Scarse dosi di prudenza e modestia nella politica italiana.
Ma forse anche di realismo politico e di immaginazione.
Lo si vede nella battaglia ingaggiata dal capo M5S Giuseppe Conte, ancora minaccioso oltre ogni limite (in realtà tutto uno sparare a salve), sulla “militarizzazione” dell’Italia e sull’invio di armi all’Ucraina. Che, a quest’ultima, dice di non negare, anche se si è messo in testa di voler verificare il lungo elenco, leggere la scheda tecnica e semmai farsi spiegare come le stesse armi funzionino.
Lui preferisce quelle “difensive”.
Ma a questa richiesta Draghi tira dritto, come anche il più risoluto in materia, il Pd Enrico Letta con il quale – in queste ore Conte si è affrettato a dire – il rapporto è “ottimo”. C’è da giurare che Conte non desisterà e proseguirà con questa azione di disturbo verso il governo di cui fa parte, senza mai voler arrivare alle “estreme conseguenze”.
È una strategia palesemente scoperta, che si è resa necessaria per il mancato consolidamento della sua leadership. Dalla quale si discosta nettamente il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che sembra di altro partito e che da taluni osservatori è accusato di essere già schierato sul “fronte” ucraino.
Cosa che, però, non preoccupa né dispiace a Giuseppe Conte che, invece, “resta” in Italia e, pensando di risollevare le sorti, sue e del M5S, giorno e notte sogna un altro colpaccio come quello fatto nel 2019 col “reddito di cittadinanza”. Stavolta giocando e speculando sulle paure degli Italiani per la guerra e i sacrifici che essi cominciano a sentire.
Allora si era al tempo del suo primo governo.
Si trattò di una misura, non tanto contrastata nella sostanza (e subentrata al misconosciuto “reddito d’inclusione”, REI), quanto confusa e mal realizzata, infarcita di errori, mancati adempimenti e completamente scollegata dal mondo del lavoro.
Ma, a quel tempo i governativi M5S “avevano fretta”, tutte le osservazioni vennero ignorate, l’alleato- Lega chiuse un occhio, l’opposizione tutti e due e alla fine gli fu consentito di intestarsi la misura della loro sopravvivenza politica.
Conte ha in mente tutta questa epopea.
E mentre con le maniche di camicia rivoltate lancia allarmi e ultimatum, pensa che tentar (una seconda volta) non nuoce.
Solo che, pare che i tempi siano cambiati, e che i suoi “alti lai” non si odano a un metro di distanza.
Luigi Nanni – Pubblicista, analista politico