Il 41 bis è un particolare regime carcerario. Nasce dall’esigenza di sospendere l’applicazione delle normali regole di trattamento dei detenuti previste dalla legge in casi eccezionali di rivolta o di altre gravi situazioni di emergenza per alcuni detenuti, anche in attesa di giudizio, incarcerati per reati di criminalità organizzata. Dal 2002 viene applicato anche ai condannati per terrorismo ed eversione. Il governo Berlusconi ne ha modificato la temporaneità prevedendo il regime carcerario per un minimo di un anno a un massimo di due. La legge 94/2009 ne ha modificato nuovamente i limiti, attualmente in vigore, il provvedimento infatti può durare quattro anni con eventuali proroghe. Roberto Castelli, storico esponente leghista, già parlamentare, viceministro alle infrastrutture e Guardasigilli dal 2001 al 2006 ci spiega il suo punto di vista sul caso dell’anarchico Alfredo Cospito.
I governi di centrodestra sono stati quelli che si sono prodigati di più per inasprire il carcere duro ai mafiosi e ai terroristi. Lei è stato Guardasigilli dal 2001 al 2006, ci può raccontare se all’epoca venne avvicinato da qualche emissario dei boss mafiosi per alleggerire il 41 bis?
Il procuratore nazionale Antimafia mi riferì che alcuni esponenti di primo piano di Cosa nostra gli avevano offerto la possibilità di dissociarsi pubblicamente dalla Mafia in cambio della cessazione del 41 bis nei loro confronti. Il lato positivo della questione era quello per il quale ci sarebbe stata una resa da parte di elementi importanti della Mafia e quindi una vittoria dello Stato. Ma poi prevalse l’idea che tutto ciò avrebbe potuto apparire come una trattativa e come un cedimento da parte dello Stato stesso, per cui, sentito anche il parere di alcuni importanti PM, dissi di no. Fu di sicuro la scelta giusta poiché non bisogna mai dare l’idea che lo Stato possa trattare con la Mafia.
Anche la Corte europea dei diritti dell’uomo, chiamata più volte a pronunciarsi sulla compatibilità del 41-bis con la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, non ha ritenuto la disciplina, in linea di principio, in contrasto con la suddetta Convenzione, limitandosi a censurare singoli contenuti e aspetti attuativi. Significa che nella lotta alla mafia e al terrorismo il 41bis è una carta vincente?
Il 41 bis è uno strumento estremamente utile nella lotta contro la delinquenza. Proprio per questo motivo, durante il Governo Berlusconi, ne abbiamo esteso la durata e lo abbiamo esteso anche ad altre fattispecie di reati quali il terrorismo. Occorre comunque sempre verificare di non cadere in aspetti di incostituzionalità. Di sicuro il 41 bis è border line sotto questo aspetto.
Con “una gioia e un godimento”, parole di Alfredo Cospito, ha gambizzato nel 2012 il dirigente di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi. Gesto per cui è stato condannato, cosi come è stato condannato per aver piazzato due ordigni a basso potenziale esplosi presso la Scuola Allievi Carabinieri di Fossano e che, per fortuna, non hanno fatto vittime. Dal 20 ottobre Cospito è in sciopero della fame. In una articolata memoria difensiva, ha dichiarato che la sua battaglia non si arresterà se non con il suo decesso, stante la verosimile impossibilità di modificare il regime detentivo a cui è attualmente sottoposto. Praticamente è la cronaca di un suicido annunciato, gesto pericoloso che a questo punto può fare da cassa di risonanza per i mafiosi soggetti al regime di 41bis.
Intanto va precisato sempre che il 41 bis non deve essere visto come un aggravio di pena. Ciò sarebbe di sicuro incostituzionale. La sua ragion d’essere è che si tratta di una serie di misure atte ad impedire che il condannato possa continuare a delinquere anche dall’interno del carcere, dando disposizioni ai suoi accoliti che stanno all’esterno. Il fatto che ciò si traduca in misure molto rigide, mal sopportate dal detenuto, è una spiacevole conseguenza e non il fine. Quanto a Cospito lo Stato non può cedere ai ricatti. Se darà un segnale di assoluta fermezza, come credo, bloccherà sul nascere altre iniziative che potrebbero insorgere se insorgessero segnali di cedimento.
Negli Stati Uniti, ad esempio, il carcere duro per i supercriminali, dai terroristi ai narcotrafficanti fino ai grandi truffatori, ha misure restrittive ben peggiori del 41bis italiano, li non possono ricevere davvero nessuno. In Italia invece, nonostante le critiche, gli esponenti politici possono recarsi in carcere e vedere in che condizioni si trovano.
Ho visitato personalmente penitenziari negli USA dove si adotta il regime del carcere duro. Hanno misure estremamente severe.
Gli esponenti del PD che sono andati a trovare Cospito, se fossero stati a conoscenza delle intercettazioni interne tra l’anarchico e un boss del clan dei Casalesi in cui questo fa intendere che la battaglia di Cospito potrebbe tornare utile all’abolizione del 41bis “Pezzetto dopo pezzetto si arriverà al risultato”, sarebbero andati ugualmente? È stata corretta la maniera di denunciare l’accaduto da parte dei due esponenti di FdI o poteva essere fatta in modo differente?
Mi pare che l’atteggiamento iniziale degli esponenti del PD sia stato quantomeno ambiguo. Poi hanno corretto il tiro. Per il resto l’ipocrisia e il doppiopesismo della sinistra è insopportabile. Hanno chiesto un giurì per le parole di Donzelli, quando per trent’anni hanno ricoperto di insulti il centrodestra e in particolare Berlusconi con accuse di contiguità alla Mafia.
Cosa pensa dell’ergastolo ostativo?
Io sono per la certezza della pena senza se e senza ma. Bisogna però ammettere che, per come è scritta oggi la norma, qualche dubbio di incostituzionalità sorge.
Simone Massaccesi – Redattore di Beemagazine