Mitsotakis dimostra: sono i risultati economici a guidare le scelte elettorali dei cittadini

La vittoria di Mitsotakis in Grecia è l’esempio lampante di come oggi i temi economici risultino sempre più decisivi all’interno delle urne, mentre lo sventolamento di bandierine identitarie siano solo un contorno. Alla fine della legislatura, infatti, il bilancio sull’operato di governo si effettua principalmente sui dati economici. E, soprattutto, rispondendo a queste domande: Quanto è cresciuto il Paese? Quanto è diminuito il debito pubblico?

Di quanto è aumentata l’occupazione?

Ecco perché, come nel 2019 la difficile situazione economica aveva mandato a casa Tsipras, il cui governo fu dettato dall’adesione inizialmente esitante e successivamente sempre più decisa, all’austerità imposta dalla Troika, alle elezioni dello scorso 23 maggio i risultati economici dei quattro anni di governo guidati dal primo ministro Mitsotakis si sono rivelati decisivi.

 

Mitsotakis

 

Quattro anni fa l’insorgere delle problematiche sociali, ma soprattutto il crollo di pensioni e salari (ancora oggi decisamente bassi), con la svendita massiccia degli asset pubblici e la firma, mai perdonata, del “terzo memorandum” aveva sancito la rottura tra il partito Syriza e il suo elettorato; oggi, la crisi lasciata alle spalle, pur con la sussistenza di numerosissimi problemi irrisolti, premia Kyriakos Mitsotakis.

Le elezioni in Grecia sono, quindi, da considerare, anche qui in Italia, un tema economico, non per le conseguenze del voto, ma perché l’economia è stata la base del successo inequivocabile del governo uscente guidato da Mitsotakis, il quale ha staccato di oltre venti punti, appunto, Tsipras e l’ex ministro Varoufakis, finito addirittura fuori dal Parlamento.

 

Tsipras

 

Sull’esito elettorale hanno avuto, dunque, un grosso impatto i dati economici, in netto miglioramento, i quali hanno visto crescere la Grecia dell’8,4% nel 2021, del 5,9% nel 2022, con previsioni sul 2023/24 più che buone. Lo spread greco è più basso di quello italiano, le finanze pubbliche, il vero problema che portò al commissariamento della Grecia, misurano un debito pubblico più basso dal 2012, certamente favorito da un’alta inflazione che riduce il valore reale del debito. Con la crescita è poi diminuito il tasso di disoccupazione, che rimane ancora alto (oscillando tra il 10 e l’11%), ma lontanissimo dal picco del 22% raggiunto durante gli anni dell’austerity.

 

Varoufakis

 

Anche il settore bancario è finalmente in salita, con i prestiti inesigibili che sono passati, tra il 2016 e oggi, dal 50% al 7%.

Nelle ultime settimane, inoltre, dal punto di vista azionario si è assistito ad una ripresa esponenziale, e anche le agenzie di rating hanno riconosciuto questa nuova svolta greca, non considerando più “spazzatura” i titoli greci, come dimostra la valutazione di Standard&Poor’s, che ha contestualmente rivisto al rialzo le prospettive del Paese alzandole da stabili a positive.

Si è, inoltre, assistito, sia ad un’esplosione delle esportazioni, con un importante ritorno dei capitali stranieri dopo la fuga del 2010, sia al ritorno del turismo ai livelli pre-pandemici.

È necessario sicuramente affermare che, nonostante questi dati macroeconomici, attualmente un greco su tre vive sotto la soglia della povertà, ed ogni anno si assiste all’aumento dell’esodo dei giovani laureati, ma è evidente che la stabilità che il Paese ha iniziato ad intravedere dopo gli anni difficilissimi in cui corse il concreto rischio di uscire dalla moneta unica, ha giocato un ruolo fondamentale, premiando colui che ha guidato la Grecia fuori dalla pesante crisi.

Rispetto ad altri temi (alcuni molto seri, come ad esempio il disastro ferroviario di Tempe, figlio dei gravissimi problemi che toccano le infrastrutture greche o lo scandalo delle intercettazioni che ha coinvolto il governo) l’economia ha, dunque, prevalso, con i dati economici che si sono rivelati l’elemento decisivo in questa tornata elettorale.

Così come in Turchia, ove proprio per la difficile situazione economica in cui versa il Paese, Erdogan, per la prima volta dopo vent’anni è stato costretto al ballottaggio, conquistando la rielezione, ma con un voto risicatissimo, il caso delle elezioni in Grecia dimostra come la variabile economica sia sempre più spesso l’elemento decisivo delle elezioni.

Domenica 25 giugno, giorno in cui si terrà il secondo turno delle elezioni parlamentari, scopriremo, quindi, se anche in questa seconda tornata elettorale Mitsotakis otterrà il bottino di voti che gli permetterà, anche grazie alla nuova legge elettorale da lui stesso voluta, la quale prevede un premio di maggioranza, di portare a casa la maggioranza in grado di formare il governo.

La lezione greca suggerisce anche al governo di Giorgia Meloni un’importante riflessione.

 

 

In un periodo in cui si discute in maniera sempre più decisa, all’interno dello scenario politico italiano, di piantare bandierine identitarie, come ad esempio una legge più severa per punire la maternità surrogata, la maggioranza farebbe bene a far memoria e ricordare quali sono i risultati decisivi su cui si giocherà la riconferma, non perché non sia importante la battaglia politica, ma perché alla fine dei (probabili) cinque anni di governo il giudizio sul suo operato partirà dalle famose domande indicate sopra: quanto è cresciuto il Paese? Di quanto è diminuita la disoccupazione? È aumentato o diminuito il debito pubblico?

 

Francesco SpartàGiornalista

Castelli: Salvini? irreversibile declino politico. Lega tradita, Nord senza rappresentanza

Roberto Castelli ha lasciato la Lega dopo 40 anni e ha formato un suo movimento politico. Marco Reguzzoni, anch’egli importante Read more

Assassinio di un filosofo, Giovanni Gentile

È triste che un filosofo venga ricordato più per la sua morte che per la sua vita, e magari più Read more

Benedetto Croce e il putinismo

Mentalmente m’indirizzo a loro, parlo con loro, in quel futuro mondo che sarà il loro, per avvertirli che lascino stare, Read more

Via della Seta, perché l’Italia vuole uscire dall’accordo con la Cina? Intervista a Paolo Alli

L’Italia abbandona la Via della seta: è questo l’argomento del nuovo episodio del format Skill Pro, con protagonista Paolo Alli, Read more

Articolo successivo
Garibaldi e la marchesina diciottenne. La ripudiò un’ora dopo averla sposata
Articolo precedente
Antica stamperia Trevi, un gioiello d’arte e di tradizione nel cuore di Roma. Sergio Franci: urge una legge di salvaguardia per le botteghe storiche

Menu