Epifania: la speranza si apre alle genti. Tutta la storia e ogni vita umana sono attesa e cammino

L’autore del primo dei quattro Vangeli canonici, Matteo, si sofferma su uno degli eventi più intriganti collegati alla nascita di Gesù. In verità, in tal modo, l’Evangelista sembra aprire una nuova linea teologico-narrativa di essenziale importanza
L'Adorazione dei Magi di Gentile da Fabriano (1423), Uffizi - Wikimedia Commons

Una riflessione di cardinale Fernando Filoni sull’epifania.

Ecco, alcuni Magi vennero da Oriente a Gerusalemme (Mt 2, 1).

Con uno squarcio lapidario e un’impressionante conoscenza, o forse familiarità dei fatti storico-geografici degli inizi della vita del Signore, l’Autore del primo dei quattro Vangeli canonici, Matteo, si sofferma su uno degli eventi più intriganti collegati alla nascita di Gesù.

In verità, in tal modo, l’Evangelista sembra aprire una nuova linea teologico-narrativa di essenziale importanza: se la prima aveva riguardato l’«Atteso» nel solco genealogico del patriarca Abramo e del re Davide (cfr. Mt 1,1)secondo la visione tracciata da Isaia profeta (Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio – 7, 14), la seconda prende forma attraverso l’attribuzione del significato del nome: A lui sarà dato il nome di Emmanuele, che significa Dio con noi (cfr. Is 7, 14 e Mt 1, 23).  Un Dio con noi che per questo coinvolge tutte le genti.

Questa seconda linea teologico-narrativa si compendia nel capitolo 2 di Matteo e tratta della visita dei Magi con i relativi avvenimenti: Nato Gesù a Betlemme di Giudea al tempo del re Erode, ecco alcuni Magi vennero da Oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei?» (cfr. Mt 2, 1-2).

In tal modo, nel neonato Gesù si realizzava non solo l’attesa di Israele, ma la stessa aspettativa delle genti.

Cardinale Fernando Filoni
Cardinale Fernando Filoni

Tutta la storia e ogni vita umana sono, di per sé, attesa e cammino.  E, ancor più, ciò appare nella Storia che diviene sacra per l’inserimento in essa dell’Altissimo; una grande Storia di ‘attese’e di ‘cammini’, a cominciare da Abramo, che da Ur dei Caldei si muove verso la Terra indicatagli da Dio, a quel Popolo che, guidato dalla colonna di fuoco, percorre nel deserto la via verso la Terra dei Padri; e oltre.

In ogni cammino biblico non manca poi mai, come compagna, la benedizione: Ti benedica il Signore, ti custodisca e ti conceda pace (cfr. Nm 6, 23). Una benedizione che, insegnava San Paolo, in Gesù Cristo viene estesa a tutti i popoli e comporta al tempo stesso redenzione, perdono delle colpe e ricchezza di grazia (cfr. Ef 1, 1-7).

Per la Scrittura sacra, tutte le genti sono, dunque, in attesa e in cammino, perché il pellegrinare (reale, intellettuale, esistenziale) appartiene alla condizione umana: né agli angeli, né ai demoni. Cristo stesso nella sua incarnazione si fa pellegrino.

I misteriosi personaggi venuti dall’Oriente di cui parla il Vangelo di Matteo, rappresentano quelle genti che nelle proprie aspettative seguono una stella (cfr. Mt 2, 2), cercano una guida: cercano quella speranza che tiene per mano il senso dell’esistere e il modo dell’esistere in ogni essere umano.

In una suggestiva scenografia, l’Autore del Salmo 72(71) aveva previsto uno straordinario movimento centripeto delle genti verso il «grande Re»: A lui si pieghino le tribù del deserto, i re di Tarsis e delle isole, i re di Saba e di Seba offrano doni, tutti i re si prostrino e lo servano le genti (cfr. 9-11); un’affascinante visione, certo, a cui sarebbe seguito un nuovo scenario, quello della missione della Chiesa che parte dal Signore Risorto e va verso le genti: Cristo, la Benedizione da riversare su tutti i popoli.

Il missionario è colui che trasforma la speranza, l’attesa delle genti in «Benedizione» con il suo andare verso quanti sono alla ricerca di Dio in Cristo.

Epifania: ecco la manifestazione ai Magi dell’umanità di Gesù. Ma noi conosceremo anche altre epifanie nel corso della vita pubblica di Cristo: dal Battesimo nel Giordano (Questi è il Figlio mio, l’amato, in lui ho posto il mio compiacimento – Mt 3, 17), alla Trasfigurazione sul Tabor (Questi è il Figlio mio, l’amato – Mt 17,5); dalla Crocifissione del Giusto (Davvero costui era il Figlio di Dio! – Mt 27, 54), alla sua Risurrezione che conclude l’ultima linea storico-teologica delle epifanie del Signore.
Benedetto XVI ha scritto che “nella speranza siamo stati salvati”(Rm 8, 24) e aggiunse: “La redenzione ci è offerta nel senso che ci è stata donata la speranza, una speranza affidabile, in virtù della quale noi possiamo affrontare il nostro presente: il presente, anche un presente faticoso, può essere vissuto ed accettato se conduce verso la meta e se di questa meta noi possiamo essere sicuri, se questa meta è così grande da giustificare la fatica del cammino” (Lettera enciclica Spe Salvi, n.1).

Papa Francesco insieme a Benedetto XVI nel 2013 - Wikimedia Commons
Papa Francesco insieme a Benedetto XVI nel 2013 – Wikimedia Commons

E Papa Francesco ha ribadito: “Spes non confundit, la speranza non delude” (Rm 5,5), giacché “nel cuore di ogni persona è racchiusa la speranza come desiderio e attesa del bene, pur non sapendo che cosa il domani porterà con sé. L’imprevedibilità del futuro, tuttavia, fa sorgere sentimenti a volte contrapposti: dalla fiducia al timore, dalla serenità allo sconforto, dalla certezza al dubbio. Incontriamo spesso persone sfiduciate, che guardano all’avvenire con scetticismo e pessimismo, come se nulla potesse offrire loro felicità. Possa il Giubileo essere per tutti occasione di rianimare la speranza. La Parola di Dio ci aiuta a trovarne le ragioni” (Bolla di indizione dell’Anno Santo 2025, n.1). FF 1.1.2005

Cardinale Fernando Filoni Gran Maestro dell’Ordine dei Cavalieri del Santo Sepolcro. Prefetto emerito della Congregazione per la Evangelizzazione dei Popoli

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