Mi unisco a Papa Francesco nell’esprimere vicinanza e affetto al Papa emerito Benedetto XVI di fronte alle accuse che lo hanno recentemente investito.
La lettera che Benedetto XVI ha voluto rendere pubblica pochi giorni fa mi ha colpito: da essa emerge la dignità dell’uomo. E, nello stesso tempo, le sue parole allontanano anche solo l’impressione di avere davanti a noi una persona che mente e, soprattutto, una persona che tenta di fuggire dalle proprie responsabilità.
Genera, perciò, grave amarezza il fatto che un errore riguardante la ricostruzione di un avvenimento accaduto 42 anni fa possa essere inteso come volontà di mentire. Ritengo che la lettera di Benedetto XVI – nella sua semplicità e schiettezza – sia l’onesta risposta a quest’accusa profondamente immotivata.
Abbiamo, piuttosto, davanti a noi un uomo di alta statura morale che riesce a guardare con serenità alle grandi responsabilità che ha avuto nella Chiesa, in epoche e a livelli differenti. Ed ora con l’umiltà di ogni battezzato coerente si prepara con fiducia all’incontro con “il giudice ultimo della vita”, quel Dio che è Padre e che, solo, potrà dare un giudizio insieme giusto e misericordioso.
Continuiamo ad esserGli vicini con affetto e a pregare per Lui, come pure ricordiamo davanti a Dio questa situazione difficile per la Chiesa e tutte le persone che vi sono, direttamente o indirettamente, coinvolte.
Una vicinanza particolare e una accorata preghiera, unita alla richiesta di perdono, alle persone che hanno subito abusi da parte di uomini di Chiesa.
Preghiamo anche per coloro che utilizzano e governano i mezzi d’informazione e comunicazione perché lo sappiano fare nella verità, con saggezza e il giusto discernimento, senza distorcere o infangare il profilo morale delle persone.
Francesco Moraglia – Patriarca di Venezia