Cultura

Canto del Gallo/ 18/ | | Parlare senza Parlare

Elon Musk, continua a fare notizia. E che notizia…! Afferma.                                                                                    che un microchip, impiantato in una parte periferica del nostro                                                                      cervello, potrà permettere di interagire (dialogando) con un                                                                       computer, abolendo, così, ogni interferenza di manipolazione                                                                                    e risolvendo (intanto) un problema oggi insormontabile per tutti                                                                    coloro che, affetti da patologia paralizzante, non possono utilizzare                                                                   dita e mani; una straordinaria invenzione, che in futuro potrà essere                                           

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Cultura

Ciao Armenia. Lo scorrere del tempo

Pubblichiamo questo articolo del professor Francesco Gallo Mazzeo, di ritorno dall’Armenia dove ha soggiornato per svolgere una missione culturale, contribuendo alla sistemazione del patrimonio artistico e museale di quel Paese. Chiamarlo articolo è un po’ riduttivo: è piuttosto una poesia, una musica, un caleidoscopio, con vibrazioni sonore, emotive e concettuali che restano nella memoria e danno un’idea di quel grande Paese, così lontano così vicino

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Cultura

Le due culture/ Il pensiero di un critico d’arte e di uno storico dell’arte

Mentre gli interventi che hanno arricchito per mesi – su beemagazine – il dibattito sulle due culture, con la partecipazione di eminenti esponenti del versante umanistico e scientifico, di sociologi e scrittori, stanno per essere impaginati in un volume che sarà pubblicato alla fine dell’estate, pubblichiamo questo contributo al dibattito firmato da un eminente critico d’arte e docente di Linguistica applicata ai nuovi linguaggi delle arti visive. Il filo conduttore di questo articolo, senza volerne anticipare i contenuti, è la tesi che la cultura è una. Tesi esemplificata in questo significativo passaggio (ma non è il solo): Tolomeo e Galileo, sono due momenti della scienza, ma allo stesso modo di Omero e Ariosto, sono due momenti della poesia, due momenti della storia della cultura

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Cultura

Canto del Gallo/14 – Sorvegliare e Punire?!

Ricordando Foucault.                                                                                                                                               Le megalopoli crescono di numero, dappertutto, in tutti i Continenti (per la verità in Europa un po’ meno…).   Lo stesso concetto di metropoli è diventato obsoleto, se non nel modo  di dire certamente in quello di pensare, nell’immaginario collettivo, fatto di immense periferie, che sono grandi metastasi, dove lo stesso concetto di centro, cioè di luogo dove si elaborano i linguaggi, le strategie, le morali i costumi, è diventato residuale, senza un sito specifico.                                                                                               Ma una sorta di spargimento, di svanimento, in cui i nomi e le cose sono quelli impalpabili citati dai media, quelli che nelle ventiquattrore (h.24) parlano, danno notizie e informazioni caotiche, senza intelletto, senza corrispettivi, nelle reali stanze dell’esistere, del manipolare, che spesso non sono altro che derive involutive, automatiche, solo per caso piacevoli, ma spesso catastrofiche.    Fra qualche anno, la popolazione “urbana”, fra virgolette   (nel senso di quella popolazione che non pratica l’agricoltura) diventerà stragrande maggioranza, con sempre maggiori problemi di distruzione dell’ecosistema e del paesaggio terrestre, per contaminazione, per degrado irreversibile.                                                                                                                                Tutto, probabilmente, diventerà un dedalo, un formicaio, irregolare,                                                                             con isole di paradisi fortificati e inaccessibili e viuzze maleodoranti,                                                              attorniate di circonvallazioni veloci e straniate;                                                                                                               la vita delle immense periferie,                                                                                                                                   dove i numeri prenderanno il posto dei nomi, degli slums, delle baraccopoli,                                                         sarà isolata dai quartieri bene, di benessere e di sfarzo, circondati da mura, da sbarre , da cancelli, con tutti i servizi e le comodità, che ne fanno (e ne faranno) i luoghi dell’umanità cerebrotonica, sempre più distante da quella viscerotonica della sottocultura mediale, del cibo                     spazzatura, della violenza (e quindi della repressione). Il futuro delle megalopoli, cioè del quasi tutto, è quello di parametri di libertà e di privacy per pochi.                                                                                                                                                                E della sorveglianza e della punizione                                                                                                              per le stragrandi folle, dette

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Cultura

Canto del Gallo (12) – Il filo delle Parche

Unmei no okai ito. È una bella espressione giapponese che vuol dire il filo rosso del destino. Ogni persona è legata, dalla nascita a un filo rosso, che prefigura il suo destino; come dire che si tratta di un quid indistruttibile, di cui non si può prescindere, di cui non si può fare a meno Un filo rosso, che collega l’anima visibile della vita, con la propria gemella, invisibile, diffusa, impalpabile. Sempre più stiamo imparando a non disprezzare le intuizioni originare della sapienza, immettendole, come poesie nella scienza, in specie da quando la fisica quantistica ci sta tramutando tutti in ambigui astrologi, sciamani e sacerdoti, di un umore di fondo, che non è risposta magica e miracolistica, ma apertura dell’enigma ad una risposta che chiama domanda, in una sequenza infinita che rende sempre più necessaria la razionalità, nel momento in cui, sempre più, ne rivela l’insufficienza, perché ciò che ci attraversa, ci circonda, ci condiziona, è materia oscura, energia oscura, di cui sappiamo solo di non saperne niente. Non sappiamo cosa sia il sè, quella che viene chiamata la seity, una connessione tra religioso, psicologico e filosofico. Non sappiamo cosa sia la nostra stessa intelligenza, che porta alla coscienza e all’autocoscienza, che non può essere macchinismo o algoritmo e quindi non può essere eguagliato da nessun artificio, che può essere conoscente ma non cosciente, che può essere analitico, ma non poetico. È vero, esiste  uno iato tra quanti credono che tutto sia casualità e quanti sostengono che ci sia un disegno originario, che fa in modo che la macchina dell’universo sia costruita su una dualità maschile femminile, che ha il suo archetipo nell’uroboro, che era uno e noi sappiamo che siamo uno moltiplicato, perché in ogni nostra cellula c’è tutto: ogni nostra cellula contiene l’intero genoma dell’uovo fecondato, per cui

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