Il sapere fa paura, da sempre, anche se avevamo sperato con i lumi, con Diderot, D’Alembert, Helvetius, D’Holbach, Voltaire, che si potesse affrontarlo con serenità, da tutti i punti di vista, sulla scia frastagliata, corrotta, ma mai interrotta dei presocratici greci, da Anassagora, ad Empedocle a Protagora, con i grandi come Aristotele, Plotino. Pitagora, Talete, Euclide.
Abbiamo avuto morti e lutti, decretati dal dogmatismo, dall’arroganza dalla paura, con “streghe” al rogo, Spinoza bandito dalla società, Darwin deriso e ancora oggi rannicchiato nell’ignoranza; tanti che sperano nel miracolo temono la punizione divina, non credono nella medicina, si fanno beffe di ogni libertà, nella ragione, nel confronto, nel dialogo. Dei paurosi dell’intelligenza artificiale, abbiamo più volte detto, mentre non si è spenta la voglia di sette sataniche e continuano ad apparire madonne, ma mai al centro di Londra, di Stoccolma, mai in una chiesa consacrata.
La psicologia clinica, la psichiatria, la sociologia fanno progressi. ma non sono niente, o non sufficienti in una società di massa che deve ancora trovare il proprio linguaggio, i propri teoremi, non tanto per le elites, ma per far sì che esse possano fondare il mondo del giorno, della luce, anche perché la tecnologia corre e corre forte.
Non possiamo fare la fine degli apprendisti stregoni, vittime di se stessi, dobbiamo costruire una pluralità culturale che consideri un patrimonio quello della conoscenza e il riconoscimento, non una porta da non aprire, ma un destino di grande armonia.
L’umanità, non quella biologica, ma quella biografica, esiste da poche migliaia di anni, non ha perso tempo nel farsi una connotazione diversa sempre più distintiva da tutte le altre specie viventi.
Si è spaventata, ma poi s’è fatta coraggio, ad ogni tramonto temeva la notte, ma poi si è accorta che l’alba giungeva. Ha incominciato a seppellire i morti e ha “inventato” gli dei, i miti e le leggende. E poi la ragione, con Esiodo con Amos I, ha fatto nascere Archimede, per arrivare poi ad Einstein, si è affidata ad Alessandro e Giulio Cesare, senza privarsi di Fidia e poi di Michelangelo e di Canova.
E oggi in barba alle prefiche, ecco Fermi ed Enzo Ferrari, Dior e Valentino, Fellini, Antonioni e quando s’affaccia la crisi, eccoti “la grande bellezza” il “beaubourg” e “City Life” e per cominciare voyager e James Web.
Francesco Gallo Mazzeo – Docente Emerito ABA Roma. Docente di Linguistica applicata ai linguaggi creativi dell’Arte del Design dell’Architettura in Pantheon Institute Design & Tecnology Roma