Crisi Ucraina, Armando Sanguini (ISPI): Biden fa il gioco di Putin

Tra i Paesi più vulnerabili in caso di un’eventuale interruzione (o riduzione) delle forniture di gas da Mosca c’è l’Italia. Con un’indice del 19%: tra i più alti dei grandi Paesi europei.
A certificarlo l’analisi dell’ISPI (Istituto per gli studi di politica internazionale) che sottolinea come diverse Nazioni dell’Europa centro-orientale rischiano di esaurire gli stoccaggi entro la fine dell’inverno.
Ne abbiamo parlato con Armando Sanguini, ambasciatore e Scientific Adviser dell’Istituto di Studi Politica internazionale di Milano.
 
L’Italia è tra i Paesi più vulnerabili da una riduzione di gas da parte della Russia. Come si deve muovere?
 
L’Italia ha dei forti interessi con la Russia. Trasversali tra l’altro, visto che il gas non è l’unico motivo per cui abbiamo intensi rapporti. Stesso discorso per Francia e Germania. L’Europa quindi vede nella Russia una realtà diversa da quella che Washington dichiara di avere. Mi sembra singolare che da settimane non si parli più di Cina, ma solo di presunte minacce russe con un contingente militare, sicuramente robusto, che però non è a mezzo metro dal confine ucraino, ma a diversi chilometri di distanza.
 
E allora, se il soggetto principale di questa minaccia è l’Europa, per quale motivo dobbiamo avere negli Stati Uniti il motore di questa operazione. Se gli USA si presentano come garanti dell’Europa tramite la NATO, è ovvio che ciò può diventare poco digesto a Mosca. Per quale motivo dobbiamo spostare l’alleanza militare a Est se da decenni sappiamo che è un motivo di disturbo per Mosca?
 
Viene ogni tanto ricordato il caso di Cuba, che era una minaccia alla dottrina Monroe (ndr, l’idea della supremazia degli Stati Uniti nel continente americano). Ci stiamo trovando nella stessa situazione. Dovremmo riuscire a parlare apertamente con Putin come Unione Europea.
 
Chi vuole più la crisi: Biden o Putin?
 
La questione ucraina è seria, le possibili soluzioni ci sarebbero e sono negli accordi di Minsk, e il problema gas sta a cuore degli Stati Uniti, per evitare che la Germania sia lo sbocco alternativo a quello che già esiste, bypassando l’Ucraina. Non vorrei che dietro queste strategie ci fosse il fatto che qualcuno sta mettendo in discussione l’ombrello protettivo della Nato sull’Europa.
 
La Russia, dal suo canto, vuol far presente che è una potenza europea e che ha un profilo internazionale di primo piano. Ma basta un nonnulla, un pretesto, che può portare a una caduta irreversibile. Perché dovremmo fare della Russia un avversario militare quando si può dare corpo a Minsk?
 
La Nato, peraltro, non ha in agenda l’adesione dell’Ucraina. Perché deve dare un voto di unanimità. E oggi non ci sono delle condizioni.

 

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 Come giudica la video-conferenza di un gruppo di amministratori delegati di importanti aziende italiane (alcune di Stato) insieme a Vladimir Putin?
 
È stata inopportuna, perché il tema ucraino non ha ancora avuto una degna trattazione in Europa. E fare questo incontro nel pieno della bufera, quando non c’è un quadro politico preparatorio, parlare con Mosca e dire “siamo amici” mi sembra un po’ denunciare la propria estraneità a un problema in cui siamo invece coinvolti. E questo ha irritato i nostri partner europei e Washington.
 
I problemi derivanti dall’approvvigionamento di gas possono essere una spinta per le rinnovabili?
 
Per le rinnovabili ci vuole tempo. Già siamo riusciti a ridurre al minimo le nostre capacità produttive di gas autoctono: ed è stata una sciocchezza universale. Inoltre non abbiamo mai diversificato le nostre fonti di approvvigionamento gas. Per le rinnovabili qual è il costo? Perché, in ogni caso, i fossili saranno presenti, come accade ora in Germania con il carbone. Oggi noi siamo in una situazione di emergenza energetica. Non è possibile che gli USA ci vengano in soccorso.
 
Dalla crisi in Ucraina ci potrebbe essere un pericolo di attacchi informatici come indicato dal ministro degli esteri ucraino Dmytro Kuleba?
 
Sono un pericolo, ma non solo da parte della Russia. È mai possibile però che non si imputi mai nulla agli Stati Uniti? Continuare a fare di Mosca una minacciosa Unione sovietica la sta aiutando. Come quando Obama ha detto ad Assad: “Se usi le armi chimiche te ne pentirai”. Poi non è successo nulla. Perché l’opinione pubblica americana è distante da queste vicende. La realtà è che Washington considera la NATO il presidio della sua protezione dell’Europa e continua a vedere nella Russia il nemico sovietico. E così Putin è riuscito in un’operazione fantastica: ovvero a essere il centro degli interessi internazionali in queste ultime settimane.

Alessandro Rosi – Giornalista

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