“Requiem per un killer” nella città “vorace, rapace, capace”

Una serata “allegra” per parlare del libro di Piero Colaprico. Nell’ambito della rassegna romana “Nero di Seppia e Giallo Limoncello”.

La doppia vita di un killer sui generis, stimato sovrintendente della Omicidi e nel tempo libero sicario della ‘ndrangheta, che si infrange contro una bella manager restia ad assumere il ruolo di vittima. Ma anche i racconti del giornalismo d’inchiesta, dai grandi processi di mafia al caso Abu Omar, fino alla vicenda di Eluana Englaro che ha segnato uno spartiacque nella storia dei diritti civili in Italia. Per il sesto appuntamento della rassegna Nero di Seppia e Giallo Limoncello come sempre all’enoteca Trimani di Roma, si è parlato di tutto questo e di altro. Ospite è stato Piero Colaprico, ex inviato speciale di Repubblica di nera e giudiziaria, inventore del termine Tangentopoli all’epoca di Di Pietro e del pool Mani Pulite, autore di saggi e romanzi, che ha presentato il suo ultimo libro Requiem per un killer(Feltrinelli) con Federica Fantozzi, giallista e giornalista.

Posti esauriti per la cena con l’autore, stavolta ispirata dalla cucina lombarda: pizzoccheri della Valtellina e nodini di vitello alla milanese accompagnati da brut Franciacorta e Barbera. Cocktail spritz a base di Limoncello Pallini, sponsor della serata, che si è conclusa con torta di mele e crema al limone al momento del classico firma-copie.

E Milano è stata al centro della narrazione di Colaprico: la “città di M”, già nel titolo dell’omonima trilogia dello scrittore, è protagonista e non semplice sfondo dei suoi noir, una città “vorace, rapace, capace”, dove si respirano polveri sottili e gas di scarico ma anche libertà (di movimento e non solo): “Immagino le cose come sono davvero, nei miei libri prevale il principio di realtà. Non troverete mai il semplice poliziotto di provincia che risolve il caso da solo perché non è credibile. Non succede così. Ambiento le mie storie a Milano perché ci vivo, la conosco, consente di muoversi ovunque. Il mio killer aveva bisogno di vie di fuga e lì ne trovi tantissime…”.

Fisiche e mentali. Guarda caso, il sicario si chiama Marco Michele Sigieri, per gli amici Emme-Emme, la lettera che ritorna nell’universo letterario dell’autore e che, racconta, risale alla folgorazione di un viaggio notturno in metropolitana.

Federica Fantozzi gli chiede se abbia mai varcato nella vita professionale quel pericoloso confine – che Colaprico ben descrive nel libro – tra la dipendenza da adrenalina e il “congelamento delle emozioni” quando si è protesi sulla prestazione, sul raggiungimento dell’obiettivo. Per i cronisti è un rischio, e lo scrittore non si nasconde dietro un dito: capita, lui ci è andato vicino sull’onda dell’indignazione per come la politica ha gestito la lunga battaglia di Beppino Englaro. Dal pubblico domandano se i criminali che ha conosciuto si siano pentiti: “Dipende. Un sicario della mafia, che ho più volte intervistato, non aveva l’ombra di un rimorso. Altri sì, e lo hanno dimostrato nella vita in carcere”.

Prima della serata del 7 febbraio Giallo Limoncello aveva ospitato Aldo Cazzullo e Fabrizio Roncone, Marco Damilano, Alessia Gazzola, Concita De Gregorio, Piera Carlomagno. Prossimo appuntamento il 20 aprile con Walter Veltroni che presenterà il nuovo caso del commissario Buonvino. Si parlerà (e si mangerà) di Roma: città che Veltroni ha guidato da sindaco e dove fa muovere il suo protagonista e la sua squadra di anti-eroi.

 

Giovanni Cioffi – Direttore responsabile

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