Nocerino: Affiancare i Paesi candidati membri UE altrimenti rischiamo nuovi casi Ungheria

Intervista al direttore di Opinio Juris

Tante priorità per l’Unione Europea a partire dalla tutela dei valori e dei principi ma anche puntare ad un allargamento “salutare” che non intacchi l’identità dell’Ue. Abbiamo parlato con il direttore di Opinio Juris ed analista geopolitico Domenico Nocerino delle prossime elezioni europee e del destino dell’organizzazione continentale.

 

Quali sono gli aspetti da potenziare nell’Ue?

Consideriamo che l’Ue è un’organizzazione molto complessa e con 27 Paesi Membri. Diversi aspetti vanno potenziati: a partire dalla coesione economica poi la sicurezza e la difesa comune – uno dei grandi problemi dell’Unione su cui bisogna fare di più.

Bisogna affrontare meglio la questione dei cambiamenti climatici: è necessario spingere di più, ci sono stati rallentamenti dopo la guerra in Ucraina. C’è poi la politica migratoria che diventa un fenomeno difficile da controllare anche a causa della crescita della popolazione africana: qui servono norme che disciplinino l’integrazione.

Infine il discorso riguardante la democrazia: diminuisce l’affluenza e i cittadini europei sentono ancora distante l’Ue: le decisioni sono spesso poco radicate sul territorio e vengono prese in modo troppo autonomo rispetto ai governi nazionali. Serve maggiore responsabilità da parte dei leader europei sotto questo punto di vista.

A 15 anni di distanza serve un nuovo trattato?

È un tema molto complesso. Per alcuni serve, vista la crescita dell’Ue e il tempo che è passato dal 2009. La negoziazione e l’approvazione durano molto, un nuovo trattato potrebbe portare a controversie e divisioni.

Forse sarebbe meglio riformare Lisbona ma molto dipenderà da quello che succederà nei prossimi anni. Eventuali nuovi ingressi potrebbero condizionare le esigenze comuni.

Come si attua la politica estera comune? Può essere realizzata?

Rispetto a prima ci sono stati progressi. L’Ue ha facilitato la creazione mettendo su il Servizio europeo per l’azione esterna ma resta il problema che l’Unione è composta da diversi Stati con diverse “politiche estere”. Finché l’interesse nazionale resta prioritario rispetto a quello europeo sarà difficile, abbiamo delle figure ma lasciano il tempo che trovano.

Spesso quando ci sono problemi concreti alcuni Stati prendono la propria iniziativa. Alcuni Stati sono stati molto sensibili alla causa ucraina, altri invece un po’ meno. La politica estera europea servirà a coordinare quella dei vari Stati ma per una vera e propria politica comune ci vorrà parecchio tempo.

Difesa comune e settantacinquesimo anniversario della Nato: serve una forza che sostituisca la Nato o che sia complementare?

Oggi l’Ue lavora bene con la Nato e sarebbe logico pensare a qualcosa di complementare. Al momento risulta difficile pensare a un esercito europeo nell’immediato. La missione Aspides partita lo scorso 19 febbraio ha scopo difensivo – non come la Prosperity Guardian statunitense – questo è un buon modello per integrare i contingenti militari.

Stato di Diritto: il caso Salis e l’Ungheria, ad oggi come si può affrontare un caso del genere?

Quando abbiamo allargato l’Ue a Paesi che arrivano a strutture diverse abbiamo dimenticato che non ci sono meccanismi democratici ben oliati come i nostri. Il caso Salis è diventato prima di tutto un caso politico piuttosto che giudiziario: l’Ungheria chiede il rispetto della sua magistratura.

Dal nostro punto di vista lo Stato non può intervenire sulla magistratura ma a Salis va garantito un trattamento umano: è impensabile vedere scene come quelle che arrivano dall’Ungheria. L’Europa deve fare pressione ma paghiamo lo scotto di aver reso questo caso politico.

Negli ultimi anni si fanno sempre più strada le forze di estrema destra: è probabile?

Difficile che Conservatori ed identità e democrazia possano andare insieme. Il gruppo Conservatore vuole distaccarsi dagli estremisti spostandosi verso il centro dando l’idea di un partito conservatore solido. Potrebbe esserci un’alleanza tra Ppe e il gruppo europeo al quale appartiene Meloni.

Il Ppe controlla una decina di governi all’interno dell’Ue. In Italia e in Finlandia c’è anche un appoggio tra centrodestra ed estrema destra, pensare in Europa ad un modello simile però è complicato.

Allargamento: quale futuro per l’Europa? Moldavia e Ucraina possono entrare nell’Ue?

Sinceramente sono sempre stato critico sull’allargamento verso l’Est. Si inseriscono nel recipiente europeo Paesi molto differenti. Si tratta di Stati con problemi di democrazia e tanta corruzione, con la loro presenza – allo stato attuale – si rischia la perdita dell’identità europea: ci sono grandi differenze con gli ex membri del Patto di Varsavia.

Servirebbe un aiuto e un affiancamento per un periodo da parte dell’Ue. Ci sono Paesi balcanici anche che vorrebbero entrare ma sarebbe difficile contenere tutti.

Il problema principale sono i confini caldi?

È un rischio importante. La pace che verrà stipulata non prevederà la presenza di Zelensky e immagino che l’ingresso dell’Ucraina nell’Ue potrebbe essere una condizione portando i confini nei territori non occupati dalla Russia.

Rischiamo confini europei sul fronte russo, sarà una gestione non semplice.

 

 

Francesco Fatone Giornalista

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