I fatti della Sapienza. I nemici di Voltaire
Il 25 ottobre scorso, il giorno in cui la Camera dei deputati ha conferito la fiducia al governo Meloni, un nutrito gruppo di studenti universitari di estrema sinistra ha avuto una bella pensata. Non potendone più del trantan quotidiano e del dolce far niente, si è dato appuntamento alla romana Sapienza al lodevole scopo di impedire agli studenti di Azione universitaria di tenere un dibattito debitamente autorizzato nella Facoltà di Scienze politiche. Gli ultrasinistri hanno però avuto il torto di non dare uno sguardo all’oroscopo. Pensavano di agire impunemente e invece si sono trovati di fronte forze dell’ordine per nulla intenzionate a permettere un oltraggio al diritto di riunione e alla libertà di manifestazione del pensiero garantiti per tutti da quella Costituzione che a manca viene considerata la più bella del mondo. Spesso e volentieri senza prendersi il disturbo di darle un’occhiata. Abituati ad averle tutte vinte tra le mura domestiche, questi sfaccendati figli di papà (ricordate Pier Paolo Pasolini?) pensavano di fare lo stesso fuori dal loro giardino. E così hanno tentato di superare il blocco della polizia ricevendo in qualche caso qualche pedagogica manganellata. Ma non prima, si badi bene, di mandare all’ospedale qualche tutore dell’ordine. A questo punto, pensando di salvare la faccia, hanno compiuto una mezza ritirata dialettica. Loro, poverini, non intendevano impedire a chicchessia i diritti previsti dalla Legge fondamentale della Repubblica. Ci mancherebbe. Si sarebbero accontentati di appendere all’esterno della Facoltà uno striscione di protesta per il fatto che nel nostro Belpaese c’è qualcuno che non la pensa esattamente come loro. È chiaro che questa pezza è peggiore del buco. Perché il ridicolo uccide. La verità è che queste testoline vuote non possono concepire il dissenso. Sognano l’universo concentrazionario. Ma hanno fatto male i loro conti. Questi tardi epigoni del ’68 non sanno che