Ucraina, l’esercito di Putin entra nel Donbass

Il presidente russo Vladimir Putin firma ufficialmente il documento sulle repubbliche separatiste: “forze di pace” invadono i territori di Kiev. Affrontiamo la delicata questione con il professor Alessandro Luce, ordinario di Storia delle Relazioni Internazionali all’Università di Parma. 

Professore, era nell’aria, ma purtroppo il peggio è arrivato…

Siamo di fronte a dei fatti gravi. La Russia ha riconosciuto i due Stati del Donbass. Ha firmato con ciascuno di loro un trattato di difesa, oltreché economico e sociale. Il casus belli che ha scatenato questa decisione russa era più che prevedibile, perché quando si erano lette le richieste russe, nella lettera che era stata spedita ai leader occidentali, si richiedeva che venissero applicati gli accordi di Minsk del 2014-2015, che erano stati soltanto parzialmente attivati per lo scambio dei prigionieri nel 2019: quindi una legge speciale ucraina per l’autonomia delle due regioni, oltreché la tutela giuridica e, naturalmente, elezioni interne autonome. Ma a fronte di tutto questo, era previsto anche che, nel caso in cui questa legge fosse stata approvata e fossero state applicate le auspicate autonomie, le forze armate ucraine sarebbero tornate subito sul confine fra le due regioni e la Russia. Le opposizioni di carattere nazionalistico ucraine, però, hanno impedito che questo venisse applicato e di conseguenza è rimasta questa situazione di instabilità che ha portato prima alle arcinote richieste delle lettere e, da ultimo, all’iniziativa della proclamazione dell’indipendenza e al riconoscimento russo, con le conseguenze che tutti abbiamo di fronte.

Cosa ha in mente la Russia?

Voglio ancora una volta sottolineare che la richiesta russa è che non ci sia l’avanzamento della NATO verso est, ma soprattutto che non entri l’Ucraina nell’Alleanza. Queste sono le vere questioni. Per capire le richieste occorre distinguere lo spazio ex-sovietico e quello del Patto di Varsavia: Mosca, in altre parole, pone sul tavolo un problema di sicurezza strategica, non trattabile. L’Ucraina è uno Stato sovrano, ma penetra profondamente all’interno del territorio russo verso est, al punto che è più a oriente della stessa Mosca, nelle punta estrema del suo sviluppo territoriale. Mosca precisa che, come a suo tempo Krusciov capì le richieste di Kennedy per Cuba – che pur essendo uno Stato sovrano non doveva essere armata di missili, bombardieri e armamenti atomici in grado di colpire le città statunitensi – allo stesso modo, occorre che gli Stati Uniti e i suoi alleati capiscano questa esigenza di sicurezza strategica russa. E così come ci furono delle contropartite assicurate da Kennedy, e cioè che non si sarebbero attivate da parte statunitense operazioni per destabilizzare Cuba, l’accordo fu raggiunto. A questo proposito, la Russia chiede assicurazioni scritte, ma evidentemente è disposta anche a darle. Sullo sfondo rimangono altri problemi, come i nuovi accordi di sicurezza europea, rivedere i trattati sui cosiddetti missili di teatro, sulle armi convenzionali, ecc., ma tutto questo non è al momento realizzabile. L’ingresso nella NATO dell’Ucraina non è in agenda, ma Kiev al tempo stesso dichiara che non è assolutamente disposta a rinunciarvi. Non solo, neppure sulla questione della Crimea è disposta a fare passi indietro, ma senza che tutto questo venga risolto tutte le questioni restano aperte sul tavolo.

Cosa significherebbe per l’Ucraina fare un passo indietro? 

Si corre il rischio di non capire che il problema centrale per Mosca è la sua sicurezza strategica. D’altra parte, noi conosciamo bene che soluzioni analoghe furono adottate, seppure in periodi diversi, per realizzare delle neutralizzazionI, cioè Stati che prendevano l’impegno a non partecipare più in futuro a nessuna guerra. Pensate alla Svizzera, pensate alla Finlandia o addirittura all’Austria. Orbene, questa eventuale soluzione presuppone dei sacrifici da parte di tutti. Non si tratta di togliere all’Ucraina la sovranità, ma di renderla ridotta con un impegno, appunto, detto di neutralizzazione. In questo modo l’Ucraina salverebbe l’indipendenza e l’integrità territoriale, l’Occidente tutelerebbe l’Ucraina, l’Ucraina eviterebbe la guerra e si salverebbe come Stato sovrano indipendente e integro. La Russia avrebbe la sicurezza di carattere strategico, ma si impegnerebbe a rispettare l’Ucraina nella sua indipendenza e nella sua integrità.

Simone Massaccesi Redattore

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