Correva l’anno 1863, a Dearborn nasceva Henry Ford. Il 30 luglio ricordiamo i 160 anni del padre dell’automobile, il sogno di un imprenditore e visionario americano.
Il 2023 è anche l’anno che ha visto l’Europarlamento varare un accordo per la messa al bando dei motori più inquinanti. La linea di confine sarà il 2035. Le vecchie auto ci accompagneranno anche dopo questa data, ma le nuove saranno del tutto ‘green’. L’impatto è forte e i dibattiti molto accesi nella società civile.
In particolare si devono affrontare due problemi: Un esborso economico ingente, se non c’è parallelamente uno sviluppo delle reti elettriche idonee a sostenere l’aumento della produzione di corrente. E il costo per l’acquisto di auto elettriche, oggi troppo onerose. Quindi la domanda da porsi è se le nuove tecnologie saranno al passo con il periodo socio-economico che stiamo vivendo o saranno semplicemente imposte ‘top-down’. Il sogno di Henry Ford, di rivoluzionare il mondo dei trasporti e dell’economia, sta volgendo al termine.
Era il 1896, quando fu messa su strada la prima automobile con il motore a ‘scoppio’. L’idea di combustione interna era già nata con Benz e Daimler ma l’intuizione di trasferire il motore in un quadriciclo fu la svolta per dare inizio alla vera rivoluzione industriale. Anche allora i costi di produzione erano enormi, così Ford decise di ripensare la catena di montaggio per rendere veloce e poco onerosa la realizzazione del suo impegno. Ebbe così inizio un lungo percorso che, ancora oggi, porta sulle strade nuove macchine.
La diffusione capillare e generalizzata dell’automobile, come sistema di mobilità, dagli anni Sessanta in poi ha rivoluzionato il trasporto privato e pubblico aumentando di conseguenza i fatturati globali.
Da diversi anni invece lo sviluppo economico mondiale si sta muovendo verso una ristrutturazione sociale basata su una grande fascia di consumatori di reddito medio-basso in antitesi con i progetti a lungo termine per la conversione alla mobilità verde.
Quindi da un lato, la frase di Ford: “C’è vero progresso solo quando i vantaggi di una nuova tecnologia diventano per tutti” oggi sembra aver perso di significato. Dall’altro la nuova visione di un mondo sostenibile, dove le automobili saranno sempre più al passo con i cambiamenti climatici, ancora non ha preso piede.
In Italia dal 2022 le vendite di auto ‘elettriche’ sono crollate del 22% (fonte: il Sole24 ore). L’elettrificazione appena cominciata si è quindi già arenata? Per molti tecnici e politici una soluzione a breve respiro potrebbe essere l’utilizzo di carburanti rinnovabili compatibili con i motori termici.
“L’utilizzo di questi sistemi contribuirà a una riduzione delle emissioni senza richiedere inattuabili sacrifici economici ai cittadini”, ha affermato il ministro Gilberto Pichetto Fratin (fonte: #Forumautomotive). Il fine è ottenere una soluzione di compromesso che sfrutti i vantaggi di entrambi i propulsori minimizzandone contemporaneamente i limiti. Il motore a scoppio ha il pregio della grande autonomia derivante dalla concentrazione energetica del carburante. Il motore elettrico produce un inquinamento locale nullo, ma è limitato dalle batterie. Certamente il futuro della mobilità ha bisogno di risposte da parte delle case automobilistiche e dei decisori.
Il tempo stringe, la situazione climatica è critica e l’emissione eccessiva di CO2 è a livelli massimi. La strada ormai è tracciata verso una modernizzazione dei motori. Alla luce della nuova rivoluzione tecnologica, il sogno di Ford, di rendere l’automobile un bene per tutti, riuscirà a non perdere il suo significato?
Elio Nello Meucci