Borse di studio per laureati in economia che faranno i giornalisti. Una iniziativa dell’Associazione “Guido Carli”, annunciata dal nipote Federico

In tempi globalizzati come questi, in cui l’economia, la finanza, i mercati, le Borse hanno acquistato un rilievo centrale nei sistemi produttivi e sociali dei Paesi e, di riflesso, nella vita dei cittadini e delle imprese, è necessario che anche l’informazione economica sia all’altezza.

Per questo, il professor Federico Carli, docente di economia nell’Università internazionale di Roma, e presidente dell’Associazione intitolata allo storico Governatore della Banca d’Italia,  ha annunciato la istituzione di una borsa di studio riservata ai laureati in Economia che però abbiano in programma di diventare giornalisti.

L’iniziativa, sostenuta dal presidente della Banca IFIS  Ernesto Furstenberg Fassio, è stata annunciata da Federico Carli  al termine del secondo di un ciclo di “Incontri” per ricordare il Governatore, di cui quest’anno ricorre il trentennale della morte, e i suoi articoli scritti a quattro mani per l’Espresso insieme con Eugenio Scalfari, e firmati con lo pseudonimo di Bancor.

In verità, come una volta ha raccontato lo stesso Federico Carli, Scalfari conversava con il Governatore di Bankitalia sulle calde questioni del momento, poi il direttore dell’Espresso elaborava e scriveva. Non sempre riportando l’esatto pensiero di Guido Carli, ma il Governatore- è sempre il nipote che ce lo racconta – pur non riconoscendosi sempre e in tutto nel testo di Scalfari non gliene ha mai fatto rimprovero.

Tornando alla Borsa di Studio, essa ha il duplice scopo di favorire le condizioni per l’esercizio di una informazione economica che spieghi la effettiva realtà dei fenomeni, con la massima competenza nella materia e anche con una robusta consapevolezza storica, del passato e del proprio tempo, con un occhio alle prospettive future.

È questa una delle più importanti lezioni o lasciti di Guido Carli, di cui il nipote, con l’attività dell’Associazione culturale che fa capo al nonno, si fa divulgatore, interprete e continuatore. Con una particolare attenzione ai giovani, che era propria di Carli, nel favorire la maturazione delle nuove generazioni, tra l’altro ospitando di volta in volta giovani promettenti, durante i pranzi con importanti autorità del tempo. E alla fine chiedeva a quel giovane anche un parere sugli argomenti trattati, nello stupore dello stesso giovane invitato.

Oppure, Carli, mandava telegrammi o messaggi di congratulazioni a giovani che si erano brillantemente laureati in Economia, come ha raccontato il professor Mario Baldassarri, allora giovane destinatario di un tale gesto d’attenzione e di stima.

Competenza dunque e consapevolezza storica. Ma anche pensiero critico

Queste le caratteristiche del profilo ideale del giornalista economico destinatario della Borsa. Un giornalista che dunque sappia spiegare e analizzare i fenomeni economici, che li inquadri nel contesto storico nazionale e internazionale, e che soprattutto abbia senso critico, non ceda dunque acriticamente alle tentazioni delle vulgate imperanti o del mainstream di turno, ma sia animato da uno spirito illuministico.

A questo proposito – del pensiero critico e della capacità di libertà intellettuale – il professor Federico Carli, tirando le conclusioni del secondo incontro tra economisti ha di nuovo ama ricordato (come in una intervista recente a Beemagazine) un significativo aneddoto che riguarda Federico Caffè, che Guido Carli considerava il più grande economista italiano dopo Piero Sraffa (amico di Gramsci, NdR).

Ebbene Caffè , pur avendo rapporti di lavoro con la Banca d’Italia, non esitò a scrivere un articolo in cui criticava la politica del Governatore. Un anacronismo, oggi, in cui dominano gli accomodamenti e la moda di non disturbare il manovratore

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Rainer  Masera, Dini, Savona, Baldassarri, almeno due le due gravi questioni affrontate. La ancora inattuata unificazione politica ed economica dell’Europa, la politica monetaria e l’inflazione

All’incontro di ieri, presso l’Università Guglielmo Marconi, hanno partecipato fior di professori ed economisti: Paolo Savona, professore emerito di Economia, presidente della Consob e già ministro; Lamberto Dini, ex presidente del Consiglio e già direttore generale della Banca d’Italia; Rainer Masera, economista ed ex ministro; il professor Mario Baldassarri, economista e già vice ministro.

I temi sono stati tanti e ognuno richiederebbe un articolo, e sono stati narrati anche significativi episodi, e naturalmente lo sfondo era la serie di articoli firmati Bancor nel periodo 1971-73 sull’Espresso.

Per esempio, un episodio raccontato da Savona: Guido Carli aveva intuito in anticipo che il sistema basato sul dollaro non poteva funzionare a lungo, e che il dollaro non poteva reggere; perciò pensò di convertire una parte di dollari italiani detenuti da Banca d’Italia in oro (a 35 dollari l’oncia), e inoltrò domanda agli Stati Uniti. Allora fu invitato a Washington da Kissinger. Carli vi si recò, fece anticamera e alla fine Kissinger si rifiutò di riceverlo. L’aveva convocato lui. Carli capì l’antifona, rientrò in Italia e scrisse una lettera a Washington per annunciare che rinunciava alla conversione dei dollari in oro.

Cambiamo scenario: Guido Carli con lungimiranza si era posto il problema di una unificazione monetaria e dei sistemi economici dei Paesi europei: perché si compia questo disegno, disse, ci vorrà però un po’ di tempo. Ma sono passati 50 anni, e l’operazione non si è compiuta e si torna a dire che ci vuole tempo, ha osservato Mario Baldassarri.

Il quale ha lanciato questo allarme: se i Paesi europei tarderanno ancora a unificare i sistemi economici, a Est ci penseranno altri Paesi a unificare i loro: la Cina, l’India, che ha superato la Cina sul piano demografico diventando il Paese più popoloso al mondo.

Il 1971-73, il biennio che si apre con il crollo degli accordi di Bretton Woods ed è il periodo in cui furono pubblicati gli articoli di Bancor – ha affermato Savona- segna un’epoca di frattura: non possiamo capire l’oggi se non si fa un passo indietro a quegli anni. Facendo un salto ancora più all’indietro.

Luigi Einaudi, Governatore della Banca d’Italia ( 1945-1948) mandò Guido Carli a Washington per partecipare all’accordo di Bretton Woods. Pur di far rientrare l’Italia in quell’accordo, che sanciva un sistema economico basato sul dollaro, Carli non esitò a ‘’falsificare’’ alcuni dati statistici.

L’accordo di Bretton Woods saltò nel 1971, ma Guido Carli aveva intuito che quel sistema non potesse funzionare e aveva infatti parlato dell’ eurodollaro una piramide di carta. L’accordo di Bretton Woods  diceva in pratica: un Paese può svalutare  ma deve essere autorizzato dal Fondo Monetario internazionale. C’era insomma un vincolo esterno.

Sempre Savona ricorda che quando Carli si dimise da Governatore nel 1975, fu aggredito dalla stampa . I giornalisti chiesero al Segretario al Tesoro americano: se Carli diventa presidente del Fondo monetario internazionale, è una buona idea? La risposta fu: qualsiasi cosa Carli faccia, io lo seguirò.

Altro tema affrontato: l’inflazione: la politica monetaria può agire sull’inflazione? Sì se è una inflazione da domanda interna, più complicato se è una inflazione da aumento dei costi.

Da parte di Rainer Masera, Dini, Savona e dallo stesso Baldassarri sono state espresse critiche all’operato della Bce. Prima ha sottovalutato l’inflazione, anzi non sembrava essersene accorta che esistesse, poi una volta presa coscienza ha detto che non sapeva da dove provenisse. La presidente della Banca centrale tuttavia – ha osservato Masera – ha avuto il coraggio di dire: l’inflazione? L’abbiamo sottovalutata.

E collegandosi con una frase di Guido Carli ( in Bancor) secondo cui l’Europa non deve essere una espressione monetaria ( un calco su scala europea dell’espressione geografica affibbiata da Metternich all’Italia), Paolo Savona ha fatto questa osservazione amara: A Bruxelles il Palazzo è intitolato ad Altiero Spinelli, ma l’Europa di Spinelli non era solo moneta, era ideali condivisi, federazione di Stati.

Anche l’ex presidente del Consiglio Lamberto Dini ha osservato che dopo 50 anni  l’Europa non ha completato il processo di unificazione economica e politica. Rainer Masera ha sottolineato che il libro – Confidenze di un governatore , – contiene lezioni attualissime. Non trova perfettamente aderente il titolo del tema dell’incontro “un governatore enigmatico”: “Enigmatico non direi, ha sempre detto la verità, e l’ha detta con coraggio” (enigmatico forse nello pseudonimo? NdR).

Il Ferragosto del  ’71: è stato ricordato spesso durante l’incontro: è la data che segnò l’arrivo della tempesta monetaria, che  si manifestò quando Nixon annunciò la fine degli accordi di Breton Woods. Tutti aspettavano le reazioni di Carli, tutti lo cercavano, la mitica segretaria Berni perse il contatto con il Governatore. Alla fine si seppe che Carli era andato in Kenya a riflettere. Pare che lo stesso Nixon avesse cercato Carli per uno scambio di dee.

Ma Carli  – ha osservato il professor Ranier Masera – non amava il presenzialismo e non amava coloro che lo praticavano. ‘’Non so come si sarebbe trovato oggi che prevale l’orientamento opposto’’

 

Mario Nanni – Direttore editoriale.

Collaborazione di Sergio Franci

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