Ucraina, aspettando Draghi dall’America

Si annuncia un dibattito difficile e teso in Parlamento su ciò che il presidente del Consiglio riferirà in merito ai colloqui con Biden e a quali (altri) passi decidere sulla guerra che non accenna a finire

Una decisione sulla data delle comunicazioni di Draghi sarà presa molto probabilmente questa settimana dalla conferenza dei capigruppo della Camera.

È a Montecitorio infatti che si sono levate le richieste che Draghi venga a riferire “immediatamente”. Il presidente del Consiglio è stato anche criticato perché non è andato a consultarsi con il Parlamento prima di passare l’Oceano per parlare con il presidente degli Stati Uniti.

Al di là delle voci di  singoli deputati, molto agguerriti e polemici, il dibattito parlamentare si profila complesso e vivace, anche perché nelle file della maggioranza non c’è esattamente quella che di solito si chiama concordanza di vedute.

Per esempio, il leader dei 5 Stelle non ha perso occasione, anche in assenza di Draghi dall’Italia, di attaccare il presidente del Consiglio, un po’ battendo sui tasti dell’ovvio (Draghi non ha mandato per fare la guerra; ma quando mai il premier ha manifestato questa intenzione?!) e un po’ lisciando il pelo a certe paure della opinione pubblica, che vede il suo portafogli dimagrire per i costi crescenti dei prodotti energetici.

Ma non si tratta, a dire il vero, solo di Conte, che, non avendo né storia né esperienza politica consolidata scivola in atteggiamenti populisti  e demagogici da neofita su cui aleggia il sospetto di motivazioni elettorali di chi va in caccia dei voti perduti.

Ci sono anche nella Lega distinguo e perplessità su un eventuale potenziamento dell’impegno italiano nel conflitto in termini di sostegni e approvvigionamenti militari, mentre – il partito di Giorgia Meloni ha sorpreso gli osservatori mostrando duttilità e responsabile realismo.

L’unica forza politica, che a volte sembra più realista del re, è il partito democratico, e non soltanto perché il ministro della Difesa Guerini, che gode di grande stima, fa parte di quella formazione politica.

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Per dare un’idea dell’aria che tira in Parlamento

Usando,  “quasi a campione”, un esempio forse marginale ma significativo, dell’accoglienza che il presidente del Consiglio troverà in parlamento quando andrà a riferire sui colloqui con Biden, basterà questo siparietto, consegnatoci dai resoconti stenografici della seduta di qualche giorno fa.

L’on. Yana Chiara Ehm,  prima del Movimento 5 Stelle, ora del Gruppo Misto, ha ricordato che il ministro della Difesa è andato già a a riferire alle Camere, “ma non basta”. “Questa guerra deve finire subito, ha detto. L’Italia deve e può fare una scelta di buon senso, di dialogo e di pace. Chiediamo  perciò che il ministro Guerini e il premier Draghi vengano a riferire quanto prima e addirittura prima che sia troppo tardi”.

Il presidente dell’Assemblea ha assicurato che la richiesta sarebbe stata portata a conoscenza del presidente del Consiglio.

Ma a questo punto si è determinato una curiosa scenetta: ha chiesto la parole l’on. Nicola Forciniti, ex 5 Stelle e ora nella componente chiamata “Aternativa”,  anch’egli del gruppo misto: “Mentre in queste ore nel Parlamento italiano  perdete tempo discutendo del nulla, il presidente del Consiglio, Mario Draghi, è a Washington e, prima di andare a questo importante incontro internazionale, ha glissato e ha gentilmente declinato l’invito delle forze politiche a venire a riferire in Parlamento”.

Il presidente lo blocca: on Forciniti su questo punto ha già protestato la sua collega di gruppo, la collega Ehm. Ma Forciniti risponde, un po’ piccato: la mia collega Ehm è di un altro gruppo politico e quindi vorrei anch’io dire qualcosa a proposito del gruppo che rappresento.

PRESIDENTE. Ho perso il segno: siete sempre nel gruppo Misto, ma di due componenti differenti. Prego, onorevole Forciniti.

E l’on. Forciniti si lancia in una filippica contro Draghi: “Quindi, mentre noi siamo qui a discutere del nulla, Mario Draghi è a Washington. Sappiamo di cosa stiano parlando ma non sappiamo i dettagli .Ci sono indiscrezioni giornalistiche che parlano di una richiesta molto pressante di Biden non solo circoscritta all’invio di armi ma relativa anche, addirittura, all’invio di contingenti militari a Est, al confine orientale dell’Europa”.

L’on. Forciniti è un fiume in piena, e naturalmente il presidente dell’Assemblea non lo interrompe: non può, ogni parlamentare è libero di dire quello che vuole, purché lo dica “parlamentarmente”. Come disse Giacomo Matteotti nel famoso discorso di denuncia dei brogli avvenuti alle elezioni del 1924, che consegnarono il potere a Mussolini. Nell’aula che tumultuava contro il deputato socialista, che sarà giorni dopo rapito e ucciso, il presidente della Camera rivolse a Matteotti continuamente interrotto dalle proteste dei deputati fascisti, questo invito: On. Matteotti, continui pure  ma parli più prudentemente.

E il leader socialista replicò secco: “Io non parlo né prudentemente né imprudentemente, ma parlamentarmente”.

Forciniti,  su questa modalità, ha rincarato la dose: “È vergognoso anche l’atteggiamento con cui Mario Draghi si sta ponendo-o meglio, non si sta ponendo-rispetto a questo Parlamento che è totalmente all’oscuro di tutto, anche all’oscuro della lista delle armi da inviare, che è stata opportunamente secretata, della visione complessiva e di questa strategia guerrafondaia che si sta mettendo in piedi. Non sappiamo, infatti, quale sia l’obiettivo, quali siano le prospettive di medio e lungo periodo, cosa si stia raggiungendo e quale idea abbia questo Governo in merito a dove portare questo Paese. Voglio ricordare che, quando si è insediato, il Presidente Draghi ha avuto un mandato molto circoscritto e limitato dal punto di vista politico a questioni specifiche che riguardavano il COVID e l’utilizzo di quei quattro soldi del PNRR; adesso, addirittura ci troviamo con un Presidente del Consiglio che si è chiuso nel Palazzo, che va a prendere ordini oltreoceano e non si degna neanche divenire qui a riferire – non dico a confrontarsi, ma almeno a riferire – e a informare il Parlamento di quello che sta facendo”.

“Il Parlamento non è una pezza da piedi del governo”. La citazione di De André

“È vergognoso, così come è vergognoso anche l’atteggiamento dei leader politici principali delle forze politiche rappresentate in questo Parlamento che – come direbbe De André – si impegnano e si indignano nei salotti televisivi ma poi gettano la spugna con grande dignità e accettano che Draghi faccia il bello e il cattivo tempo da solo, trattando questo Parlamento come la sua pezza da piedi”. Allora io le chiedo, Presidente, di far rispettare questo Parlamento, che non è una pezza da piedi e ha il diritto-dovere – dovere! – quantomeno di controllare ed esercitare un po’ il suo diritto-dovere di sindacato rispetto alle scelte di questo Governo folle, che, senza alcun mandato e senza alcuna legittimazione politica, rischia di trascinarci nella guerra mondiale per seguire  e ossequiare  interessi geopolitici che non sono certamente i nostri, magari sono quelli degli Stati Uniti d’America. Allora che venga  immediatamente qui Draghi a rendere conto di quello che sta combinando (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Alternativa e Misto- Manifesta, Potere al Popolo, Partito della Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).

Pangloss

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