Giovanni Spadolini oltre le sue passioni per la storia aveva una ammirazione per i Carabinieri. Il suo era un attaccamento nato fin dall’infanzia, all’epoca delle scuole elementari quando si divertiva a disegnare figure militari con le loro uniformi.
Durante il suo mandato da Ministro ed anche dopo da Presidente del Senato mantenne i Carabinieri come sua scorta. Spadolini nutriva una grande simpatia per i Carabinieri. Innanzitutto perché da illustre storico qual era li aveva sempre “sentiti” presenti ma silenziosi testimoni, attori del travagliato percorso della storia italiana dall’epoca risorgimentale fino all’Unità di Italia fino a quella che chiameremo la maturazione degli ideali di democrazia che guidano oggi la Nazione.
In quel cammino egli coglieva dagli occhi della gente, dal rispetto dei governanti, la loro grande dote: la loro secolare fedeltà! Non senza tralasciare l’affidabilità, il grande coraggio il forte equilibrio, il senso di solidarietà e la grande professionalità che alimenta i valori fondanti dell’Arma al servizio delle Istituzioni da oltre duecento anni. Spadolini apprezzava con particolare riconoscenza i Carabinieri anche per quel motto di fedeltà nei secoli mai venuta meno ed espressa in ogni circostanza nella salvaguardia delle Istituzioni e dei cittadini secondo uno stile di vita sobrio e generoso nel quale come impone la scelta del giuramento, il bene altrui è sempre al di sopra del proprio. La vicinanza, ai bisogni delle persone, le attenzioni, piccole e grandi, con le quali i Carabinieri rispondono alla domanda di rassicurazione sociale proprie di ogni comunità: nelle città, nei paesi, nei borghi più lontani.
Queste le caratteristiche che “entusiasmavano” lo storico, il Professore, il Ministro, il Presidente. Affascinato dalla storia dell’Arma ricordando fra i tenti il glorioso episodio della battaglia di Pastrengo svoltasi durante la prima guerra d’indipendenza italiana. Richiamando a quella carica di cavalleria nell’ aprile 1848 effettuata dagli “Squadroni da Guerra” dei Carabinieri Reali. Una pagina del risorgimento italiano che Spadolini riconosceva come atto di ardimento di altissima rilevanza morale e materiale per il risultato decisivo, travolgente, e soprattutto imprevisto, che determinò il crollo dell’intera resistenza avversaria. Uno degli episodi più ardimentosi e più decisivi della storia dell’Arma dei Carabinieri.
Un azione che ebbe sì un valore tattico, ma anche un alto significato storico, perché impresse fin d’allora ai Carabinieri quel carattere eminentemente militare che fu, è e sarà sempre la loro tradizione, la loro forza ed il loro orgoglio.
E Spadolini idealmente attratto da quel filo rosso che ha caratterizzato e caratterizza da sempre, da duecentodieci anni, l’Arma dei Carabinieri protagonisti dei soccorsi dopo una calamità, della speranza dopo lo sconforto, dell’ordine dopo il caos, della giustizia dopo un torto riconosceva a questo corpo dello Stato la gratitudine per l’opera costantemente svolta a salvaguardia delle istituzioni democratiche e della civile convivenza.
Grazie Carabinieri!
Fabrizio Tomada – (Consigliere di Giovanni Spadolini)