Roma che diventa Regione, anche Cassese boccia il Ddl

"Roma soffre non di un deficit legislativo ma di un deficit amministrativo". "Un Comune che farà le leggi non eviterà ai romani di trovarsi i cinghiali sotto casa". Il silenzio assordante della Commissione Affari Costituzionali della Camera. Stavolta reagirà a Cassese? Beemagazine il 3 maggio pubblicò per prima un articolo su questo "monstrum" giuridico

Non per patriottismo di testata, ma per informare i lettori e documentarli, facciamo questa premessa.

Il 3 maggio su queste colonne abbiamo pubblicato –  i primi e gli unici a farlo –  un articolo del nostro eccellente collaboratore, prof. Pietro Di Muccio de Quattro, che maneggia come pochi gli atti parlamentari, con questo titolo: “Il Comune di Roma diventa Regione”. E nel sommario: “Una rivoluzione ordinamentale che lascia di stucco. Com’è stato possibile che l’intenzione lodevole di conferire a Roma uno status speciale abbia prodotto questo risultato?”. Dare cioè al Comune di Roma una potestà legislativa rendendola di fatto, e anche in punto di diritto, una Regione. Con quali conseguenze poi nei rapporti con la Regione Lazio si può immaginare.

Questo l’antefatto su cui il lettore troverà molto interessanti due dati  che aggiungiamo.

Il primo: questo disegno di legge che fa del Comune di Roma un ente legislativo è stato approvato nella Commissione Affari Costituzionali della Camera alla unanimità. Tutti d’accordo, insomma. Nessuna voce discorde.

L’altro aspetto è più curioso, e francamente inspiegabile.

Interpellati uno per uno i membri della Commissione Affari Costituzionali, per chiedere un commento sull’articolo pubblicato da BeeMagazine, hanno glissato. Cortesemente qualcuno ha risposto, anzi non risposto.  Uno ha suggerito: chiedete all’on. X. Un altro ha detto che non intendeva commentare. Non ci interessa fare i nomi, ma segnalare un costume. Eppure le critiche mosse da Di Muccio erano circostanziate, motivate, argomentate.

Ma di commentare, replicare, controbattere, come si fa in democrazia, nessuna voglia.

Strano, no? Se hanno approvato alla unanimità, vuole dire che nella commissione non solo c’è stata compattezza ma anche profonda convinzione. Il che indurrebbe a domandare: ma se sono così convinti delle loro ragioni, perché rifiutano di rispondere alle critiche? Perché eludono il confronto?

Ma per parafrasare, un po’ per celia, il detto del mugnaio tedesco, “ci sarà un giudice a Berlino”,  con piacevole sorpresa abbiamo letto un articolo del professor Sabino Cassese, ex presidente della Corte costituzionale e attento osservatore delle dinamiche parlamentari, che sul “Corriere della sera” affonda e demolisce la legge su Roma–Regione.

Per Cassese si tratta di una idea totalmente errata.

Ma andiamo a vedere esattamente le tesi del professore., che commenta la modifica dell’articolo 114 della Costituzione che conferisce al Comune di Roma potestà legislativa, tranne nel campo della Sanità, “facendola diventare una mini Regione”.

Obietta Cassese: “Roma non soffre di un deficit di potestà normativa ma di un deficit di potestà amministrativa”. Questa legge – se mai passerà – trasformerebbe la Regione Lazio “in una ciambella o un  guscio vuoto, innescando tensioni permanenti tra Città e Regione”.

E ancora: “I problemi di Roma nascono dal suo essere Capitale e quindi vanno affrontati rafforzando il raccordo con lo Stato centrale”.

Con qualche venatura ironica, tipica della sua prosa, Cassese poi osserva che “il Comune di Roma che facesse leggi non eviterebbe ai romani di trovarsi i cinghiali sotto casa”.

Insomma, taglia corto e conclude il professor Cassese: “A Roma non serve poter dettare leggi, ma connettersi meglio con le esigenze della Capitale, cioè con la Nazione, e di essere amministrata, non abbandonata a se stessa”.

Dopo questa bocciatura senza appello da parte di chi ha presieduto la Consulta, i componenti della Commissione Affari Costituzionali della Camera continueranno a restare in silenzio? Faranno come i filosofi scolastici aristotelici che si rifiutavano di guardare persino nel cannocchiale di Galileo?

Alla prossima puntata.

 

Mario Nanni – Direttore editoriale

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