“Noi agli altri”. Così recitava il titolo di un libro sussidiario
(così allora si chiamava…) che accompagnava il libro di lettura, delle mie scuole elementari, quello in cui il maestro, la maestra erano alti, notevoli,
implacabili… ma anche amorevoli punti.
Il sussidiario era un libro del nuovo orizzonte, del diverso modo di rispondere alle domande sul tempo e lo spazio, l’aritmetica, la geometria; un passaggio dal pregiudizio alla conoscenza sul lampo e sul tuono, sulla vita (nata sotto il mito cavolo), sulla morte, (svanimento
su nulla). Il titolo rimane emblematico di un modo di essere, di
comunione tecnologico, che si è dilatato a dismisura, passando dal raro, quotidiano, al frequente settimanale di “non tutto, e di tutto”, e
poi radio sempre più e televisione, poche ore e un solo canale. Da allora, sono
passati, decenni, un bel numero, per arrivare all’oggi, in cui ogni
abitazione diventa “oggetto” di modernariato ed subito subito seguita,
da un’altra … da un’altra … E’ finito il silenzio, con i rari suoni e
i rumori, è finito il buio, finito il tempo della casa, traslocato
nel tempo veloce dell’appartamento. Tutto diventa open, a dispetto
di decantata privacy, diventata sospetta inquietante e regna con
progressioni geometriche (o fibonacciane), il mischiarsi dell’uno nel
tutto. E giù a parlare di alienazione, di massificazione, di perdita del sè.
E parlandone tanto, tutto entra nel quotidiano, nel senso comune.
Una per tutte la possibilità che non solo l’intelligenza
artificiale ci imiti e ci aiuti, ma addirittura diventi, non solo
reattiva (come il Niuro) ma diventi autocosciente, con una propria
personalità, con gioia e paura. Che dire… la fantascienza,, sempre
meno fanta e sempre più scienza e la comunanza tra noi e le macchine
sarà sempre più la paura della morte, ancora irrimediabile, a meno
che non pensiamo che si possa trasferire il contenuto di un cervello e i
suoi modi di contraddistinguerlo, in una personalità (non in chat bot…),
con i suoi ottantasette miliardi di neuroni, capaci di connessioni con quindici zeri e una estensibilità concettuale, in granelli di sabbia, di due metri d’altezza e di un kilometro di lunghezza. E va bene, condividiamo l’intelligenza ma, teniamoci l’emozione di un Michelangelo, di un Mozart non di un Blade Runner.
Francesco Gallo Mazzeo – Docente emerito ABA di Roma. Docente di Linguistica applicata ai linguaggi creativi dell’Arte del Design dell’Architettura in Pantheon Institute Design & Technology Roma