Dalla minigonna al metaverso. Fluidità, una tendenza sempre più presente nella moda

Due mesi fa la scomparsa di Mary Quant

Viviamo in un mondo eclettico e veloce. Fluido e liquido. Tutto dialoga e si interconnette con tutto. Fenomeni, comportamenti, stili fluttuano denotando insofferenza per stereotipi, classificazioni rigide, definizioni cristallizzate e schematismi. Il nostro è un tempo di inversione, in cui ciò che è indistinto e mutevole è considerato positivo e moderno. Queste caratteristiche della società contemporanea, e potremmo dire di grandissima parte del mondo globalizzato, non potevano non investire anche la moda che rispecchia e ricalca i nuovi dettami e le tendenze della contemporaneità.

Al di là dell’abito e oltre limiti e generi. L’esempio di Giorgio Armani e la tendenza del “no gender”

Nella moda, che si adegua rispecchiando e in qualche caso anticipando lo spirito del tempo, lo stile va molto al di là dell’abito e oltre limiti e generi. Il fashion interpreta il mondo dando vita a una narrazione inaspettata e talora spiazzante con l’uso di codici estetici liquidi e instabili. Il direttore creativo, deus ex machina dei fashion brand e con una spiccata vocazione polisemantica, è capace di mescolare segni e evocare immagini, attraversando discipline e mescolando scenari, conoscenze, informazioni, suggestioni, riferimenti per ritagliarsi uno spazio nell’ibrida e fluida realtà.

Ma veniamo a un discorso più specifico facendo alcuni esempi.

Ieri, il pioniere Giorgio Armani con la sua filosofia affermava: “Elimino la differenza tra uomo e donna; ho dato all’uomo la scioltezza e la morbidezza della donna e alla donna l’eleganza e il comfort dell’uomo”.

E oggi? Ora ad imperare è il no gender, il fenomeno della moda senza connotazioni di genere. Ormai il bisogno di abbattere limiti e travalicare ogni classificazione coinvolge il corpo, oltre che la mente. Di più. Oggi la moda si prepara a vestire gli avatar del “metaverso” (realtà virtuale o aumentata) oltre alle persone in carne ed ossa. E le case di fashion internazionali abbracciano questo futuro virtuale: un mondo parallelo e alternativo di creatività senza vincoli, fatto di spazi tridimensionali dove gli utenti si incontrano, organizzano party e si divertono mostrando outfit pagati in criptovalute.

Affari milionari per il guardaroba digitale sganciato da vincoli

Nella nuova fase evolutiva di internet creata da Mark Zuckerberg si può essere chiunque, senza limiti di genere, taglie, volumi, texture e stile. E un recente report Bloomberg – che stima in 800 miliardi l’intero giro d’affari del Metaverso entro il 2024 – sottolinea come i brand fashion stiano già guadagnando milioni, segnando la via per un guardaroba digitale che presto supererà quello reale.

Abbigliamento e libertà, esempi di oggi

I giovani della generazione Z, quella nata tra la metà degli anni 90 e il 2010, rivendicano la libertà di essere ciò che sono, non accettano regole e non vogliono essere definiti. Mai come in questo periodo storico si sente la responsabilità di promuovere la body inclusivity sotto tutti punti di vista: dell’età, dell’etnia e, appunto del mondo gender fluid. La diversità, intesa come molteplicità di ideali di bellezza e la femminilità non più prerogativa esclusiva di chi è alta 2 metri e porta la 38. Un esempio lo sono le modelle “curvy”, cioè formose, divenute sempre più indispensabili per le aziende di moda per un approccio positivo con il corpo di tutte le donne.

Ma non è sempre stato così! Claudia Cardinale e Antonella Lualdi in minigonna ricevute da Paolo VI

Esattamente 56 anni fa, il 6 maggio 1967, Papa Paolo VI riceve in Vaticano le attrici Claudia Cardinale e Antonella Lualdi. Il fatto in sé non sarebbe rilevante, se non fosse che per la prima volta due donne entrano nello Stato della Chiesa indossando delle minigonne. È immediatamente scandalo. La Cardinale e la Lualdi vengono attaccate, le loro minigonne considerate inopportune.

In realtà, a esaminarla oggi, la vicenda assume un connotato quasi grottesco. Si trattava, in effetti, di una gonna sopra il ginocchio, nera, come il velo indossato dalla Cardinale. Ma tant’è, l’Italia di quegli anni era legata a schemi tradizionali. Eppure, eravamo già agli albori del Sessantotto, in pieno clima di rivoluzione sessuale ed emancipazione femminile. La minigonna allora era trasgressione e voglia di emanare il proprio desiderio di libertà. In Italia, ma molto più a Londra, epicentro culturale e di stile del mondo.

Come e quando è nata la minigonna

Di solito l’invenzione della minigonna si fa risalire al 1966. E mai come oggi è doveroso rendere omaggio alla sua ideatrice: la stilista inglese Mary Quant scomparsa circa due mesi fa,  lo scorso 13 aprile. Allora, le giovani londinesi, piene di idee, di energia, e ovviamente della musica dei Beatles e dei Rolling Stones, rifiutano l’austerità dei loro genitori e segnano la fine di un’epoca pudica e conservatrice, chiedendo alle abili mani della stilista londinese di realizzare gonne sempre più corte. “È la strada ad inventare la minigonna!” – dice Mary Quant che anticipa di decenni la nascita dello street style.

 

Minigonna: la leggenda anni '60 nel podcast di Vogue Italia | Vogue Italia

Mary Quant

 

Per la prima volta nella storia, le nuove generazioni dettano lo stile e non i couturier. Ben presto il suo negozio situato in King’s Road si affolla di noti personaggi e artisti come Audrey Hepburn e Grace Kelly. Suoi clienti particolari, come Jackie Kennedy e Brigitte Bardot iniziano ad indossare questo capo.

 

Audrey Hepburn 8x10 Foto Wonderful Foto 173460 | eBay

Audrey Hepburn

 

Gli anni Sessanta segnano il vero boom di questo status symbol della libertà e della Swinging London. Interprete perfetta per le creazioni cortissime del tempo, la modella inglese Twiggy che con il suo fisico filiforme indossa alla perfezione gli abiti ad “A” e rende la mini-skirt il trend indiscusso del momento. Poco più tardi sarà il “visionario” sarto Andrè Courrèges a creare una vera e propria rivoluzione con le sue minigonne e le sue linee a trapezio. Attraverso lui, l’impulso lanciato della moda giovanile londinese diviene un trend internazionale, approvato allora dei maestri della couture parigina, e arrivato negli anni fino alle passerelle moda di questa estate 2023 dove hanno sfilato abiti corti, anzi cortissimi; gonne colorate, a tinta unita, a fantasia e in denim. E per un tocco di romanticismo quella con i volant, oppure le più classiche a pieghe, fino ad arrivare a quella più voluttuose con il sottile gioco di vedo-non vedo dello spacco laterale.

 

Twiggy inventa la minigonna - Dago fotogallery

Twiggy

 

È toccato ad un piccolo e sensuale lembo di stoffa il compito di raccontarci le evoluzioni di un’epoca e il percorso di emancipazione delle donne, ma “indossato oggi non dice nulla di più che se stesso” –  come afferma Patrizia Calefato, docente e semiologa di Bari. Non porta più con sé connotati sociali. “Portato con gusto, ironia e fantasia è un oggetto che riesce a far parlare il corpo di una donna nella sua interezza, nel mondo reale o immaginario, che le sue gambe riescono a raggiungere”.

 

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