Il Doge socialista

Gianni De Michelis, "mondano e irregolare", politico brillante e accorto, cavalcò la vita con ironia e serietà, leggerezza e gioia di vivere

Presentato il libro “L’irregolare” di Paolo Franchi nella biblioteca Spadolini del Senato. Ne hanno parlato con l’autore Pierferdinando Casini, Lucio Caracciolo, Giuseppe De Rita e Fabio Martini, moderati da Gennaro Acquaviva.

Alto, robusto, fronte spaziosa, brillante conversatore, dotato di una capacità di esporre con grande lucidità, quasi per formule, tipica di chi ha studiato chimica, Gianni De Michelis è stato uno dei politici più emblematici della prima Repubblica. “Io sono come tutti, con la differenza che non lo nascondo” amava dire. E questa citazione, rivelatrice di un’indole spavalda, caratterizzerà tutta la vita politica di De Michelis.

Orgogliosamente veneziano, estrazione borghese ed educazione metodista, inizia a fare politica molto presto. È tra i banchi dell’Università di Padova (perché si sa, per i Veneti: “veneziani gran signori ma padovani gran dottori”) si avvicina al Partito Socialista, ricoprendo, durante il suo corsus honorum politico, le cariche di deputato dal 1976 al 1994, ministro delle Partecipazioni statali dal 1980 al 1983, ministro del Lavoro e della previdenza sociale dal 1983 al 1987, Vicepresidente del Consiglio dei ministri dal 1988 al 1989 e ministro degli Esteri dal 1989 al 1992.

Utile strumento per approfondire il De Michelis personaggio e politico è la lettura del nuovo libro di Paolo Franchi “L’irregolare”, presentato nella biblioteca del Senato “Giovanni Spadolini”.

All’evento, promosso dal Sen. Pierferdinando Casini e moderato da Gennaro Acquaviva (senatore PSI) è intervenuto anche il giornalista Lucio Caracciolo (fondatore di Limes e grande esperto di geopolitica) che si è concentrato sul De Michelis “ministro degli Esteri”, sottolineandone l’approccio avanguardista e visionario (rimarcato da Kissinger quando gli venne presentato dall’Avvocato) tanto da anticipare l’egemonia della Cina sui mercati globali.

Caracciolo ricorda anche il Trattato di Maastricht del ‘92 sottoscritto proprio da Andreotti e De Michelis, europeista convinto.

“Esempio di coerenza e di lealtà” è stato invece per Casini, che ne fu amico dai tempi d’oro fino a “Mani pulite”, ghigliottina mediatica e giudiziaria di tutta la prima Repubblica per cui pagò, più di tutti, quel Bettino Craxi di cui De Michelis fu devoto sostenitore in tempi di pace e soprattutto di crisi con relativo ritiro ad Hammamet.

Affettuoso e sentito il ricordo di Giuseppe De Rita (sociologo e già Presidente Censis), amico personale di De Michelis, che tra i vari aneddoti di natura personale, si è concentrato sulla passione mai sopita di De Michelis per la natale Venezia, di cui era “Doge per elezione a furor di popolo”. Ben noto è infatti l’amore di De Michelis per la Serenissima (ed i Balcani), che desiderava sponsorizzare con l’Expo, sfuggito per colpa del penultimo concerto dei Pink Floyd dell’89 e -chiacchiere di corridoio dicono- di Scalfaro.

Fabio Martini, giornalista de La Stampa, ha specificato come il libro di Franchi -scritto con “esprit de finesse”- restituisca un ritratto fedele del politico e dell’uomo che De Michelis è stato: istrionico nel cavalcare la vita, ha incarnato perfettamente il vitalismo degli Anni Ottanta, tanto da aggiudicarsi una prima pagina su “Le Monde”, che scrisse: «Il Falstaff veneziano va a dormire all’ora del lattaio», cioè all’alba, e lo spagnolo “Diario 16” aggiunse che si svegliava «fresco come una rosa e attivo come un ciclone».

Paolo Franchi

Martini ne ha poi rievocato i successi politici: nel 1984, da ministro del Lavoro, fu l’estensore del decreto di San Valentino, quello che tagliò quattro punti di contingenza e spinse un Craxi recalcitrante a rinunciare al preventivo accordo della Cgil e del Pci, che poi promossero (e persero) un referendum abrogativo, che per Berlinguer rappresentavano «una sorta di violazione della Costituzione materiale» ed il 1991, quando De Michelis convinse Craxi a non spingere verso le elezioni anticipate, perché avrebbero complicato la scelta europeista dell’Italia: senza l’adesione al Trattato di Maastricht, il Paese avrebbe preso una deriva «sud-mediterranea».

Infine è intervenuto  l’autore del libro Paolo Franchi, giornalista dal dichiarato orientamento avverso alle case della libertà, che ne ha tracciato la natura indomita e mondana ( Biagi lo appellò “Avanzo di Balera”) consacrata nel libro “Dove andiamo a ballare questa sera?” scritto da De Michelis nell’88, vademecum delle discoteche più à la page dell’epoca ed oggi reperibile -per i collezionisti- alla modica cifra di €200.

Politica, mondanità, amore per la sua terra e stima incondizionata per Bettino Craxi. Queste le cifre di Gianni De Michelis.

Possibile trovare qualcuno che gli somigli? Non credo!

 

Gennaro Maria Genovese

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