Prof. Luigi Sergio Germani: Il mondo dell’intelligence? Non è come ce lo mostra il cinema 

Intervista sul variegato e "misterioso" mondo dei servizi segreti e sulla loro funzione con il Direttore dell’Istituto Gino Germani di Scienze sociali e Studi strategici. Al servizio della democrazia, utilizzando le nuove risorse della tecnologia. I servizi segreti russi tendono a disgregare la Nato e a destabilizzare l’Europa e le democrazie liberali. L’apporto dell’Intelligenza artificiale al lavoro dei servizi segreti sarà importante ma ancora non è chiaro di quale portata sarà il suo utilizzo

Professor Germani, il mondo dell’intelligence, dei servizi segreti resta per i più un pianeta sconosciuto e misterioso. Influisce sulla modalità di immaginare questo mondo forse il termine “segreto”. Ha ancora fondamento questo modo di vedere?

In parte questa visione ha un fondamento perché il compito dei servizi di intelligence di uno Stato è di acquisire informazioni che avversari, alleati e concorrenti vogliono occultare, ossia di conoscere i segreti di Stati esteri e attori non-statuali leciti e illeciti per poterne prevedere le mosse e soprattutto possibili azioni dannose per la sicurezza e gli interessi nazionali del loro paese. L’intelligence è uno strumento al servizio dei decisori politici e militari di uno Stato, e supporta questi ultimi fornendo informazioni di importanza strategica che possono essere acquisite soltanto tramite attività di ricerca informativa di carattere segreto, come il reclutamento di fonti umane occulte all’interno di governi stranieri o di organizzazioni terroristiche o mafiose, oppure il ricorso a strumenti tecnologici di spionaggio. 

Dall’altra parte i servizi d’intelligence sempre di più sfruttano le “fonti aperte” – giornali, TV, social media – per raccogliere e analizzare informazioni di interesse per la sicurezza nazionale, ma l’obiettivo finale di queste attività di ricerca rimane quella di acquisire informazioni che gli “altri” vorrebbero tenere segrete.

 

Luigi Sergio Germani

 

Sulla scia della prima domanda, una considerazione che la sviluppa: il mondo delle cosiddette barbe finte, dei personaggi e situazioni tramandati anche dal cinema, libri gialli, spy stories, appartiene ormai all’immaginario o resta qualcosa di vero?

L’immagine dell’intelligence che viene diffusa tramite i romanzi e il cinema corrisponde solo in minima parte alla realtà. Gli uomini e le donne dell’intelligence svolgono un lavoro sistematico e spesso rutinario di ricerca di notizie sul campo, ad esempio tramite il reclutamento e la gestione di informatori umani, che comprende anche aspetti burocratici come la regolare stesura di rapporti sui loro incontri con le loro fonti. Poi ci sono gli analisti di intelligence, che svolgono un lavoro per certi aspetti simile a quello degli studiosi di think tank e delle università, ossia: selezionano, valutano, interpretano e integrano le notizie che arrivano dai ricercatori sul campo e dai sistemi tecnologici di spionaggio per produrre rapporti di intelligence destinati ai decisori politici e militari, spesso (specie quando sta per scoppiare una crisi internazionale, o occorre segnalare un imminente pericolo) hanno pochissimo tempo per produrre tali rapporti.

I servizi d’intelligence, a giudicare da alcuni articoli e riviste, hanno un approccio molto sofisticato verso la realtà e i temi più attuali del momento. Ho letto per esempio un dotto e penetrante articolo del professor Caligiuri su un tema di cui tutti ormai parlano, e spesso senza saperne molto: l’intelligenza artificiale. Per cui le domando: quale tipo di apporto può dare l’intelligenza artificiale al lavoro dei servizi d’intelligence?

Molti esperti governativi e non-governativi ritengono che l’Intelligenza Artificiale (IA) sia destinata a rivoluzionare il mondo dell’intelligence. Allo stato attuale non è possibile valutare quale sarà l’impatto dell’IA sulle attività e l’organizzazione delle agenzie d’intelligence a livello internazionale, anche perché lo sviluppo di programmi in ambito IA da parte delle principali servizi d’intelligence del mondo è coperto dalla massima segretezza. Tuttavia, non c’è dubbio che l’IA offrirà nuovi strumenti per potenziare l’analisi d’intelligence, ma non potrà sostituire le capacità di interpretazione e pensiero creativo dell’essere umano.

Un agente segreto, una persona che a vario titolo e con varie responsabilità, opera nel campo dei servizi segreti, di quali strumenti nuovi può disporre rispetto a un agente di venti trent’anni fa

Oggi i servizi segreti più avanzati del mondo si possono avvalere di tecnologie di spionaggio sempre più potenti e innovative in campi quali la SIGINT (Signals Intelligence), GEOINT (Geospatial Intelligence), MASINT (Measurement and Signature Intelligence), Cyber-Intelligence (CYBINT), oltre che il potenziamento senza precedenti delle capacità di ricerca informativa tramite fonti aperte (OSINT) e il fenomeno del Big Data. Ma la più antica disciplina dell’intelligence – lo spionaggio umano ovvero la HUMINT (la ricerca di notizie tramite informatori umani) rimane preziosa e insostituibile. Oggi la rivoluzione nel campo delle tecnologie informatiche e delle comunicazioni (ICT) offre nuovi strumenti agli operatori HUMINT, ossia ai funzionari dei servizi segreti preposti al reclutamento e alla gestione di informatori umani.

Spesso il cittadino comune si domanda: ma a che servono questi servizi segreti?! Di solito, si pensa ai servizi usati dalle dittature (la Ceka, il Kgp, la Stasi, l’Ovra). Ma in una democrazia, qual è la loro utilità?

È estremamente importante distinguere il ruolo dei servizi di intelligence negli Stati liberal-democratici da quello svolto negli Stati autoritari, come la Russia, la Cina, l’Iran, la Corea del Nord, l’Arabia Saudita. Nei regimi autoritari l’intelligence è prima di tutto una polizia segreta preposta a proteggere il potere e gli interessi della élite di potere, e pertanto ha il compito di monitorare e reprimere (e non di rado assassinare) oppositori e dissidenti del regime ovunque si trovino, e di esercitare un controllo statale penetrante e oppressivo sulla società. Nei sistemi democratici l’intelligence ha, invece, il compito di tutelare la sicurezza e gli interessi della nazione e della collettività contrastando pericoli quali il terrorismo e l’estremismo, gli attacchi cibernetici, le minacce economico-finanziarie, i conflitti e le crisi internazionali, lo spionaggio e l’ingerenza di potenze straniere, la disinformazione, la criminalità organizzata e la sua penetrazione nel sistema economico-finanziario e nel mondo politico, senza trascurare nuovi rischi per la sicurezza nazionale come le pandemie globali e il cambiamento climatico. Se un servizio d’intelligence in un regime democratico dovesse raccoglie notizie riservate su personalità e ambienti dell’opposizione politica vuol dire che sta deviando dalle sue funzioni svolgendo un’attività illegittima e deviante. Per impedire le deviazioni sono previste, nei regimi democratici, forme di controllo parlamentare sulle attività dei servizi (In Italia il COPASIR).

In quali campi della vita sociale operano in particolare i servizi d’intelligence?

I servizi di intelligence degli Stati democratici possono potenzialmente operare in quasi tutti i campi a patto che la loro attività di ricerca informativa sia finalizzata alla tutela della sicurezza nazionale e del benessere della collettività rispettando la legge e i diritti dei cittadini. 

Qual è di solito il rapporto dei servizi segreti con il governo? Un rapporto ispirato allo spirito di servizio? I servizi segreti, mi sono spesso chiesto, riferiscono tutto al potere politico, al governo che ne ha nominato i responsabili? Le risulta o ricorda, dai suoi studi e ricerche, che un segreto confidato dai servizi segreti all’autorità politico-governativa di riferimento sia poi stato spifferato?

Come abbiamo detto i servizi segreti sono uno strumento di conoscenza (e talvolta anche di azione) dei decisori politici, devono supportare con informazioni e analisi il processo decisionale in materia di politica estera e politica della sicurezza. Talvolta succede che le informazioni che forniscono vengono rese pubbliche da un governo, o da singoli esponenti politici, per le più svariate ragioni. 

Nei decenni passati spesso si è parlato di servizi segreti deviati, di cui il potere in carica si sarebbe servito per oscure trame, o peggio, di cui ci si sarebbe serviti per tentare di rovesciare, a volte riuscendoci, come in Cile per esempio, i poteri legittimi democraticamente costituiti. È finita quella stagione? O bisogna stare sempre all’erta?

Come ho già accennato se un servizio segreto di un paese democratico raccoglie notizie riservate o intraprende azioni occulte per favorire un determinato gruppo di potere siamo nell’ambito delle deviazioni. Ma l’azione di un servizio volta a rovesciare un governo straniero o finanziare segretamente dei partiti o movimenti politici all’estero rientra nelle attività di politica estera occulta di un paese: la cosiddetta “covert action” (operazioni coperte) che nel mondo occidentale sono sempre controverse ma non sono necessariamente “deviazioni” e vanno tenute distinte dalle “deviazioni”.

Molti governi affidano ai servizi segreti la conduzione delle covert actions (operazioni coperte). Una covert action è un intervento segreto teso a manipolare o influenzare un governo straniero, oppure eventi o situazioni all’estero, allo scopo di tutelare la sicurezza o promuovere gli interessi dello Stato che intraprende l’operazione. 

Durante la Guerra Fredda i tre principali obiettivi strategici della covert action americana erano il contrasto e contenimento della strategia espansionistica dell’Unione Sovietica, il sostegno a governi filo-occidentali presi di mira dalla sovversione sovietica e comunista, e la destabilizzazione di governi filo-sovietici, soprattutto nel Terzo Mondo. Per esempio, nelle elezioni politiche italiane nel 1948 la CIA finanziò segretamente la Democrazia Cristiana per scongiurare una vittoria elettorale di un PCI strettamente collegato a Mosca. I finanziamenti occulti della CIA a favore di partiti politici anti-comunisti in Italia continuarono fino agli anni Settanta. Tra i numerosissimi interventi segreti della CIA durante l’epoca dello scontro Est-Ovest si possono anche ricordare il rovesciamento del governo Mossadeq in Iran (1953), la destabilizzazione del governo Allende in Cile (1970-73), il sostegno negli anni ‘80 ai mujaheddin in Afghanistan che combattevano contro gli occupanti sovietici.

Oggi i servizi segreti russi svolgono una attività sistematica di ingerenza, influenza e disinformazione tesa a indebolire ed eventualmente disgregare la NATO e l’Unione Europea, oltre che a destabilizzare e delegittimare le democrazie liberali anche tramite interferenze nei processi elettorali (come le elezioni europee di questi giorni). Queste attività fanno parte della politica estera occulta della Russia, sono le covert action russe che rappresentano una minaccia per le democrazie occidentali. Una minaccia che viene attentamente monitorata dai servizi segreti occidentali ed europei compresi quelli italiani. 

 

 

Qual è il tipo di attività che i servizi d’intelligence svolgono in caso di guerre, di tensioni internazionali?

I servizi segreti spesso svolgono una attività di “diplomazia occulta” tesa a favorire segretamente la comunicazione e il dialogo tra paesi antagonisti, al fine di promuovere processi di de-escalation e prevenire la deflagrazione di conflitti. Ad esempio, oggi diversi servizi sono all’opera per favorire negoziati fra Israele e Hamas.

C’è ancora qualche servizio d’intelligence internazionale infallibile?

Anche i migliori servizi d’intelligence possono commettere gravi errori. Sono i cosiddetti “fallimenti dell’intelligence”, ad esempio quando un servizio non riesce a prevedere un attacco terroristico catastrofico, come successe l’11 settembre negli USA e il 7 ottobre 2023 in Israele. Ma mentre i fallimenti dei servizi di intelligence si conoscono, i tanti successi dei servizi segreti nella prevenzione di attentati e altri eventi distruttivi quasi sempre restano segreti e non vengono rivelati al pubblico.

Francesco Cossiga tra i politici aveva una particolare curiosità e passione per il mondo dell’intelligence. Ci può raccontare un dettaglio, una aneddoto a tal proposito?

Mi raccontò un alto esponente del SISDE, il servizio di sicurezza interna ora denominato AISI, che Cossiga, di fronte a continui attacchi politici tesi a destabilizzarlo, chiese al SISDE di impiantare un centro di ascolto al Quirinale per intercettare le conversazioni dei suoi nemici. Ma non credo che ciò sia stato fatto.

Oltre a Cossiga, che Lei sappia, c’era qualche uomo politico o di governo che seguiva questo mondo dei servizi segreti con particolare interesse?

 Ci sono stati alcuni politici (pochi) che hanno studiato il settore, come Marco Minniti. Ma Cossiga aveva una comprensione profonda del mondo dell’intelligence unica nella storia dell’Italia repubblicana. 

Proviamo a fare un gioco di fantasia: che mondo sarebbe un mondo senza servizi d’intelligence?

La scomparsa dell’intelligence potrà avvenire solo in una futura Utopia in cui non ci sarà il più il dominio e non ci saranno conflitti e competizione tra esseri umani. Finché ci sarà il Potere e ci saranno conflitti ci saranno servizi di intelligence.

 

Mario Nanni – Direttore editoriale

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