La squadra della Commissione di Ursula von der Leyen passa all’esame della plenaria del Parlamento europeo. Con 370 sì, 282 no e 36 astensioni, la leader tedesca riesce ad ottenere il placet del Parlamento, ma perde consensi rispetto al mandato per la formazione della Commissione. A luglio i sì furono 401.
La fiducia alla squadra presentata da von der Leyen ha subito le ripercussioni dei forti confronti interni alla maggioranza, con le posizioni dei popolari e dei socialisti che hanno toccato, soprattutto sulle candidature dei vicecommissari Raffaele Fitto e Teresa Ribera, momenti di alta tensione.
Aprendo il dibattito parlamentare, la presidente Von der Leyen ha illustrato il proprio piano per questo mandato. Un mandato che, considerando le turbolenze geopolitiche in atto nel quadrante sud e nord orientale dell’Unione europea insieme alle incognite derivanti dal secondo mandato di Donald Trump, sarà decisivo per il futuro dell’Unione.
La libertà europea? Non è gratuita
La libertà europea – ha esordito la presidente – non è gratuita né garantita. Le nuove minacce geopolitiche che sta affrontando l’Ue e i singoli stati membri impongono l’obbligo di fare “scelte difficili”, ovvero “significa investire massicciamente nella nostra sicurezza e prosperità. E soprattutto significherà rimanere uniti e fedeli ai nostri valori. Trovare il modo di lavorare insieme e superare la frammentazione”.
Nel momento della difficoltà, nell’epoca in cui le forze centrifughe (sia interne che esterne) stanno mettendo alla prova la solidità dell’Unione, la presidente della Commissione ha ribadito la necessità di prendere coscienza che lo scenario è mutato e che la nostra generazione di europei dovrà “lottare ancora una volta per la libertà e la sovranità”.
Se la Russia, che preme sul versante orientale, spende fino al 9% del suo Pil per la difesa, l’Europa non può – secondo la presidente – spendere in media l’1,9%. Per questo la von der Leyen ha sostenuto che “la nostra spesa per la difesa deve aumentare. E abbiamo bisogno di un mercato unico della difesa”.
I pilastri del rapporto Draghi
La ricetta di Von der Leyen per affrontare le sfide della contemporaneità sono i pilastri delineati dal rapporto di Mario Draghi sulla competitività europea: il primo è colmare il divario d’innovazione che, giorno dopo giorno, si dilata nei confronti degli Stati Uniti e la Cina; il secondo riguarda un piano comune che possa portare ad un processo di decarbonizzazione che, però, non deve andare a scapito della competitività e, infine, il terzo concerne l’aumento della sicurezza collettiva, diminuendo sensibilmente le dipendenze dell’Unione europea dagli altri player globali.
La bussola della competitività che guiderà il nuovo mandato Von der Leyen dovrà tenere conto delle difficoltà che le imprese europee stanno affrontando, cercando di coadiuvare lo sviluppo di un’economia che ha idee, ma non sempre riesce ad attuarle. Infatti, ha sostenuto la von der Leyen che la quota globale di domande di brevetti in Europa è in linea con quanto prodotto dai suoi competitor statunitensi e cinesi, ma di queste domande, solamente un terzo riesce a trovare una sua realizzazione.
Ventisette barriere commerciali
Questo avviene perché, a differenza degli altri mercati, quello europeo deve fare ancora i conti con 27 diverse barriere commerciali. Per superare questo ostacolo e rilanciare la competitività europea la Commissione ha intenzione di investire di più e meglio per “rendere più facile la crescita in Europa”.
Nonostante le evidenti difficoltà, la Commissione ha ottenuto il consenso della maggioranza parlamentare, un consenso che non è stato facile da guadagnare ma che, come ha ricordato la presidente, si basa su ciò che rende forti le democrazie, ovvero la capacità di “superare divisioni e forgiare compromessi”: due segni distintivi di “ogni democrazia viva”.