Presidente Violante, il 2023 sono trascorsi 40 anni dal governo Craxi. Che cosa resta di quell’esperienza di governo durato quattro anni?
Era un’altra epoca: non c’erano internet, gli iphone e l’Alta Velocità; c’erano i partiti.
Spieghiamolo ai giovani che al tempo del governo Craxi non erano neanche nati: in che cosa consisteva la novità del governo Craxi? Quali i suoi punti qualificanti?
Posso ricordarne due: restituire decisione al sistema politico e amministrativo, ricostruire il primato della politica.
Molti, ricordando il governo Craxi, si fermano a Sigonella, il punto più alto di affermazione della sovranità nazionale, che suscitò l’applauso alla Camera anche dei comunisti. Oltre Sigonella, che cosa andrebbe ricordato del governo Craxi?
Lo sforzo di dare cittadinanza politica a un ceto nuovo, professionisti, artigiani, che viveva del proprio lavoro e non tollerava il “coperchio” DC-PCI sulla società italiana.
Della Grande Riforma, che Craxi agitò come bandiera di rinnovamento dello Stato, quali proposte conservano validità e attualità? Che cosa andrebbe rilanciato?
Dare capacità di decidere al sistema, come ho già detto; ma arrivato a Palazzo Chigi, trascurò quell’impegno.
Approfitto dell’occasione per chiederle: il progetto di premierato elettivo diretto, che non esiste in nessun Paese del mondo e dove lo hanno introdotto (in Israele) è fallito, secondo lei funzionerebbe? Garantirebbe la stabilità e la governabilità?
Non credo, perché apre la strada a un triumvirato certamente confuso e probabilmente conflittuale tra presidente del Consiglio eletto, il numero due della coalizione, che potrebbe succedergli, e il Presidente della Repubblica.
E la battaglia per la delegificazione, la polemica sul Parlamento che perdeva tempo a fare leggi sui molluschi eduli lamellibranchi o sulla eviscerazione degli animali da cortile, invece di far procedere con atti amministrativi? Il Parlamento continua in questo andazzo?
É la questione della decisione di cui ho parlato prima. Oggi il Parlamento è sostanzialmente marginale nella vita politica. Non è una cosa buona.
Il modus operandi del governo Craxi prevedeva riunioni preparatorie, in organismi istituiti ad hoc, come il consiglio di Gabinetto. Un metodo che poi è stato abbandonato. Sarebbe ancora valido?
Nei governi di coalizione, come l’attuale, è uno strumento utile; oggi è sostituito dai vertici di maggioranza che hanno una funzione simile.
Rapporti con Berlinguer: non furono facili, qualcuno dice pessimi. Il segretario del Pci, invece di salutare la novità del primo presidente del Consiglio socialista, lo definì un pericolo per la democrazia. C’erano anche motivi caratteriali nei loro rapporti?
Soprattutto.
Qual è la cosa meglio riuscita del governo Craxi?
Forse il tentativo di modernizzaze il Paese.
E quella non realizzata o rimasta incompiuta perché non ci fu più tempo o perché non era possibile?
La riforma del sistema politico – costituzionale
A distanza di 40 anni, ritiene che la scelta di un referendum, voluto dal Pci e da una parte della Cgil, per abolire il decreto sulla scala mobile, sia stata saggia?
No. Anche Lama, mi pare, non ne era entusiasta
A un certo punto degli anni Ottanta, dopo la Caduta del Muro, sembrò che si potesse realizzare una forza unitaria di sinistra. Il Pci chiese a Craxi un sostegno per l’ingresso nella grande famiglia socialista europea. Poi quel progetto unitario svanì. Quali condizioni sarebbero state necessarie per tentarlo almeno?
Una pacificazione interna
Oggi quali problemi deve risolvere e quali battaglie deve fare la sinistra in Italia per porsi come alternativa di governo?
Costituirsi come partito, come comunità pensante e ascoltante, capace di rappresentare chi non lo è, di comunicare una idea del Paese che vuole costruire e di dare fiducia nel futuro.
Simone Massaccesi – Redattore