Coppi e Bartali, Peppone e Don Camillo, Guelfi e Ghibellini, Togliatti e De Gasperi, Prodi e Berlusconi. Adesso Meloni e Schlein.
Non riusciamo fare a meno del dualismo antagonistico, del bipartitismo all’italiana? Pare proprio che dal torpore del tran tran politico passiamo alla sana lotta di potere soltanto se due combattenti si contendono la piazza della democrazia. Esprimere un’opinione da tifosi sembra un carattere ancestrale degl’Italiani, che viene loro dall’antica Roma, dove le lotte nell’arena si svolgevano a coppie di gladiatori tipizzati mentre negli stadi alla gara di carri partecipavano squadre con due colori.
Nell’Alto Medioevo la popolazione aveva altro a cui pensare. Ma, appena le città ripresero vita nel Basso Medioevo, il Comune riaccese nella comunità la contesa per il predominio e la democrazia municipale scatenò le ambizioni di famiglie antagoniste, in genere due anche qui. Finché le Signorie spensero le contrapposizioni comunali e dei Montecchi e Capuleti fu persa l’essenza dell’odio per molti secoli.
La Rivoluzione francese creò addirittura la Destra e la Sinistra, che divennero i mantelli indossati da lì in poi da tante coppie politiche anche in altre nazioni. Persino l’Unità d’Italia fu dovuta ad una coppia che nel dualismo cooperò contrapponendosi: Cavour e Garibaldi, i Dioscuri del Risorgimento, furono gli artefici di un’impresa eccezionale che stupì il mondo intero. I Comuni medievali e il Fascismo novecentesco furono invenzioni politiche tutte italiane, ma i primi costituirono, sebbene oligarchici, una specie embrionale di partecipazione popolare al potere cittadino mentre il secondo reinventò in forma del tutto nuova il dispotismo antico e divenne il modello degli obbrobriosi sistemi che conculcarono la libertà individuale e la dignità umana. Il fascismo italiano, il nazionalsocialismo tedesco, il bolscevismo sovietico, ed i loro successivi imitatori di destra e di sinistra sono contrassegnati dall’abolizione della coppia: una sola persona al comando.
Basta questo a poter dire che il dualismo è di per sé un bene, perché divide e distingue, separa e contrasta. Concetti che rimandano ai fondamenti del liberalismo: separazione e limitazione del potere. I Romani l’hanno insegnato a tutti con la Repubblica che istituirono cacciando i Re nel 509 a.C., nella quale non solo il Consolato (potere democratico) affiancava il Senato (potere patrizio), ma gli stessi Consoli erano due, una coppia in cui ogni Console deteneva uguale potere e diritto di veto per scongiurare il ripristino della monarchia o l’imposizione di un potere personale.
Tornando alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e alla segretaria generale del Partito democratico Elly Schlein, il loro primo duello parlamentare, 15 marzo 2023, ha riempito i media fin oltre l’orlo del buon senso. Dopo il calmo governo istituzionale (boh!) di Mario Draghi, il popolo vuol sentire odore di sangue, che solo un cruento corpo a corpo può spargere. In più, c’è che i gladiatori sono gladiatrici, una novità pure nella moderna Roma.
Pietro Di Muccio de Quattro – Direttore emerito del Senato, Ph D Dottrine e scienze politiche, già parlamentare