Paolo Ascierto, eccellenza mondiale nella lotta al melanoma

Cosa è stato fatto e cosa c’è ancora da fare nella lotta contro il cancro? Per capirlo meglio siamo andati all’Istituto Tumori Pascale di Napoli per incontrare il prof. Paolo Ascierto, il massimo studioso vivente del "melanoma"

“Una persona su due di quelle che fino a 10 anni fa avevano una prospettiva di vita di pochi mesi dalla diagnosi oggi riesce a guarire o a convivere con il cancro”.

Basterebbe solo questa affermazione resa alla stampa internazionale dal prof. Paolo Ascierto-per dire che siamo all’alba di un nuovo millennio nella lotta contro il cancro, ma non sempre, purtroppo, i dati a nostra disposizione confermano questa certezza.

“Di sicuro -dice il Prof. Paolo Ascierto– il futuro dell’oncologia è nella medicina di precisione. Nel caso di chi utilizza l’immunoterapia ci aspettiamo di trovare sempre più biomarcatori, all’interno del microambiente tumorale, che possano darci indicazioni sul tipo di terapia cui un determinato paziente avrà le risposte migliori. La personalizzazione delle cure è sicuramente la frontiera verso cui ci stiamo dirigendo. Attualmente gli studi randomizzati rivestono ancora una importanza fondamentale. Faccio un esempio: in fase 1 e 2 del nostro progetto di ricerca si era dimostrato molto promettente, per il trattamento del melanoma metastatico, una “combo-terapia” fatta di nivolumab e BEMPEG. Ma in fase 3, quella che per intenderci coinvolge un grande numero di pazienti -per valutare il rapporto tra rischio e benefici del nuovo trattamento testato rispetto allo standard- i risultati non si sono dimostrati altrettanto esaltanti. Avremo sempre bisogno quindi di confermare o smentire le scoperte che riteniamo più promettenti”.

Siamo ai vertici mondiali della ricerca contro il cancro.

 

 

Paolo Ascierto è il massimo esperto di melanoma al mondo. Non siamo noi a dirlo. A decretarlo è la classifica Expertscape ideata dall’Università del North Carolina che vede al primo posto proprio lui, Direttore dell’Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell’Istituto Nazionale Tumori Fondazione “G. Pascale” di Napoli. Classifica che viene stilata su oltre 130 mila specialisti a livello mondiale. Analisi che si basa sulla produzione scientifica dei ricercatori nell’ultimo decennio, valutando la qualità della rivista e la posizione come autore. Traduciamo meglio, per la prestigiosissima Università Americana negli ultimi dieci anni, dal 2013 al 2023, è lui il vero nume tutelare del melanoma in tutto il mondo.

Più che come grande oncologo, però, Paolo Ascierto passerà alla storia della medicina come il pioniere della prima molecola immuno-oncologica approvata, l’Ipilimumab, e come autore di oltre 150 studi sul melanoma. In realtà, il ricercatore napoletano torna ai vertici mondiali della classifica dopo aver ceduto per qualche mese il podio a Georgina Venetia Long, co-direttore del Melanoma Institute Australia e Chair of Melanoma Medical Oncology and Translational Research presso l’Università di Sydney. Più di così si muore.

“La parte più difficile – riconosce lui stesso a NapoliToday – non è arrivare ai vertici della classifica dell’Università della North Carolina, ma invece rimanerci. C’è una sana e importante competizione internazionale che ci stimola a fare sempre di più, e questo è un bene per la ricerca e per i nostri pazienti”.

Tutto questo si traduce in successo, non solo per l’oncologo italiano, ma anche per l’Istituto dei tumori partenopeo e per il team che il prof. Ascierto guida, e che conferma il suo ruolo di leader internazionale, team di ricerca coinvolto nelle principali sperimentazioni cliniche e traslazionali, nonché nella definizione delle più importanti linee guida nel settore.

 

 

Al Pascale di Napoli, che il tempio della cura dei tumori, ci parlano di lui come di un “guru”, e uno dei suoi assistenti ci fa notare che il “professore” è anche componente del gruppo di lavoro che stila le linee guida di ASCO, è la American Society of Clinical Oncology, nonchè coordinatore dell’Esmo, è la European Society of Clinical Oncolgy) e di Aiom, è l’Associazione italiana di oncologia medica sul melanoma.

“L’Istituto tumori Pascale – sottolinea Paolo Ascierto – si conferma oggi ai vertici mondiali per la ricerca e cura del melanoma. Questo risultato è motivo di grande orgoglio per la squadra che lavora ogni giorno con questi obiettivi. Abbiamo professionalità e giovani emergenti che ci invidiano in tutto il mondo”.

 

 

 

-Come è stato il 2023 per uno studioso di fama mondiale come Paolo Ascierto?

“È stato l’anno del ritorno alla normalità dopo il triennio buio e intenso del Covid. Dove ci siamo fermati tutti, dal punto di vista delle relazioni internazionali. Parlo dei meeting in persona, dei congressi che si facevano in presenza prima della pandemia. La ricerca per fortuna non si è mai fermata, e le relazioni internazionali sono andate avanti grazie al contributo della tecnologia e alle piattaforme che ci hanno permesso di fare i meeting face to face come si dice in gergo. Ma sono tutta un’altra cosa rispetto ai tradizionali congressi di una volta”

-Quindi un anno importante per la ricerca e per la scienza?

“Un anno fondamentale come nessuno potrebbe mai immaginare. C’è stato questo ritorno alla normalità, sono ripresi i congressi internazionali, e sono ripresi a pieno regime con migliaia di partecipanti, io oggi sono a Londra di rientro in Italia, e tutto questo è straordinariamente fondamentale per riallacciare rapporti sospesi o interrotti dalla pandemia”.

 

 

-Professore, il suo gruppo di ricerca miete dovunque consensi e ammirazione?

“È importante che questo semmai lo dicano gli altri. Io le posso solo dire che dal punto di vista della ricerca il 2023, per quanto riguarda il mio gruppo, è stato un anno molto proficuo, nel corso del quale abbiamo prodotto una serie di pubblicazioni importanti sulla lotta al cancro, ma anche la nascita di nuove idee di ricerca e di nuove sperimentazioni cliniche con nuovi farmaci e nuove combinazioni di farmaci”.

-Lei crede che il 2024 sarà un anno decisivo ai fini della sua ricerca?

“C’è grande attesa per i dati di studio della fase tre, noi la chiamiamo così, quello che riguarda il trattamento adiuvante con il vaccino RNA messaggero, adesso ha dato il via all’arruolamento anche in Italia, perché potrebbe rappresentare una ulteriore svolta nella lotta contro il cancro. Già l’immunoterapia di per sé è la quarta colonna della terapia contro il cancro dopo chemioterapia radioterapia e chirurgia, e sempre nell’ambito dell’immunoterapia c’è oggi appunto la possibilità di avere dei vaccini personalizzati, e tutto questo sarebbe una ulteriore mossa decisiva per dare scatto matto al cancro”.

 

 

-Sbaglio o la sento piuttosto fiducioso?

“Le ripeto, da questo punto di vista il 2023 è stato un anno molto intenso, per la ripresa delle nostre attività. Da questi nuovi dati in nostro possesso, soprattutto per il 2024, ci aspettiamo non solo la conferma di quello che già sappiamo, ma anche il fatto che la ricerca vada avanti ancora ulteriormente e che possa fornirci un ulteriore contributo per capire meglio quali sono i meccanismi di resistenza, ma anche i meccanismi per prevenire le tossicità, quale è il contributo del microbiota, quanto è importante la dieta, quanto lo stress impatta sull’organismo e come riuscire quindi a utilizzare la combinazione di questi dati per migliorare il beneficio per i nostri pazienti. Mi aspetto dunque per il 2024 un ulteriore anno di intense ricerche, per avere alla fine nuovi dati che ci permettano di aumentare il numero di pazienti che può essere guarito con i trattamenti che abbiamo a nostra disposizione”.

 

 

Il grande oncologo napoletano non lo dice, ma c’è una notizia che nelle settimane scorse ha fatto il giro del mondo ed è stata ripresa dalle grande agenzie giornalistiche specializzate straniere.

L’Istituto nazionale tumori Irccs Fondazione Pascale di Napoli – spiega Paolo Ascierto, che a Napoli presiede l’”Immunotherapy e Melanoma Bridge” di Napoli- è il primo istituto di ricerca a partire nel nostro Paese con l’ultimo step di sperimentazione clinica, e tra i primi al mondo. L’avvio della terza fase di questo progetto contro il cancro è solo di poche settimane fa, con l’arruolamento di pazienti con diagnosi di melanoma radicalmente operato.

-Di cosa parliamo più esattamente professore?

“Di un vaccino che si basa sulla stessa tecnologia adottata per quelli contro il Covid. Si tratta di prodotti che utilizzano mRna sintetici progettati per istruire il sistema immunitario a riconoscere specifiche proteine, chiamate neoantigeni, che sono espressione di mutazioni genetiche avvenute nelle cellule malate”.

-Una nuova forma di prevenzione?

“Non precisamente. Lo scopo del vaccino non è quello di prevenire la malattia, ma di aiutare e supportare il sistema immunitario dei pazienti a riconoscere e ad attaccare più efficacemente il tumore”.

-Cosa ci dicono i dati di raffronto?

“I dati che abbiamo, a due anni dalla somministrazione del vaccino a mRna contro il melanoma mostrano una riduzione del rischio di recidiva o morte del 44% in chi lo ha ricevuto in combinazione con il farmaco immunoterapico pembrolizumab”.

-Un bel traguardo, mi pare di capire, Professore!

“La verità è che ci vorrà qualche anno ancora prima di avere i risultati di quest’ultima fase clinica. La nostra speranza oggi è quella di poter dare una nuova e più efficace opzione terapeutica a quanti più pazienti possibili”.

 

 

-Ma di cancro si muore ancora molto?

“Nonostante ci siano oggi trattamenti molto efficaci per la cura del melanoma purtroppo il 50 per cento dei pazienti con malattia metastatica continua a morire”.

-Da anni lei non fa altro che parlare di prevenzione!

“Ma solo perché la prevenzione rappresenta ancora oggi la forma più importante per combattere i tumori della pelle. In generale, bisogna invogliare quindi le persone a fare visite di prevenzione che purtroppo il covid ha rallentato. Queste campagne di informazione e screening oncologici sono cruciali per aumentare il numero di diagnosi precoci che, assieme a stili di vita adeguati, realmente salvano la vita. Per il melanoma questo si traduce nell’abitudine a sottoporsi a controlli periodici, ma anche ad attenzioni particolari. Per esempio. Il sole va preso nella fascia oraria giusta, prima di mezzogiorno e dopo le quindici, e sempre con adeguata protezione. Inoltre, è importante sempre proteggere bambini, perché le scottature durante l’infanzia predispongono ad un rischio maggiore di sviluppare un melanoma”.

Sette anni e mezzo di sopravvivenza per il 70 per cento dei pazienti affetti di melanoma: sono gli ultimi dati del Congresso Europeo di Oncologia, emersi dallo studio internazionale CheckMate 328 e presentati a Madrid, nell’ottobre scorso, dallo stesso prof Paolo Ascierto, nella sua veste ufficiale di direttore del Dipartimento di Melanoma e Terapie Innovative dell’Istituto dei tumori di Napoli.

Lo studio -spiega il grande oncologo napoletano ai ricercatori di tutto il mondo- ha valutato la terapia adiuvante del melanoma nei pazienti operati per metastasi senza successiva evidenza di malattia, comparando due gruppi per la durata di un anno di terapia.

Il primo gruppo è stato randomizzato a ricevere Nivolumab, mentre il secondo gruppo, in qualità di braccio di controllo attivo, è stato trattato con Ipilimumab. I dati riportati sono frutto di un follow up a sette anni e mezzo, il più lungo tra gli studi clinici di fase tre in adiuvante.

“Sono risultati che confermano la superiorità di Nivolumab in termini di tempo di comparsa delle recidive, e comparsa di metastasi a distanza. La forbice è del 26 per cento di riduzione del rischio di recidiva e 24 per cento di riduzione del rischio di comparsa di metastasi a distanza. Il Nivolumab mostra anche di proteggere con maggior efficacia il paziente dal tempo della seconda comparsa di recidiva”.

 

 

Possiamo dire che siamo difronte ad una vera e propria rivoluzione?

“Nonostante i dati di sopravvivenza specifica di melanoma siano comparabili tra i due gruppi dello studio – dichiara Paolo Ascierto – i risultati migliori di nivolumab in termini di sopravvivenza libera da recidiva, comparsa di metastasi a distanza e il tempo di comparsa della seconda recidiva ottenuti con un follow up di 7 anni e mezzo supportano il suo uso in questi pazienti, di cui il 70% è vivo a conclusione del periodo in analisi. Sono orgoglioso di affermare che la storia di questa neoplasia è cambiata davvero”.

-È vero che al suo progetto sono arrivati finanziamenti importanti da gente comune?

“Quello che posso dirle è che grazie alla visibilità e all’affetto di molti, abbiamo ricevuto quasi quattro milioni di euro investiti in progetti di ricerca sul Covid e in sperimentazioni anche nell’attività oncologica. E grazie a questo abbiamo realizzato un nuovo laboratorio di ricerca, e questo significa nuova speranza per chi viene da noi a farsi curare”.

-Professore, è vero che il Pascale si posiziona oggi al primo posto al mondo per trattamenti di immunoterapia eseguiti in 10 anni, ma con quali esiti già certificati?

“II 50 per cento delle persone colpite dal tumore con metastasi è stata salvata grazie alle nuove cure. E i pazienti in totale sopravvissuti al melanoma sono aumentati di quasi il 70 per cento: tra il 2010 e il 2020, sono passati da 100.910 a 169.900. Ma c’è di più, alcune terapie testate iniziate a Napoli oggi sono accessibili in tutte le strutture italiane, sia per II Covid che per il melanoma, che è il tumore della pelle più aggressivo. Pensi solo che da gennaio 2022 tutti i pazienti e non solo quelli della Campania in cura da noi possono essere curati con la combinazione di due farmaci, il Nivolumab e l’ipilimumab La combinazione dei due farmaci immunoterapici ha incrementato le risposte del 68% e ha ridotto il rischio di progressione della malattia del 20% e di morte del 13% rispetto alla monoterapia con solo nivolumab. Le pare poco?”

 

 

Prima di salutarlo il grande oncologo napoletano ci prega di non sottovalutare nella nostra inchiesta il tema centrale della sua ricerca, che ha un nome ben preciso, “RNA messaggero”.

Pochissimi studiosi -spiegano gli esperti dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano-avrebbero scommesso sul futuro terapeutico dell’RNA messaggero, ma oggi sono proprio queste molecole che stanno facendo la differenza”.

Ma che cosa è l’RNA messaggero?

L’RNA messaggero -sottolineano i ricercatori del Mario Negri di Milano- “è stato scoperto nel 1961, e ricopre un ruolo fondamentale per la sopravvivenza dell’essere umano, essendo indispensabile per produrre le proteine. La ricetta per la produzione delle proteine viene “custodita” sì nel DNA, ma è poi l’RNA messaggero che la distribuisce in tutte le cellule dando informazioni circa il momento e il luogo di produzione. L’RNA messaggero è quindi una sorta di postino che trasmette importanti messaggi alle cellule. Da qui nasce l’idea negli anni ’90 di utilizzare degli RNA messaggeri sintetici a scopo terapeutico: introdurre all’interno delle cellule un’informazione, l’RNA messaggero per l’appunto, per produrre una proteina terapeutica”.

Quanto basta, dunque, per capire il perché il mondo intero invidia all’Italia il lavoro e il team di ricerca che oggi portano il nome di Paolo Ascierto, e che non è solo un oncologo di fama internazionale ma che, come tutti i grandi medici di una volta, ha pazienza, garbo, carisma, senso del rispetto degli altri, e soprattutto una umanità verso i suoi ammalati che qui a Napoli è già una leggenda a parte.

Grazie Professore per tutto quello che fa per la ricerca contro il cancro.

 

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