Il 1993, come rilevato da Giovanni Tarli Barbieri, fu l’anno della svolta politica ed istituzionale del nostro Paese. La Prima Repubblica giungeva al crepuscolo e sulla scena politica italiana si affacciava un imprenditore lombardo, che era Silvio Berlusconi. La stabilità politica traballava e Sergio Mattarella tentò un riordino del sistema elettorale attraverso delle leggi che avrebbero introdotto un sistema misto (proporzionale e maggioritario in varia misura) dal 1993 al 2005, con l’obiettivo di risolvere il problema della stabilità a monte e favorire un rapporto più diretto tra eletti ed elettori. Nonostante le critiche aspre, prima di Marco Pannella e Giovanni Sartori e poi di Rescigno (che riteneva il Mattarellum contrario alla concezione di Costantino Mortati) il risultato -secondo Mario Baldassarri- fu tangibile e straordinario. A dimostrazione di ciò, l’economista cita i dati relativi al debito pubblico, facendo emergere come durante il “Mattarellum” la curva si fosse abbassata grazie alla stabilità politica dovuta proprio alla legge elettorale. A concordare sulla buona riuscita del Mattarellum e sull’auspicabilità del suo ritorno Segni e Petruccioli, testimoni e protagonisti di quell’era politica. Nel 2006 il Mattarellum viene abbandonato per dare spazio alla legge Calderoli. Da allora poca stabilità e debito pubblico in aumento. Stefano Ceccanti ha lanciato una provocazione: “siamo sicuri che il nuovo sia sempre il meglio?” Per scoprirlo, speriamo di non dovere aspettare altri trent’anni… Gennaro Maria Genovese