Simone Valiante, sindaco di Cuccaro Vetere (Cilento), è stato uno dei politici che più sono stati vicini ad Angelo Vassallo, il sindaco-simbolo di Pollica ucciso il 5 settembre 2010 in un attentato la cui matrice camorristica è ancora oggi oggetto di indagine: a inizio novembre 2024 il caso si è riaperto dopo quattro arresti legati alla sua uccisione. A seguito il ricordo di Vassallo scritto da Valiante in esclusiva per BeeMagazine.
Ho conosciuto Angelo Vassallo, a cavallo tra la fine del vecchio e l’inizio del nuovo millennio. Avevamo da poco iniziato la nostra esperienza di sindaci nelle nostre piccole ma complesse comunità, nel cuore del Mezzogiorno d’Italia. La nostra fame di riscatto, unitamente alla stagione di Tangentopoli e alle grandi stragi di mafia, che da poco ci eravamo lasciati alle spalle, avevano inevitabilmente condizionato i nostri percorsi di vita e di impegno pubblico.
Angelo arrivava dall’esperienza dell’ambientalismo militante, io più giovane di qualche anno, dall’ambiente fai da te delle piccole ma significative battaglie territoriali. Da storie diverse, ma da sindaci, ci eravamo ritrovati, dapprima nella difesa di una missione per noi irreversibile, di sviluppo e di tutela: fare del nostro territorio uno dei più grandi parchi nazionali europei ed il più grande patrimonio di biodiversità del Mediterraneo.
Era difficile spiegarlo anche alla nostra gente in quegli anni, ma è stato facile per noi ritrovarci su un campo comune di battaglia: un ambientalismo diverso, non ideologico ma fortemente pragmatico, tale da farne il faro della nostra azione di governo.
Quando c’erano ancora leader veri
Insieme nel 2004 siamo approdati in Consiglio provinciale a Salerno, dopo che Angelo decise di aderire al percorso comune di Democrazia è libertà La Margherita. Angelo fu, all’epoca, uno di quelli che con più convinzione volle affidarmi la guida del primo gruppo consiliare in consiglio provinciale. La nostra azione costante su tutto il territorio e la leadership “paterna”, sapiente, equilibrata di Antonio Valiante, ci aveva trasmesso valori profondi di amicizia e di rispetto reciproco ed aveva spinto con forza il nostro partito, insieme all’elezione del presidente della Provincia, ad essere il primo gruppo in consiglio provinciale, più forti dei Ds dell’allora sindaco Vincenzo De Luca e del presidente della Regione Antonio Bassolino.
All’epoca non esisteva nella nostra comunità politica quella deformazione profonda della politica ahimè soprattutto meridionale e campana, dei cosiddetti capi bastone. C’erano dei leader veri.
Angelo era un uomo risoluto e di grande determinazione, ma evidentemente non era un uomo di mediazione. Ruolo che spettava a me svolgere, con qualche acrobazia politica, tra due leadership nazionali forti ma vere, come quelle di Francesco Rutelli e Ciriaco De Mita. “Simone sape pure quanna adda muri”, confidò ad un amico comune, nel descrivere il mio lavoro, le miei origini ed i miei possibili eccessi di “democristianità”. Eravamo diversi ma profondamente legati e rispettosi l’uno dell’altro, come tutti quegli amministratori che in quegli anni decisero di misurarsi con una stagione di profondi cambiamenti e radicali trasformazioni per il Cilento.
La trasformazione delle comunità
Eravamo anche gli amministratori che per prima, in una regione fino ad allora con numeri bassissimi di spesa comunitaria, iniziammo a realizzare e a spendere le risorse comunitarie, trasformando radicalmente le nostre comunità e probabilmente il loro destino.
Fu così certamente per la sua Pollica e per la sua Acciaroli, bonificata dapprima da infiltrazioni nella gestione del litorale, e poi riqualificata integralmente nel centro storico, nei servizi primari e nel nuovo bellissimo porto turistico, diventato uno degli scali più importanti del turismo da diporto della Campania, grazie anche al grande piano infrastrutturale messo in campo all’epoca della Giunta regionale di Antonio Bassolino.
Angelo non lasciò per strada un euro di quella programmazione e conobbe di colpo il grande boom turistico della sua comunità. Il Cilento non è mai stato terra di camorra ma una terra ancora vergine ed in grande trasformazione e con una delle coste più belle e più lunghe d’Italia, inevitabilmente iniziò ad attirare l’attenzione di gruppi di interesse, probabilmente anche di derivazione illecita e criminale, come le indagini di questi giorni stanno confermando. Angelo non avrebbe mai tollerato tutto ciò.
Non ne parlammo mai approfonditamente, ma nel suo sfogo nella nostra cena ad Acciaroli del 27 agosto 2010, pochi giorni prima del suo assassinio, si evidenziava in lui una preoccupazione diversa ed un senso anche piuttosto inedito di solitudine istituzionale, da parte di chi doveva aiutarlo a difendere quelle grandi e veloci conquiste della sua comunità e di tutto il Cilento. Provai a confortarlo e a chiedergli un impegno nuovo per il territorio, nel suo nuovo ruolo, tra gli altri, di presidente della Comunità dei sindaci del Parco.
Gli dissi quella sera: “Ci vediamo domenica 5 settembre nella mia montagna e vedrai che da lì ripartiremo con nuove energie”.
Una lunga notte di mistero
Acqua delle Conche è una meravigliosa località con area attrezzata a 1.300 metri di altitudine, ma con una meravigliosa vista dei due golfi del Cilento, quello di Palinuro e quello di Policastro, perché Cuccaro Vetere circondata dalle sue montagne, dirada velocemente verso il mare di Palinuro a soli 15 chilometri. Sorge in quel luogo una delle acque sorgive più salutari del territorio. Una meraviglia della natura che Angelo, in quel giorno di inedita tranquillità, come disse anche alla moglie Angelina rientrando a casa la sera, non sembrava mai farsi bastare.
Non dimenticherò mai quel volto disteso, che ai più negli ultimi tempi sembrava inedito. Eravamo in tanti, amici, amministratori, appassionati della nostra terra.
Nessuno avrebbe mai immaginato che dal lunedì successivo, invece di riprendere le nostre battaglie, non ci saremmo più rivisti, aprendo un grande buco nero dello Stato, che perdeva di lì qui a qualche ora il “suo Sindaco”, il nostro sindaco, con una lunga notte di mistero e di terrore che dura da più di 14 anni. Nei giorni scorsi la Procura di Salerno ha tracciato una possibile svolta investigativa, che di fatto ripercorre una verità non giudiziaria ma storica forse già nota e perdutasi probabilmente nei giorni del “grande depistaggio”.
Ci sarà ancora molto da capire della storia giudiziaria probabilmente, ci sarà invece ancora tanto da conservare del ricordo di un bravo uomo, di un padre di famiglia, di un politico arguto e straordinariamente intuitivo e laborioso, di un amministratore tenace e coraggioso, di un Cilentano cocciuto e a tratti rude, ma straordinariamente autentico. Attendiamo tutti giustizia, per lui, per il suo ricordo, per Antonio, Giusy, Angelina e per tutti quelli che non lo hanno mai dimenticato.
Simone Valiante – Sindaco di Cuccaro Vetere