Alberto Basciani: “L’Ucraina è in difficoltà, difficile prevedere cosa accadrà nel 2025. Forse una soluzione finlandese”

Intervista al professore di storia contemporanea a Roma Tre: "Si tratta di un conflitto che il Paese probabilmente non può più permettersi, ma non bisogna dimenticare le perdite immense umane e materiali dei russi: l’anno prossimo potrebbe essere lo scenario ideale per arrivare a una pace o per lo meno a una tregua"

Ucraina: scene di distruzione a Kurakhove, nel Donetsk, dopo un raid russo - AP Photo/Anton Shtuka/LaPresse

Tre anni di guerra che si sentono, soprattutto sulle spalle di chi questo conflitto lo ha vissuto giorno per giorno. La promessa di un 2025 nel quale arriverà la pace lascia tantissimi dubbi. Quale sarà il futuro dell’Ucraina e cosa potrebbe succedere nei prossimi mesi? Ogni previsione diventa vana di fronte ai tantissimi fattori in gioco. Ne abbiamo parlato con Alberto Basciani, professore ordinario di Storia contemporanea e del corso di Storia della Russia e dello spazio post-sovietico presso il Dipartimento di scienze politiche dell’Università Roma Tre.

Professor Basciani, qual è attualmente la situazione in Ucraina? Cosa sta facendo Kiev e quali potrebbero essere i piani di Mosca?

I recenti attacchi, per quanto violenti, non sono in grado di cambiare ancora in maniera decisiva il quadro della situazione. Rispetto al passato sembrano attacchi i più mirati rispetto agli altri che erano diretti soprattutto su target civili. È chiaro che l’Ucraina è in difficoltà, del resto è un Paese con risorse umane molto più limitate rispetto alla Russia.

L’aiuto occidentale è fondamentale ma non arriva nei termini richiesti da un conflitto di questa intensità e durata. Non è possibile prevedere quali siano le conseguenze di aiuti a singhiozzo così come non è prevedibile quanto Kiev possa resistere ad attacchi così forti e potenti che colpiscono centri decisionali e popolazione civile.

Non è possibile nemmeno prevedere per quanto tempo l’Ucraina possa continuare a rimpiazzare le perdite umane tra i propri soldati. Da parte dei vertici militari ucraini c’è attenzione a preservare le vite dei soldati che potrebbero essere impiegati su altri fronti o situazioni pericolose. Non saprei però fino a che punto questa resistenza, per quanto accanita, possa continuare.

Due matrioske con le figure di Vladimir Putin e Donald Trump

Due matrioske con le figure di Vladimir Putin e Donald Trump – Creative Commons

Il 2025 è stato indicato da tanti come l’anno di una possibile tregua o addirittura della fine del conflitto. Come si inserisce l’elezione di Donald Trump in questo contesto?

Trump sarà il presidente di un Paese democratico e con una serie di interessi strategici ed economici di cui dovrà tenere conto. Non si può pensare che tutto possa risolversi con una decisione in un senso o nell’altro di Trump: il 2025 sarà importante perché segnerà il terzo anno di guerra. Si tratta di un conflitto che l’Ucraina probabilmente non può più permettersi ma non bisogna dimenticare le perdite immense umane e materiali dei russi, l’anno prossimo potrebbe essere lo scenario ideale per arrivare a una pace o per lo meno a una tregua.

La pace tuttavia sembra un’opzione molto complicata. Anche se il conflitto dovesse concludersi così e i territori attualmente in mano russa restassero nelle mani di Mosca, ci sarà da calcolare l’effetto dei circa 700mila morti dei danni portati dagli attacchi ucraini alle istallazioni civili e militari poste in territorio russo… vale la pena chiedersi se tante perdite siano valsa la pena per conquistare un pezzo del Donbass? La propaganda russa con l’aiuto dei loro epigoni qui in Occidente esalteranno in termini trionfalistici la vittoria sul campo, ma anche se davvero ciò dovesse accadere nella realtà dei fatti il bilancio è tutt’altro che soddisfacente per Putin e il suo gruppo di potere.

La mappa dell’Ucraina

Cosa ha dimostrato il conflitto finora?

La Russia ha mostrato una grande resilienza e capacità di poter chiedere enormi sacrifici a gran parte della popolazione in particolare tra quella lontana dalle grandi città e che vive nelle province più povere e arretrate. Tuttavia il risultato rispetto alle previsioni non mi sembra per nulla soddisfacente. La Russia ha mostrato a nemici veri e presunti la debolezza del suo apparato militare e tutto sommato la relativa pochezza della sua industria.

Dopo tre anni di guerra è ancora un tabù in Ucraina pensare di cedere un pezzo di territorio per porre fine al conflitto? Sembra che la stanchezza incomba su chi questo conflitto lo ha vissuto per quasi tre anni.

Il fattore stanchezza esiste: l’Ucraina sta perdendo una parte importante della sua migliore gioventù e parte del Paese è duramente colpito da una guerra condotta in maniera terroristica, almeno gran parte di esso andrà ricostruito dopo questo conflitto. Ci sono milioni di profughi in questo momento e tantissimi giovani hanno perso la vita, allo stesso tempo dobbiamo chiederci quale potrebbe essere il prezzo da pagare per ottenere la pace.

Il prezzo potrebbe essere la definitiva cessione di  gran parte dei territori persi militarmente e a quel punto avviarsi verso l’ingresso nell’Ue e nella Nato dell’Ucraina. Forse i dirigenti ucraini dovrebbero cominciare a pensare a una sorta di soluzione “finlandese”.

In che senso?

 La Finlandia fu l’unico Paese vittima del Patto Molotov-Ribbentrop, vittima cioè dell’alleanza tra nazisti e bolscevichi,  che riuscì a salvare la propria indipendenza perché nonostante la cosiddetta Guerra di Inverno risultò militarmente persa. La resistenza strenua opposta contro l’Armata Rossa diede ai finlandesi una sorta di vittoria politica e in cambio della cessione di gran parte della penisola di Carelia Helsinki salvaguardò la propria indipendenza.

Questa potrebbe essere una soluzione accettabile, non credo che nessun altro sia disposto ad entrare in guerra per difendere l’Ucraina. Al tempo stesso va detto che il potenziale offensivo della Russia è diminuito molto e attualmente non può costituire un pericolo per altri Paesi della Nato.

La perdita di territori per l’Ucraina potrebbe rappresentare una dolorosa mutilazione, potrebbe essere considerata come una sconfitta bellica “necessaria” per vincere la pace e costruire un Paese proiettato verso Occidente. Dobbiamo sempre chiederci però se la Russia vorrà e potrà accontentarsi di tale risultato… ripeto, la grancassa della propaganda farà la sua parte anche in Occidente. Nondimeno, Mosca avrà solo guadagnato un territorio impoverito e stremato sebbene ricco di risorse minerarie ma che non farà la differenza per la Russia che ne ha già tante.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky – Creative Commons

E una volta terminata la guerra? In caso di ingresso nell’Ue si formerà un confine militarmente rafforzato tra la Russia e l’Ucraina?

È difficile pensare a una fase che arriverà in un futuro che pare ancora lontano dal venire. Un confine del genere è di sicuro tutt’altro che normale, il problema è che si tratta di una proiezione che può essere valutata solo quando si raggiungerà la pace che, ad oggi, appare ancora lontanissima….

 

Francesco FatoneGiornalista

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