Bobo Craxi, ricordando il padre: manca una classe dirigente all’altezza delle sfide di oggi
La sinistra italiana malata di governismo e senza progetto di lungo respiro

Intervista del Direttore editoriale al figlio di Bettino Craxi nel 22/mo anniversario della morte del leader socialista ad Hammamet, sulla politica di ieri e di oggi e sulla progressiva implosione della pubblicistica anticraxiana. Craxi “figura iconica” ben lontana dalla caricatura di questi ultimi anni.

Oggi sono 22 anni dalla  morte di Bettino Craxi. Tra poco più di in mese, il 24 febbraio, avrebbe avuto 88 anni. Quanto manca, secondo lei, una figura come quella di Craxi alla politica italiana?

Non saprei dire esattamente se manca lui.

Manca al Paese una classe dirigente all’altezza delle sfide di oggi, ed un sistema politico regolato attraverso partiti realmente rappresentativi della società italiana. La democrazia é in crisi nelle società occidentali, noi siamo in preda ad una crisi di sistema come testimoniano le vicende di questi ultimi tre anni. 

C’è in questo Paese, nell’attuale momento storico, spazio per un riformismo ? oppure quale tipo di riformismo è possibile oggi in Italia?

Abbiamo assistito in questi anni all’uso abusivo della parola riformista, che é un metodo ed un approccio che nella sinistra si contrapponeva al massimalismo parolaio o rivoluzionario. C’è bisogno di riforma nel campo istituzionale, riformismo giudiziario e riformismo sul terreno delle istituzioni politiche. I tentativi avviati sono stati quanto di più deleterio, il taglio dei parlamentari ed il referendum del PD di qualche anno fa erano un’uscita dispotica dalla crisi di sistema. Che infatti sta producendo allontanamento dai seggi e richiesta di nuovo autoritarismo. 

 Qual è, secondo lei, lo stato di salute oggi della sinistra italiana?

Le sinistre nel mondo pagano un prezzo all’affermazione debordante del capitalismo che si è presentato in forme neo-autoritarie, Contenere le spinte é pressoché impossibile.

Ciò che resta della sinistra in Italia difetta della malattia del “governismo” ed ha una natura identitaria che la allontana dalle esperienze socialdemocratiche europee per non dire dalla storia del movimento socialista in Italia. E questo deficit finisce per pagarlo mantenendo, il maggiore partito, una vocazione egemone senza riuscire ad espandere il suo elettorato eroso oramai nei ceti popolari dal populismo e dalle destre.

C’è all’orizzonte la figura di un federatore, di un leader che lanci, come fece Mitterrand in Francia, e come cercò di fare suo padre, una linea di alternativa progressista, se non socialista?

Questo non mi pare, c’è  tuttavia l’esigenza di non frantumare un fronte già abbastanza lesionato dalle sue divisioni. 

Finché l’idea di fondo è quella di allearsi con i rimasugli del grillismo é evidente che questa fase di sbandamento non si è esaurita. Purtroppo la fase emergenziale nella quale siamo piombati non é la più propizia per disegni politici a lungo termine. 

Dopo oltre venti anni, il tempo di una generazione, avverte che attorno alla figura di Craxi si siano sopiti pregiudizi, rancori, per lasciare spazio a giudizi più equilibrati e meditati? Sono stati pubblicati saggi, fatti film

Solo in parte potrei affermare che sia esattamente così. Si valutano oggi gli effetti negativi della criminalizzazione di un sistema politico, dei partiti che ne facevano parte e dei Leader più prestigiosi. C’è una generazione molto curiosa di quello che fu il nuovo corso socialista ed anche la parabola personale di Craxi. È diventata una figura iconica ben lontana dalla caricatura che se n’è voluto fare in tutti questi anni. 

Credo che sia il solo uomo politico di quell’epoca ad aver tracciato questo solco.

Qual è, della pubblicistica politica e giornalistica anticraxiana, la cosa che ritiene più insopportabile?

È sempre più difficile dare una rappresentazione fallace della vicenda politica della prima Repubblica e in generale della consistenza del peso politico dei socialisti e di mio padre Bettino. Paradossalmente è stata proprio quella malattia antisocialista ed anticraxiana che ne ha alimentato la mitologia. L’ho visto in questi trent’anni attribuirgli di tutto, naturalmente in negativo. 

E questa sproporzione di pregiudizi ha finito per rendere la pubblicistica meno interessante e piuttosto stucchevole ora che siamo oramai in sede storica.

Non è una domanda da seduta spiritica, ma conoscendo bene suo padre, cosa direbbe oggi dell’attuale situazione politica? Che cosa in particolare lo infastidirebbe?

Per come l’ho conosciuto,  è sempre stato allergico alle esagerazioni, non gradiva tutti coloro che esasperavano le situazioni per uno squallido utile politico. Sul quadro politico in generale non potrei formulare un pensiero preciso, avrebbe assunto  una linea di adattamento ai cambiamenti che sono intervenuti senza scadere nella nostalgia del tempo che fu. Ogni cosa é figlia della sua stagione.

Se dovesse dare di suo padre una idea, a un giovane di 20 anni, che non lo ha conosciuto, che cosa gli direbbe per spiegargli chi era Bettino Craxi?

Adolescente in tempo di guerra, cresciuto nella temperie politica e ideologica del dopoguerra cercó di rinnovare le ragioni del socialismo italiano in sintonia con le migliori esperienze del socialismo europeo. Fu un fondatore del Pse.

Cultore della Storia patria seppe essere all’altezza del compito di guidare il governo della Nazione rilanciando il prestigio dell’Italia nel Mondo. Non riuscì ad unire la sinistra e fu travolto dalla crisi dei partiti e da un colpo di mano che avvenne alla fine della Guerra Fredda.

Poi direi che nonostante il carattere burbero era un uomo simpatico la cui timidezza non incontrava la simpatia altrui. 

C’è attualmente in Italia un politico che ha qualche tratto in comune con Bettino Craxi? E in Europa?

In Italia non saprei, ci sono stati certamente leader prestigiosi nella seconda Repubblica diversi da lui nel tratto, a sinistra per la verità molto pochi. In Europa ci si può riferire ad esperienze similari. Sul piano politico penso a Blair piuttosto che a Sanchez. Ma il tratto che li accomuna é la volontà di adattare la socialdemocrazia  liberale moderna ai tempi in cui noi viviamo senza rinunciare ai valori ed alla grande Identità del Socialismo Internazionale.

 

*direttore editoriale

 

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