Covid, Bassetti a Cacciari: parla di cose che non conosce. Replica al filosofo che aveva chiamato in causa i virologi

Intervista

 Professor Bassetti che cosa risponde a Cacciari?

Ho un grandissimo rispetto per il professor Cacciari come filosofo ma non quando parla di cose che non sa, come vaccini, green pass e argomenti affini. Quando il prof Cacciari dice quelle cose che ha detto in tv non fa il bene dei cittadini, perché parla di problematiche che non conosce. Sono affermazioni che un filosofo, un intellettuale non dovrebbe fare, perché non è il suo mestiere, non è una materia che conosce, e di fatto disorienta l’opinione pubblica.

 

Gli sta dando il consiglio che diede Apelle al calzolaio?: sutor ne ultra crepidam (calzolaio non andare oltre la scarpa, ma parla delle cose che sai)?

Se vogliamo metterla così, il senso è proprio quello. In italia, si dice spesso, ci sono 60 milioni di commissari tecnici di calcio, ora  rischiamo di avere 60 milioni di virologi che parlano e sparlano di cose che non sanno e terrorizzano la gente, in ogni caso aumentano la confusione.

 

Però non può negare che quando parlano i virologi, che invece sanno, la gente ha notato, e sofferto, una certa babele di linguaggi

Questa babele, come lei la chiama, c’è stata forse nella prima fase della pandemia, è vero. Ma nella seconda fase c’è stata una certa omogeneità di posizioni sulla linea da seguire per fronteggiare il covid e le sue conseguenze.

 

Ma il discorso scientifico non dovrebbe essere abbastanza univoco, o, detto in altre parole, non dovrebbe evitare declinazioni così divergenti, com’è successo in alcuni casi?

Glielo dicevo prima: queste dissonanze ci sono state più nella prima fase della pandemia. Ma aggiungo: chi fa scienza, chi fa medicina è sempre davanti al dubbio. Noi poi cerchiamo di diradare i dubbi per approdare a conclusioni certe. Ma vivaddio, è bene che i dubbi li abbiamo.

 

Sta dicendo che anche voi siete esposti all’errore

Ma per carità! Chi lo nega! Noi non siamo esenti da colpe, se abbiamo sbagliato lo abbiamo fatto in buona fede.

 

C’è chi vi accusa di protagonismo, Cacciari dice che voi virologi cercate di esercitare in qualche modo un ruolo di egemonia in questa fase di emergenza sanitaria

Noi facciamo il nostro mestiere e non ci vogliamo sostituire a nessuno, né ai politici né ai filosofi, non esercitiamo alcun ruolo di supplenza come si disse della magistratura rispetto alla politica negli Anni Novanta. Ma chiediamo di essere rispettati. E poi, di grazia: Noi egemoni? Ma l’egemonia purtroppo è della stessa pandemia, che ha già provocato in Italia 130 mila morti, non è certo dei virologi.

 

La figura del virologo, che ha impazzato sugli schermi tv durante la pandemia, tornerà nei ranghi passata l’emergenza? O destinata a restare, a mantenere un suo peso nel mondo della comunicazione?

Per rispondere alla seconda parte della sua domanda: mi auguro proprio di no, vorrebbe dire che siamo usciti definitivamente dalla pandemia. Io sono ben contento che finisca questa tragedia che ha sconvolto il nostro Paese e il mondo.

 

Il virologo quindi se ne starà ai margini?

Finita l’emergenza, se il mondo della comunicazione è interessato ad approfondire temi di medicina e di scienza, noi siamo sempre disponibili a dare il nostro contributo in termini scientifici. Anche perché la gente ha tanta voglia di sapere, di essere informata, come mostrano tante trasmissioni o rubriche di medicina e salute. Una cosa è certa: la gente di tutto ha bisogno  ma non di essere terrorizzata. La babele comunicativa non è da addebitare ai virologi

 

E a chi allora?

Certe situazioni, certe divergenze non sostanziali tra i virologi sono state enfatizzate ed esasperate dai media

 

È colpa dei giornalisti, insomma, come sempre…

Non voglio essere così tranchant. Dico però che la raffigurazione di una situazione babelica dal punto di vista comunicativo è stata una rappresentazione più comunicativa e giornalistica per fare audience piuttosto che una realtà corrispondente al vero.

 

*direttore editoriale

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