Mattarella chiama la classe politica e il Parlamento alla responsabilità Mario Nanni Non erano pochi coloro che si aspettavano, dopo il bis di Mattarella, anche il bis di un discorso al Parlamento duro e ruvido come quello che fece Napolitano nel suo discorso dopo essere stato rieletto nel 2013. Un discorso che rimarrà negli annali parlamentari per la sua singolarità: più il presidente Napolitano fustigava i parlamentari e più questi applaudivano. Un atto di irripetibile ,sgangherato masochismo parlamentare. Nulla di tutto questo con il discorso del Mattarella Secondo. E’ stato allora un discorso tenero, indulgente? Nient’affatto. Per la semplice e principale ragione che ognuno ha il suo stile, e, pare quasi ovvio sottolinearlo,, Mattarella non è Napolitano. Mattarella, che qualche giornale ha definito l’ultimo grande democristiano, In certi suoi passaggi del discorso, sia come approccio sia come modalità di affrontare i problemi di lunga gittata, ricorda lo stile di Moro: concetti profondi, di sistema, ma esposti con tono deciso ma mite, con profonda convinzione ma cortese, con passione e determinazione: questa è, ed è sempre stata, la cifra espressiva ma anche lo stile politico e umano di Sergio Mattarella.. La sua allocuzione per certi versi, nella sua articolazione e nella ampiezza dei temi richiamati, ha ricordato i discorsi di fine d’anno, invece si rivolgeva a un Parlamento che un po’ ingloriosamente si avvia alla fine della legislatura. E pur nella consapevolezza che a questo Parlamento – sempre che non succedano cose per cui debba essere sciolto anzitempo, specialmente se i leader della maggioranza dovessero rendere impervia la strada e il lavoro di Draghi – resta appena un mese di lavoro , Mattarella ha richiamato tutti al senso della responsabilità, all’attaccamento a questo Paese per farlo crescere e prosperare. L’idea sottintesa, che Mattarella non esprimerebbe mai in modo così esplicito, sembrava: