Conservatori o sovranisti? La Destra è al bivio

È una questione che non pochi si pongono anche in relazione all’evoluzione della Destra italiana. Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, sembra seguire man mano un itinerario che la può condurre in una direzione verso un sano conservatorismo.

È noto che Giorgia Meloni con il suo Fratelli d’Italia, negli anni scorsi, ha mostrato una sostanziale impronta sovranista, ma per fortuna la politica è fatta anche da intelligenti evoluzioni. Forse il passaggio da un’impronta tendenzialmente sovranista ad una sostanzialmente conservatrice è una sorta di transustanziazione politica e culturale, favorita anche da una forte premiership nel crogiolo dell’esecutivo.

Mi sembra permangano però, in Fratelli d’Italia, pulsioni di tipo sovranista, che mostrano quanto la Meloni sia un passo avanti al suo partito. Mentre Salvini, specie quello degli ultimi mesi, cerca di occupare uno spazio di Destra assumendo un’impronta sovranista decisamente forte rispetto al premier Meloni.

Dico “premier” non a caso perché mi sembra che alla luce degli effettivi equilibri istituzionali in atto (mai il Parlamento è stato così debole come nell’ultima fase), il presidente Meloni si trovi in una condizione di “premierato di fatto”. Ma nel contempo, l’esercizio di guida del Paese ha favorito e favorisce appunto questa transustanziazione verso il conservatorismo. Per capire meglio questi processi, la cultura politica (a dire il vero, un po’ scarsa) può essere di non poco aiuto. Forse nella ricerca di boe ed agganci storico-ideali, non mi pare che Fratelli d’Italia possa agganciarsi al meglio della Destra Storica, da Minghetti ai Fratelli Spaventa, per fare degli esempi. Ma credo potrebbe invece agganciarsi a filoni successivi del miglior conservatorismo italiano.

Non a caso, un ministro e uomo di cultura come Gennaro Sangiuliano ha recentemente pubblicato un libro bello e significativo su Prezzolini: “Giuseppe Prezzolini. L’anarchico conservatore”(Mondadori).

L’autore del Manifesto dei Conservatori emerge in questa biografia con lucida chiarezza: dall’esperienza de La Voce, di cui insieme a Giovanni Papini fu uno dei principali esponenti, al lungo “esilio” intellettuale negli Stati Uniti (prima) e in Svizzera (poi).

Un intellettuale europeo, non conformista, conservatore, scettico e realista, che seppe affrontare le grandi tematiche del proprio tempo con una visione critica e lontana da ogni conformismo, con un approccio da intellettuale europeo ricco di spunti e suggerimenti per il presente.

Recuperare il senso del conservatorismo di Prezzolini, da parte della destra, può essere un buon antidoto contro il troppo diffuso cicaleccio politico e gli scarsi riferimenti culturali (specie, proprio nella destra) e contro il presentismo dilagante (poiché il vero conservatore “non scambia l’ignoranza degli innovatori per novità”).

L’attualità di Prezzolini sta in un conservatorismo umanistico, realista, pragmatico e aperto alle sfide del futuro. Come scrive nel suo Manifesto dei conservatori: “Il vero conservatore si guarda bene dal confondersi con i reazionari, i retrogradi, i tradizionalisti, i nostalgici”, perchè “sa che a problemi nuovi occorrono risposte nuove, ispirate a principi permanenti”. Un pensiero quanto mai attuale, forse una delle boe a cui appigliarsi anche per un finalmente moderno pensiero conservatore.

Lungi da me dare consigli, ma credo che proprio a quel filone collegato alla Voce di Papini (magari pure guardando al meglio del movimento di Strapaese), e alla figura di Prezzolini ci si potrebbe agganciare in quella sorta di transustanziazione da sovranisti a conservatori… Anche la Thatcher, in fondo, pur essendo una innovatrice era legata ai migliori filoni di cultura politica del conservatorismo inglese.

Forse è esattamente questo ciò che sin qui manca alla Meloni, e che mostra di aver intuito Gennaro Sangiuliano. Prezzolini è una figura di intellettuale-miniera, in cui si possono cogliere, come ha fatto Sangiuliano, pepite di cultura e cultura politiche uniche. Una personalità dal respiro internazionale che tra i tanti ha affascinato uomini di diversa cultura politica come Giovanni Spadolini, che ad esso dedicò pagine molto significative. Per cui Prezzolini ha incarnato una costante “esigenza critica e scettica in un mondo di cultura sempre più tendente al conformismo e all’ortodossia”. Una memoria quella di Prezzolini che andrebbe riscoperta.

Pensiamo anche a quel gruppo europarlamentare dei Conservatori e riformisti, (in cui non brillano certo i riformisti), dove si possono registrare ipoteche certo non di matrice conservatrice (anche se Salvini cerca alleanze ben peggiori…), in cui la riscoperta di un sano conservatorismo europeo sarebbe fondamentale.

Certo, Prezzolini aveva anche un’impronta tendenzialmente anarchica come rivelano Sangiuliano, e un grande storico come Francesco Perfetti. Ma ciò derivava da un senso forte della libertà. Anche se non è certo la sede per analizzare la figura di Prezzolini, con i perché e le ragioni dei suoi rifugi in Svizzera e negli Stati Uniti. Ciò che conta è che l’ancoraggio a Prezzolini e ai filoni di cultura politica cui (con un forte senso della libertà) si inseriva, come quello della Voce, diventa una boa a cui può agganciarsi la migliore destra italiana per trovare finalmente un pantheon di cultura politica di riferimento, in funzione dell’evoluzione verso un sano conservatorismo.

Gianfranco Fini, ad esempio, aveva accanto a sé figure come lo scienziato ed intellettuale politico Domenico Fisichella, che guarda caso era editorialista del Tempo. Credo che vanno emergendo qua e là intellettuali di destra. Non so che lavoro stia facendo il ministro della cultura Sangiuliano, ma al momento non si vede per la Meloni, quello che fu un Fisichella per la transustanziazione da Msi a An.

Lungi da ogni retorica credo di poter dire che l’accumulo di un sano bacino di cultura politica conservatrice, nonostante negli ultimi anni ci sia stato una sorta di divorzio della politica dalla cultura, sia un aspetto rilevante e, oserei dire, necessario non solo per la stessa Meloni, ma anche nell’interesse del Paese. Soprattutto perché sarebbe capace di creare un confronto di idee più solido e maturo sia a destra sia a sinistra.

 

Luigi TivelliScrittore, presidente dell’Academy di politica e cultura Giovanni Spadolini

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