Brando Benifei: “Ursula von der Leyen chiarisca che non ha cambiato linea. Per l’Europa è l’ultima chiamata”

Parla l'europarlamentare Pd: "La presidente non può prescindere dall'accordo scritto tra Ppe, S&D, Renew, senza cui non è possibile alcuna maggioranza né a sinistra né a destra: non arretrare sul Green deal, difesa dei diritti, riforma dei trattati per un’Ue più integrata. Fitto? Ha fatto un'audizione discreta. E non è vero che i Verdi si siano sfilati"

Von der Leyen Europa
“La contestazione di socialisti, liberali e verdi a Raffaele Fitto si focalizzava sull’inopportunità della vicepresidenza esecutiva, ovvero sulla scelta o meno di includere nella governance europea una forza – l’Ecr – che ha una posizione marcatamente contraria al green deal, alla riforma dei trattati, alla difesa dello Stato di diritto. In sostanza, al programma votato a luglio”. Brando Benifei, eurodeputato del gruppo socialista ed ex capodelegazione del Pd nella scorsa legislatura ripercorre con BeeMagazine lo stallo, appena superato, sulle nomine dei nuovi eurocommissari, e analizza i prossimi passi: “Adesso però la palla passa in mano a Ursula Von der Leyen. La presidente, che chiede il nostro voto in assemblea, chiarisca che questo programma rimane e che non ha cambiato linea”. E i Verdi, assicura, non si sono sfilati: “La presidente li convinca con impegni chiari”.
Alla fine, le commissioni parlamentari hanno dato via libera alla nomina di Raffaele Fitto alla Commissione europea, dopo che per lui si erano spesi anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e gli ex premier Romano Prodi e Mario Monti. Per voi è una buona notizia?

Partiamo da un punto. Non è mai stato messo in discussione il fatto che l’Italia indicasse un commissario esponente di FdI, che a luglio non ha votato la presidente Ursula Von der Leyen e che ha una posizione alternativa alla “maggioranza Ursula” dell’ultima legislatura. E nemmeno che rispetto ad altre possibili indicazioni da parte di Giorgia Meloni, Fitto, da ex europarlamentare, conosca le istituzioni europee. Inoltre, ha fatto un’audizione discreta, migliore di altri commissari.

Brando Benifei, eurodeputato Pd

Brando Benifei, eurodeputato Pd – Pubblico dominio

Infatti, avevate detto che vi riservavate di ascoltarlo in audizione. Eppure, la capogruppo dei socialisti Iratxe Garcia Perez ha messo per iscritto il vostro no, salvo fare retromarcia. Qual è il punto politico?

La contestazione dei Socialisti & Democratici, ma anche di Liberali e Verdi, si focalizza sull’inopportunità della vicepresidenza esecutiva, ovvero sulla scelta o meno di includere nella governance europea una forza – l’Ecr – che ha una posizione marcatamente contraria al Green Deal, alla riforma dei Trattati, alla difesa dello Stato di diritto. In sostanza, al programma votato a luglio.

Nel frattempo però è intervenuto un game-changer: la vittoria di Donald Trump negli Usa. Vede il rischio di una politica del “doppio forno” che sposti a destra l’azione della Commissione?

In questo scenario di voto a pacchetto mi rassicura che Nicola Procaccini, co-presidente dei Conservatori, e il capodelegazione di FdI Carlo Fidanza abbiano detto di aver votato Fitto e non il programma. Adesso però la palla passa in mano a Von der Leyen. Abbiamo fatto un accordo scritto in cui le tre forze senza cui non è possibile alcuna maggioranza né a sinistra né a destra – Ppe, S&D, Renew – si impegnano a mantenere questa impostazione. Non arretrare sulla transizione verde, non abbandonare la difesa dei diritti, sostenere la riforma dei Trattati per un’Ue più integrata. La presidente, che chiede il nostro voto in assemblea, chiarisca che questo programma rimane e che non ha cambiato linea. Serve chiarezza.

Lo stallo sulle nomine è stato causato dall’irrigidimento dei popolari spagnoli contro la vicepremier di Madrid Tersa Ribera. È stata una manovra per mandare in crisi il governo Sanchez?

Certo, il Ppe spagnolo ha cercato di usare le audizioni per colpire Sanchez e quindi per fini di politica nazionale. Ma il Ppe non poteva permettersi di bocciare la candidata socialista più importante perché avrebbe portato al no compatto di tutti i nostri 138 voti. Dunque, quella del Ppe spagnolo era una forzatura che avrebbe destabilizzato il quadro e che ha portato ad uno scontro con i loro stessi colleghi.

Raffaele Fitto durante l'intervento all'Europarlamento - Wikimedia Commons

Raffaele Fitto durante l’intervento all’Europarlamento – Wikimedia Commons

Garcia Perez non poteva evitare di mettere per iscritto un no che si sarebbe dovuta rimangiare? Vi ha messo in difficoltà come delegazione italiana?
Guardi, ancora ieri la nostra capogruppo ha ribadito che la nomina di un vicepresidente appartenente al gruppo dei conservatori è un errore. Lavoriamo perché Von der Leyen operi con chiarezza politica che le faccia recuperare il consenso di luglio. Proprio perché ha vinto Trump non bisogna avere in mezzo alle decisioni forze che vogliono indebolire l’Ue.  Come FdI, che vuole mantenere il diritto di veto e difende un impianto intergovernativo. La nostra battaglia è politica: si riparta dall’accordo tra Ppe, S&D, Renew e Verdi.
I Verdi non si sono già sfilati dopo la nomina di Fitto?

No, non è così. I Verdi italiani hanno preso posizione per il no, ma i Verdi europei valuteranno dopo aver incontrato, martedì, la presidente. Sarà un momento decisivo: Von der Leyen dovrà assumersi impegni chiari e dovrà convincerli.

Mercoledì 27 ci sarà il voto finale all’Europarlamento sulla Commissione. Ci sono già le defezioni annunciate dei socialisti tedeschi e francesi e di molti liberali francesi. Von der Leyen rischia?

Secondo il mio pronostico, no. Ha già dimostrato di sapere fare le scelte giuste, penso al Green deal, al Next Generation Ue, alla fase Covid e alla guerra in Ucraina. La difficoltà sono iniziate quando, ad esempio sull’immigrazione, ha aperto alla destra. Sono fiducioso che abbia imparato e che chiarirà l’impianto politico della sua Commissione. Non abbiamo bisogno di discorsi nazionalistici: le idee di Marion Le Pen, del Pis e dell’ultradestra rumena, partiti che appartengono alla forza politica europea di Giorgia Meloni, sono sbagliate e dannose. Uso un paradosso. Diciamo “Europe First” per essere uniti, avere un ruolo e una voce, evitando di diventare marginali rispetto a Usa e Cina.

L'ex premier Mario Draghi - Wikimedia Commons

L’ex premier Mario Draghi – Wikimedia Commons

Trump è stato appena eletto e ha già fatto la sua squadra, comprese le sostituzioni dopo le bocciature. Von der Leyen è stata votata a luglio e ancora non siamo certi che governerà davvero. Non sono anzitutto le tempistiche a condannare l’Ue alla marginalità?

Sono molto d’accordo. È importante che nel programma sia contenuto il sostegno esplicito alla riforma dei trattati: è un passo cruciale. Il parlamento ha varato una proposta per un’Europa più integrata e con meno veti, adesso devono esprimersi i governi nazionali. Purtroppo mancano leader capaci di dare una spinta al processo delle riforme che è in stallo dal fallimento della Costituzione Ue.

Per l’Europa è l’ultima chiamata?

Sì, altrimenti il rischio è quello evocato da Mario Draghi: l’Ue regredirà a semplice mercato o, nel peggiore dei casi, si disgregherà.

 

Federica FantozziGiornalista

L’Ue, il mercato, la competitività: brevi cenni sul declino (evitabile) di una balena chiamata Europa
Il discorso di Ursula Von der Leyen nell'aula del Parlamento europeo a Strasburgo

L’Europa non è una federazione di Stati, come potrebbe essere l’America, ma non è neanche il prodotto di un’intesa una Read more

Ulrich Ladurner: “Von der Leyen governa l’Europa secondo la regola del divide et impera: ha imparato molto da Merkel”
Von der Leyen Europa

Ulrich Ladurner, giornalista e scrittore, è corrispondente da Bruxelles del settimanale tedesco Die Zeit. Ma prima è stato per lunghi Read more

Europee, grandi movimenti alla destra del Ppe

C’è un grande movimento a destra del Ppe in vista delle elezioni dell’8 e 9 giugno prossimi. In Italia, per Read more

Scenari – La “solitudine” di Giorgia

Tra l'urgenza di costruire una forte classe dirigente e la necessità di progettare un partito nuovo di stampo liberal-conservatore di Read more

Tags: , , , , , , ,
Articolo successivo
Cardinale Filoni: vi racconto i rapporti tra Benedetto XVI e il presidente Napolitano
Articolo precedente
‘’Donelon’’, ossia Donald & Elon: un ircocervo governerà gli Stati Uniti d’America?

Menu