Siamo nel tripudio del contemporaneo e in esso si riflettono, dopo
lungo rispecchiamento tutte le vicende della nostra attualità, che
va da creatività a creatività, che sarebbe più filologico definire con
termine inventività, dato che l’essere creatore è riservato solo a
Dio, che può trarre tutto ex nihilo, mentre noi umani abbiamo
bisogno di tecnica e metodo e nessuno sa quale tecnica e quale
metodo abbia seguito l’unico creatore dell’universo, in un
delirio che non solo è psicologico, o psichiatrico, economico,
o profittatore, ma anche tipico di sistematicità complessa, che
tiene in sé filoni da far tremare le colonne ed Ercole, che non ci
sono più, cioè: irregolarità, imprevedibilità, eterogeneità, che sono
in mezzo a noi che sono e sempre più lo saranno.
Quindi l’essere in qualche modo contemporanei, non è una diacronia, ma una acronìa e per dirla con
Goethe, un’affinità elettiva, una interscambiabilità
emotiva, pulsionale e quindi, possiamo essere contemporanei di
tutto, come ci ha insegnato Benedetto Croce, dicendo che la storia è
tutta contemporanea, vedi Polemica sulla storia, Teoria e Storia
della Storiografa; quindi non siamo nella contemporaneità,
di cui non conosciamo i limiti temporali, nemmeno quando
sarebbe cominciata e soprattutto quelli concettuali, per cui si possa
dire che si è passati da un’epoca all’altra, mentre siamo immersi
nella modernità che da Diderot, D’Alembert, Helvétius, Voltaire, Rousseau,
d’Holbach, Montesquieu, è stata definita negli ambiti
tematici di sperimentazione, originalità, progresso, che non sono mai
stati contraddetti, al massimo osteggiati da Vandeani di tutti i tempi
che, facendo oltraggio al Medio Evo, di Tommaso D’Aquino, Abelardo,
Anselmo, lo eleggono a loro Totem. Quindi moderni. E basta.
Anche se il caos, della nostra decadenza linguistica, preferisce contemporanei…
Francesco Gallo Mazzeo – Docente Emerito ABA Roma, Docente di Linguistica applicata ai linguaggi Creativi dell’Arte e del Design dell’Architettura in Pantheon Institute Design & Technology. Roma