo attraversato”.

Gianni Letta non si smentisce mai, è un uomo che non tira mai indietro, e quando qualcuno gli chiede un opinione di cui lui è fermamente convinto e consapevole allora va fino in fondo. E così afferma:

“Andrea Monorchio è un modello insuperabile: l’ha fatto per tutta la vita con spirito aperto, con totale dedizione, con passione civile e alta tensione morale. Non è un caso che ancora oggi quella funzione altissima, è rimasta legata al suo nome, alla sua storia, alla sua esperienza, alla sua “lezione”. Quando si parla del Ragioniere Generale dello Stato viene naturale per tutti fare un solo nome: quello di Andrea Monorchio. Perché quel ruolo ha esercitato non solo con impareggiabile competenza, quella di un tecnico di altissimo livello, ma con uno spirito e una visione più ampia. Fino a costituirsi, come ha saggiamente scritto Giuseppe De Rita, come “l’esponente quasi iconico di una alta amministrazione tecnico – politica capace di coniugare visione e gestione, sensibilità politica e rigore burocratico, adattamenti procedurali e senso del bene comune”.

Ma siamo davvero in presenza di un saggio politico di alto valore antropologico? Nella sua prefazione Gianni Letta non lascia spazio a dubbi:

È una libertà che mi prendo, spero con il consenso del Prof. De Rita, evocando con lui un richiamo alla verità evangelica: “molti sono i chiamati, pochi gli eletti”. Chi leggerà queste pagine se ne renderà conto facilmente. E sarà d’accordo con me”.

Andrea Monorchio

 

Pino Nano Giornalista. Già caporedattore centrale della Rai

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