Premier e donna. Ricerca su come la stampa estera ha seguito le elezioni e poi l’avvento di Meloni al governo

La politica italiana contemporanea non ha una tradizione da prima pagina nella narrazione che ne fa la stampa internazionale. In genere le dinamiche della dialettica tra partiti in Italia, così come quelle dell’arco temporale di durata dei governi, quando sono citate vengono relegate nelle pagine interne delle grandi testate estere e spesso con toni che nascondono una leggera sprezzatura di rimprovero per l’attitudine al forsennato turnover governativo o per l’andamento bizantino dei riti di avvio dell’esecutivo.

Più recentemente la sprezzatura ha potuto allargarsi anche all’avvento del neopopulismo che ha riempito di sé le ultime due legislature, ma accadde solo per un po’, visto che lo stesso virus stava devastando la politica di mezzo mondo. Insomma: la stampa internazionale riserva alla politica italiana una considerazione persino minore di quella che viene concessa ad una media potenza che svolge la sua influenza in ambito regionale e non planetario.

Una vistosa eccezione a questa regola è stata segnata dall’avvento di Mario Draghi alla guida del governo di fine legislatura, con un rilievo assoluto concesso dai media alla personalità preceduta dal prestigio guadagnato nel mondo della finanza, come presidente della BCE. Si trattò di un investimento nella sua personale reputazione che giovò senza dubbio al Paese da lui rappresentato.

Dopo la fine della diciottesima legislatura una nuova evidenza mediatica si è accesa con la vittoria della Destra a guida dell’on. Meloni nelle ultime legislative. Nell’immaginario internazionale il partito guidato dalla giovane leader ha rappresentato l’erede dell’ideologia del Movimento Sociale Italiano, da cui avrebbe tratto anche una parte della simbologia con l’inserzione della “fiamma” nel suo stemma, e il MSI era un partito che non nascondeva i suoi collegamenti nostalgici all’esperienza del fascismo e, in modo particolare, all’ideologia della Repubblica di Salò. A questo registro, infatti, si sono informati i commenti e i reportages dei media internazionali dopo il risultato elettorale del 25 settembre, salvo modificare parzialmente il tiro con il conferimento dell’incarico di premier alla on. Meloni.

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Una ricerca sulla rappresentazione mediatica dell’avvento della Destra al governo in Italia                                                                       

Il gruppo di ricerca della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Sudi Internazionali di Roma ( UNINT) ha svolto un’analisi sulla rappresentazione mediatica dell’avvento della Destra al governo del Paese, traendone alcuni interessanti elementi. Partiamo dai commenti all’indomani della vittoria del Centro-Destra, quando il leit motiv dei titoli di testa restavano fedeli alla narrazione allarmata di una coalizione al traino della leader di un partito con ascendenze ideologiche poco rassicuranti. Quando le urne non avevano ancora vomitato le schede che decretavano la vittoria dell’alleanza tra Meloni, Salvini e Berlusconi, i titoli erano questi: New York Times: “Le proiezioni annunciano una vittoria dell’estrema destra in Italia. Il trionfo dei nazionalisti: Meloni pronta a diventare la prima premier donna del paese”. The Guardian: “L’Italia barcolla verso destra e l’Europa teme uno sconvolgimento”. The Times, con foto di corredo: “Giorgia Meloni vota durante le elezioni che la vedono favorita per quello che sarà il governo italiano più a destra da dopo la guerra”. Frankfurter Allgemeine Zeitung: “L’Italia a un bivio, l’alleanza intorno a Giorgia Meloni conquista una solida maggioranza ma sono prevedibili tentativi di cambiamento”. El Pais: “I sondaggi indicano una chiara vittoria dell’estrema destra. La Meloni è la più votata e punta ad un governo con Salvini e Berlusconi. La destra supera il centro-destra e l’astensione record rivela il disincanto degli italiani nei confronti della politica”. El Mundo:“L’estrema destra vince in Italia e l’UE trema”. Le Monde: “In Italia vittoria storica dell’estrema destra”.

In via generale si sottolinea una tendenza della stampa angloamericana: (New York Times: “Le proiezioni annunciano una vittoria dell’estrema destra in Italia. Il trionfo dei nazionalisti: Meloni pronta a diventare la prima premier donna del paese”. Financial Times: “Le proiezioni annunciano vittoria Meloni”. Wall Street Journal: “Proiezioni indicano la vittoria della coalizione di destra in Italia”) ed anche cinese (China Daily: “Estrema destra vince. Le proiezioni di voto in Italia”) ad una narrazione cronachistica dell’evento, mentre in genere in Europa si commenta la vittoria della Destra con toni più allarmati.

Si prenda ad esempio il britannico The Guardian, che pubblica un editoriale di commento alle elezioni italiane titolando “l’Italia come l’Ungheria”, “La vittoria dell’estrema destra alle elezioni italiane è un momento storico e preoccupante per la politica europea” e poi incalza con la descrizione del soggetto politico fondato dalla Meloni: “Nato dieci anni fa ed erede della tradizione neofascista”. Non troppo diverso il tono di El Pais che apre con: “L’estrema destra vince per la prima volta le elezioni in Italia”,“La coalizione di conservatori, postfascisti e populisti, guidata da Giorgia Meloni, ha ottenuto il 44% dei voti sia alla Camera che al Senato”.

Ancora dalla Spagna giunge l’allarme dalla rivista Contexo con un titolo eloquente: “Il postfascismo nel cuore del continente”, spiegato con un occhiello secondo cui “La vittoria della Meloni è una ulteriore dimostrazione del clamoroso fallimento del progetto europeo”. Né aiuta il soccorso che giunge dalla testata ungherese Magyar Nemzet, a firma del giornalista Laszlo Szocs, che parla della Meloni come di “Un alleato prezioso”, aggiungendo: “Globalisti, fatevi da parte: da oggi l’uomo forte del terzo paese più importante dell’Unione Europea è una donna esile ma tosta”. Un’altra apertura poco funzionale alla legittimazione internazionale arriva dalla Federazione russa con il commento di Rossiya-24 : “Le elezioni al parlamento italiano possono portare a una ristrutturazione politica dell’Europa”, citando André Ventura, leader del partito portoghese di estrema destra “Chega”.

Preoccupate le testate del nord-Europa: il principale quotidiano finlandese, Helsingin Sanomat titola: “L’estrema destra ha vinto le elezioni italiane. Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia, erede del fascismo, diventerà probabilmente la prima donna presidente del Consiglio del Paese”. Gli fa eco lo svedese Svenska Dagbladet che commenta le elezioni legislative italiane con una profezia: “Meloni verso la vittoria in Italia. Difficile che il governo duri più di due anni”.

A meno di un mese dai commenti allarmati di una parte importante della stampa internazionale (come abbiamo visto soprattutto europea), il 22 ottobre, a chiusura di una procedura costituzionale inusitatamente fulminea, che ha visto nel giro di nove giorni dall’insediamento delle Camere giurare il Governo nelle mani del Presidente Mattarella, le reazioni della stampa appaiono diverse da quelle iniziali e più sintoniche con le dichiarazioni dei vertici europei che con Von der Lyen, Metsola (che si è a sua volta congratulata con la prima donna premier italiana, scrivendo sul suo profilo social:“L’Europa ha bisogno dell’Italia”) e Michel formulano le congratulazioni di rito alla Presidente del Consiglio italiana, sottolineando il fatto che sia la prima donna italiana a ricoprire quell’incarico. Così, a partire da Le Figaro (“la prima donna a ricoprire l’incarico in Italia”), da Bloomberg (“Meloni ottiene il mandato per diventare prima donna premier in Italia” aggiungendo però che il suo esecutivo sarebbe il più a destra dalla seconda guerra mondiale”) a Le Monde ( che però aggiunge anche che la neo-premier è riuscita a “sdemonizzare il partito di estrema destra Fratelli d’Italia, per arrivare al potere esattamente un secolo dopo Mussolini” osservando, però che il suo governo sarà in grado di “rassicurare gli alleati di Roma”). Asettico, invece, il commento del belga Le Soir : “La leader della destra radicale diventa la prima donna a dirigere Palazzo Chigi”.

E se la stampa spagnola ha continuato a mantenere un atteggiamento critico con El Paìs  che saluta il nuovo governo con il titolo “L’ultrà Meloni guiderà un governo di basso profilo e di scarsa presenza femminile”, più aperta appare la stampa tedesca, o almeno il  Frankfurter Allgemeine Zeitung (sicuramente distante dai titoli del Der Spiegel, che definisce la Meloni “post-fascista”) che si occupa del vicepresidente del Consiglio Tajani, chiamato in causa come ex presidente del Parlamento europeo, in una chiave sembra puntare sulla continuità di rapporti tra Italia, Germania ed Europa, non dimenticando che nella coalizione di governo ci sono anche euroscettici e populisti.

Nella stampa britannica, impegnata a raccontare le difficoltà derivanti dalla crisi dovuta alla caduta della premier Truss, il quotidiano The Independent, racconta la giovane premier italiana con un video dal titolo “Giorgia Meloni fa la storia e diventa la prima donna presidente del Consiglio in Italia”. Interessante è la voce della Russia: la Komsomol’skaja Pravda, pone in rilievo un articolo che valorizza la presenza dei partner come Berlusconi e Salvini nel nuovo governo a guida Meloni. Ricorda, il giornale di Stato, che i due leader italiani sono stati oggetto di “campagne mediatiche” negative a causa dei rapporti d’amicizia con la Federazione Russa.

In ultimo l’accoglienza ricevuta dalla stampa d’oltreoceano dopo l’investitura della leader di Fratelli d’Italia. Interessante notare come le maggiori testate americane abbiano ondeggiato tra la registrazione quasi burocratica del New York Times (che riporta la notizia con un laconico “Giorgia Meloni ottiene il via libera per il nuovo governo italiano”, collocato nelle pagine interne) anche se la scarnezza del titolo lascia spazio nel corpo dell’articolo alla definizione della neo-premier come “leader della destra dura”, citando le questioni sospese relative alla sua coalizione, a motivo delle tendenze sovraniste e filorusse del partner leghista e di Berlusconi), alla critica aperta di testate come ABC News e Washington Post. Mentre Abc News titola senza mezzi termini: “L’italiana Meloni si è immersa nell’ideologia di estrema destra fin da adolescente”, il WP argomenta intorno all’ascesa della leader di Fratelli d’Italia, osservando che l’Italia è stata a volte laboratorio di grandi evoluzioni politiche, “come il fascismo un secolo fa, o più recentemente il ‘teatro della personalità’ di Silvio Berlusconi”.

La particolarità delle reazioni americane, latamente critiche nei confronti della nuova premier italiana, emerge ancor più evidente se messe a confronto con le dichiarazioni aperturiste di Joe Biden. “Mi congratulo con Giorgia Meloni – ha scritto il presidente degli Stati Uniti – per essere diventata il nuovo primo ministro italiano. L’Italia è un alleato vitale della Nato e un partner stretto poiché le nostre nazioni insieme affrontano sfide globali condivise. In qualità di leader del G7, non vedo l’ora di continuare a promuovere il nostro sostegno all’Ucraina, di ritenere la Russia responsabile della sua aggressione, di garantire il rispetto dei diritti umani e dei valori democratici e di costruire una crescita economica sostenibile”.

In conclusione si può dire che i media internazionali hanno accolto l’importante novità della destra meloniana al potere (che ha visto la promozione nelle stanze dei bottoni del “polo escluso”) avendo avuto anche il tempo di metabolizzare il risultato largamente annunciato dai sondaggisti italiani.

L’approccio iniziale, pur con i distinguo legati all’orientamento politico delle testate giornalistiche, ha tenuto conto del fatto che l’Italia è un soggetto di diritto internazionale che comunque si colloca tra le prime potenze industriali al mondo. D’altro canto le stesse procedure che hanno condotto la nuova leader al vertice del governo appartengono indiscutibilmente alla democrazia parlamentare e non erano, dunque, suscettibili di critiche rivolte a carenze nel processo democratico.

Infine l’accoglienza stessa dei leader europei e mondiali, necessariamente ispirata alle ragioni della prudenza, ha suggerito un approccio più morbido soprattutto dopo l’avvenuta investitura della Meloni e la sua trasformazione da leader dell’unico partito di opposizione nell’“era Draghi”, a Capo del nuovo governo italiano. Pertanto il privilegiamento della sottolineatura relativa alla novità di una donna a capo di un governo italiano è apparso un ricovero informativo che sottendeva una sospensione di giudizio sul piano politico.

Il sottotesto è dunque “vedremo cosa saprà fare”. E, a tempo debito, si vedrà.

 

Pino PisicchioProfessore Ordinario di Diritto pubblico comparato. Già deputato in diverse legislature

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