Nel recente cinquantesimo del referendum sul divorzio, abbiamo intervistato il dott. Giorgio Ceccarelli, presidente della Associazione Figli Negati, fondata nel 2004 e promotore del Movimento pacifista Armata dei Padri.
Oggi in Italia molti matrimoni naufragano e le separazioni e i divorzi sono tornati ai livelli pre Covid. Il rapporto Istat “Matrimoni, unioni civili, separazioni e divorzi” per l’anno 2021 conta un forte aumento di separazioni (97.913, +22,5% rispetto al 2020) nonché di divorzi (83.192, +24,8%).
L’ultimo rapporto Istat, del dicembre 2023, rileva che nell’ anno precedente le separazioni sono state complessivamente 89.907 (-8,2% rispetto all’anno precedente) mentre i divorzi sono stati 82.596, stabili rispetto al 2022 (-0,7%) ma con una notevole diminuzione (il 16,6% in meno) nel confronto con il 2016, l’ anno in cui fino ad oggi sono stati più numerosi (un numero altissimo, 99.071).
La richiesta di separazione nella stragrande maggioranza dei casi parte dalle donne.
In pratica con la normativa attuale la maggior parte delle separazioni consensuali sono tali solo di nome, perché la legge sul divorzio del 1970 inquadra la separazione come diritto soggettivo potestativo senza dare all’ altro coniuge dei veri strumenti giuridici per difendersi dalla iniziativa di chi se ne vuole andare.
In questa situazione ci interessa sentire la voce dei padri separati, che in Italia sono tantissimi (circa quattro milioni) e che molto spesso pagano duramente (ed in moneta sonante) la scelta di rompere dell’ altro coniuge.
Presidente Ceccarelli, oggi in Italia chi paga le conseguenze del divorzio? non le sembra che ci sia un certo squilibrio tra i coniugi e che oggi, in Italia, i mariti prima ed i padri poi siano trattati dalla legge e dalla prassi in modo ingiusto?
Oggi nella quasi totalità delle separazioni che coinvolgono un minore (circa il 94%) il padre è tenuto al pagamento di un assegno di mantenimento, il cui importo varia in relazione a vari fattor(donna lavoratrice o meno, numero dei figli, assegnazione della casa e pagamento o meno della rata del mutuo) .
Secondo diverse stime tale assegno incide sul reddito netto mensile in misura che va dal 29% fino al 50% . Come se non bastasse nel 69% delle separazioni che coinvolgono un minore la casa coniugale è assegnata alla madre, mentre se il padre e’ intestatario del mutuo può rimanere obbligato al pagamento delle rate in aggiunta all’assegno di mantenimento.
Va ricordato che le spese sostenute per il mantenimento dei figli, come l’assegno di mantenimento o le rate del mutuo della casa non assegnata, non sono fiscalmente deducibili (diversamente dall’ assegno di mantenimento della moglie separata) e di per se’ non contano ai fini dell’ assegnazione di case popolari o per misure di sostegno al reddito, escludendo così molti padri separati dall’accesso a queste provvidenze.
In questo modo su quattro milioni di padri separati almeno un quinto (si parla di 800.000) vivono sotto la soglia di povertà; di questi circa mezzo milione, un numero altissimo, non sono nemmeno in grado di far fronte alle spese minime di sostentamento, dipendendo dall’aiuto della famiglia di origine quando c’è) o da istituti caritatevoli. In pratica i padri separati spesso vanno a mangiare alla Caritas e dormono in macchina.
Lei da anni ed anni si dedica alla tutela dei padri separati. Molto spesso la decisione di impegnarsi nasce da una storia personale. Nel suo caso come è andata? ce lo vuole raccontare?
Io sono un padre separato dalla storia particolare. Nel ‘96, dopo quattro anni di separazione, finisco in galera per un complotto di famiglia ordito dalla mia ex suocera.
Mentre stavo ad Alatri (FR) mi mettono cento milioni di vecchie lire di cocaina pura dentro l’auto e la polizia mi arresta mentre stavo in macchina con mia figlia.
Avevo “il torto” di non aver dato il passaporto a mia figlia di solo 9 anni, visto che la mia ex voleva trasferirsi in Grecia con il suo nuovo compagno greco.
Faccio otto giorni di galera a sciopero della fame. Esco miracolosamente (sto sul libro dei miracolati di Padre Pio).
A Frosinone, il tribunale condanna in primo grado la mia ex suocera, un detective che aveva organizzato tutto e un maresciallo della Finanza; nove anni di galera alla ex suocera ed al detective privato. Il detective era stato pagato dalla ex suocera (rea confessa) che non ha fatto un giorno di galera e non ha versato neppure un euro.
Al maresciallo sei anni. Una provvisionale di 100.000 euro mai pagata (solo 30.000 girati al mio avvocato e piccola ritenuta dallo stipendio del sottufficiale) ma non mi concedono il blocco dei beni, così i colpevoli si liberano di tutto.
In appello a Roma maxi sconto di pena senza aver saldato la provvisionale.
Nessuno è finito in galera. Nessuno ha pagato. Il funerale della giustizia.
Lo Stato ha premiato i colpevoli e ha condannato la vittima.
Io sono laureato in legge, non feci più l’esame di Stato per diventare avvocato.
Uscito dal carcere avevo due scelte: vendicarmi e fare del male a qualcuno o cambiare l’Italia. Scelsi la seconda opzione e fondai nei primi anni del 2000 l’Associazione Figli Negati che ha nello statuto la mancanza di quote associative a pagamento. Ho pagato tutto di tasca mia fino ad oggi.
Della sua vicenda personale non si è parlato anche in un recente film?
Sulla mia storia hanno fatto una docufiction romanzata in Rai (presentato a Domenica in) e un film intitolato Altri Padri, uscito al cinema e in Rai. Sono fiction che prendono alcuni spunti dalla mia vicenda.
Credo che se un giorno un produttore finanzierà un film sulla mia storia con i fatti veramente accaduti e che nessuno conosce vincerà l’Oscar come film dell’anno. Ho visto la galera e ho trasformato il male in bene, la sconfitta in vittoria e soprattutto come mi ero ripromesso ho cambiato l’Italia. I film presentati fino ad oggi sono tutte finzioni. Quello che è capitato a me non è successo a nessun papà del mondo. Nessuno ha realizzato dopo la separazione quello che ho fatto io. I fatti dimostrano tutto.
Verba volant, scripta manent.
In tutti questi anni quali sono state le principali iniziative promosse dalla sua associazione? Ci ricorda una vittoria e una sconfitta, un’opportunità persa?
Cito alcune tra le più grandi vittorie ottenute o proposte innovative dopo anni di silenzio e di boicottaggio contro i diritti dei padri separati.
- nel 2005 dopo due manifestazioni davanti al Ministero dell’Istruzione siamo riusciti ad ottenere la circolare scolastica del ministro Letizia Moratti per le scuole pubbliche e private, sulla base della quale entrambi i genitori separati possono avere la copia della pagella e possono parlare con i professori dei figli. Oggi sembra tutto ovvio ma non era cosi, perché se la madre collocataria del figlio diffidava il preside e i professori a parlare con l’ex e a consegnare la copia della pagella l’ex marito doveva fare riscorso al Tar. Una follia di inciviltà.
- nel 2006 dopo numerose marce, sit in e iniziative varie insieme ad altre Associazioni abbiamo sostenuto l’Affido Condiviso. Il nostro merito è stato riconosciuto pubblicamente più di una volta dai due artefici della Riforma, come il deputato ed avvocato Maurizio Paniz ( PdL) e la senatrice Emanuela Baio Dossi ( La Margherita – PD).
- nel 2010, dopo diverse iniziative ottenni l’apertura della prima Casa del papà di Roma per i papà poveri. Da quell’anno in poi ne vennero aperte altre in numerose città italiane. Purtroppo la casa di Roma l’hanno chiusa nel 2018, e quindi a Roma non c’è più una struttura per i papà separati.
- dal 2010 le due Associazioni da me presiedute ( Figli negati e I Love Papà) hanno portato avanti la mia richiesta della istituzione della Festa nazionale dei Figli. Ad oggi l’hanno approvata tredici Comuni. C’è un Disegno di Legge in Senato presentato dal sen. Andrea de Priamo, una Proposta di Legge nella Regione Lazio promossa dal Consigliere Angelo Tripodi e una Mozione al Comune di Roma promossa dalla consigliera comunale Mariacristina Masi.
- Il 12 aprile di quest’anno sono stato invitato dall’istituto tecnico Galileo Galilei di Arezzo per parlare del mio progetto contro il femminicidio e per la festa nazionale dei Figli. Duemila studenti presenti al palasport hanno votato all’unanimità la loro festa. Non sono soprammobili di casa ma membri attivi della famiglia. Non più solo la Festa dei Nonni, del Papà, della Mamma ma anche dei Figli.
E cosa ci dice sul triste fenomeno del femminicidio? Può illustrare il progetto a cui prima faceva cenno?
Parto dalla considerazione che il Codice Rosso ha fallito. Il matto non ha paura dell’ergastolo, del braccialetto e dell’allontanamento, sul punto ho già reso delle dichiarazioni nello scorso dicembre nel corso della trasmissione televisiva Chi l’ha visto? di mercoledi 7 dicembre, poi riprese dalle agenzie di stampa.
In sostanza noi siamo contrari all’allontanamento in case famiglia delle donne vittime di violenze e, spesso, dei figli, ma proponiamo invece una sorta di ‘domicilio coatto’ in strutture protette, per i mariti violenti. Non un carcere, ma una struttura in cui sarebbero liberi ma seguiti da personale specializzato. Per prevenire la violenza di genere, oltre ad un intervento immediato di fronte ad evidenti segni di violenza in un accesso al Pronto soccorso, va rovesciato il modo in cui in Italia si cerca di proteggere vittime. “Quando le donne subiscono violenze da parte dei loro conviventi vengono messe in case famiglia con i loro figli e il giudice stabilisce per l’uomo una distanza di sicurezza da rispettare. Purtroppo, però l’uomo violento non ha paura della legge, né di finire in galera e spesso continua a cercare la compagna per vendicarsi; quest’uomo va disinnescato prima e solo così si hanno molte più probabilità che poi venga curato e possa riprendere una vita normale”.
E allora che si dovrebbe fare?
Si deve ribaltare il concetto: la vittima deve essere protetta e il colpevole deve essere frenato. La vittima tra i due è la moglie e dobbiamo proteggerla, piuttosto bisogna mettere gli uomini pericolosi in queste strutture di sicurezza, metterli in condizioni di non poter far del male a nessuno e di curarsi. Non è un carcere, sarebbero liberi, ma verrebbero protetti, seguiti da psicologi e psichiatri che li aiutino a capire qual è il problema. Il violento è solitario, non si sfoga, si sente perseguitato, diventa paranoico e la solitudine fa aumentare il suo stato di pericolosità. Noi chiediamo un approfondimento ed una riflessione.
C’è chi parla anche di casi di false denunce
Va ovviamente condannato anche il fenomeno delle false denunce, di tutte quelle donne che per ripicca o vendetta si inventano di sana pianta di essere state maltrattate o violentate dai mariti, che li accusano di pedofilia, denunce che finiscono per far del male alle donne che hanno subito violenza. Questi casi vanno individuati e determinate persone vanno punite severamente, la legge non può farla passare franca, perché altrimenti ci saranno tante altre donne che penseranno di poter far del male a un uomo senza rischiare nulla. Ovviamente una legge quale quella che noi proponiamo avrebbe valore per entrambi i generi, siano uomini o donne la violenza non è mai una soluzione. Se questa legge fosse stata applicata dieci anni fa si sarebbe salvato il 90% delle donne… e degli uomini”.
Un’ altra vostra iniziativa è quella del Daddy’s Pride. Come si svolge? e quando avete iniziato?
Dal 2004 ho organizzato il Daddy’s Pride con 25 marce mondiali dei padri separati a Roma, Vienna, Parigi, Berlino, Ginevra, Berna, Praga e Bratislava. I padri marciano per difendere i diritti inviolabili dei figli di amare due genitori e quattro nonni. Per mancanza di concorrenza sono l’unico al mondo a farla da 20 anni. I manifestanti si incontrano in una piazza. C’è un Comizio aperto a tutti e poi si marcia con gli striscioni e i cartelli.
Un altro grosso problema è la crisi della famiglia italiana che porta con sé il crollo demografico. Del resto oggi vediamo che non ci sono più matrimoni e che ci sono sempre meno figli, inoltre i pochi giovani si trasferiscono all’ estero. Anche in meridione, grande serbatoio demografico italiano, hanno smesso di sposarsi e di fare figli per cui il sud perderà più abitanti del Nord.
Non si sposa nessuno e chi lo fa non fa figli perché con questa legge che li penalizza fortemente gli uomini hanno il terrore della separazione. L’uomo sa di perdere mezzo stipendio, la casa e soprattutto l’amore e la presenza costante dei figli. E dunque quando finisce l’amore deve subentrare un vero contratto firmato prima del matrimonio. E’ l’unica tutela che serve all’uomo italiano per convincerlo a sposarsi anche più di una volta e a fare figli. In questa situazione disastrosa io ho proposto pubblicamente da 20 anni il contratto prematrimoniale. Solo in questo modo un uomo può sposarsi senza correre grossi rischi come accade oggi. Oggi un giudice in 20 minuti nella udienza presidenziale decide il destino di due genitori, dei figli e dei nonni che non conosce. L’Italia ha un popolo in estinzione. Più morti che nascite ogni anno fino all’estinzione totale. Tra 50 anni il popolo italiano si sarà estinto e la maggioranza sarà musulmana.
E una sconfitta, qualcosa che non siete riusciti a fare?
La sconfitta più grande del Movimento dei padri è l’indifferenza totale dei padri separati famosi e potenti che non hanno mai appoggiato le nostre (e loro) richieste di parità dei sessi dopo la separazione. Questi padri facoltosi pensano a risolvere da soli i loro problemi senza partecipare verbalmente o solo fisicamente alle nostre iniziative.
Un’altra sconfitta è quella riguardante la consolidata impunità del genitore rapitore dei figli. In Italia la chiamiamo “sottrazione di minore”. All’estero la chiamano rapimento e si va in galera. In Italia ci sono migliaia di bambini rapiti dal genitore collocatario che è quasi sempre la madre. I bambini vengono massacrati perche gli viene negato l’amore del padre e dei nonni paterni. Noi abbiamo chiesto di chiamare questo reato con un termine più vicino al resto del mondo… rapimento con le conseguenze appropriate per i reati di questo livello. Ancora oggi siamo spettatori impotenti di un delitto commesso soprattutto in danno dei figli.
La sua associazione ha seguito la questione del suicidio dei padri separati? Sul punto c’ è poca attenzione e qualcuno la ha anche ridimensionata, lei che numeri ci da??
In noi abbiamo sollevato sempre, fin dai primi anni del 2000 , il problema dei padri separati che si sono suicidati dopo la separazione per la mancanza dei figli, di un rapporto con loro. Ho ideato il Memorial Day che dal 2006 celebriamo ogni anno il 7 aprile perchè quel giorno del 1996 Antonio Sonatore, un maestro elementare di Aosta, si tolse la vita dandosi fuoco davanti al tribunale di Aosta.
Ne ho già parlato in una mia intervista ad un noto quotidiano, ricordando che il povero Sonatore protestava da tempo per la decisione dei giudici di permettergli di vedere la figlia solo una volta al mese.
L’ informazione segue le vostre battaglie? vi da’ spazio? e Il servizio pubblico cosa fa?
Il Servizio Pubblico ci censura da 15 anni contro le pari opportunità tutelate dalla legge e dai ministri preposti. Abbiamo manifestato davanti alla sede della Rai con il bavaglio alla bocca.
Pochi giorni fa, ho indossato la maglietta “No bavaglio ai padri separati” e ho aderito all’appello “contro il bavaglio del potere politico all’informazione” organizzato dal sindacato dell’Usigrai per i giornalisti e per tutte le Associazioni davanti alla sede della Rai. In tre ore hanno dato la voce a tutti compresi i rappresentanti della Casa Internazionale delle Donne e del Movimento Gay che organizza ogni anno la loro marcia LGBT. Non mi hanno dato l’opportunità di parlare in rappresentanza di 4 milioni di padri separati, di otto milioni di nonni paterni e di 5 milioni di figli dei separati. Al termine del comizio ho chiesto per quale motivo mi avevano messo il bavaglio impedendomi di parlare. Ho avuto solo espressioni di scherno. La Polizia presente mi ha chiesto i documenti. Ho fatto presente che non avevo disturbato la loro iniziativa perché era finita e io da libero cittadino posso dire ad alta voce quello che voglio. Sono stato malissimo perché non mi sarei mai aspettato di vivere un giorno di fantascienza di quel livello. I giornalisti che manifestano contro il bavaglio messo ai giornalisti dal Governo e i padri separati con il bavaglio messo dagli stessi giornalisti. Sono morto dentro con il bavaglio alla bocca. Dopo 25 anni pensavo di averle viste e vissute tutte ma questa esperienza mi ha veramente ammazzato.
Come concludiamo questa intervista?
In conclusione vorrei ricordare che in tanti anni abbiamo alzato il livello culturale riguardante il rispetto dei padri italiani, separati o non separati. La storia è lunga. Di sicuro mi sono dimenticato mille cose. Spero che basti per far capire che la lotta civile si fa cosi e che le vittorie dipendono da costanti iniziative di piazza.
Gianluca Ruotolo – Avvocato