On. Bertolini, Lei è stata parlamentare in tre legislature, ha fatto politica per anni. Dal 20 al 22 ottobre parteciperà al “Decamerone delle idee”, una iniziativa alla terza edizione promossa da The Skill Group , che riunisce alcuni protagonisti del mondo dell’impresa, delle professioni e delle istituzioni nella suggestiva cornice di Tenuta Santa Caterina, precisamente a Grazzano Badoglio, nel Monferrato. Ma veniamo al tema di questa intervista:
Come si trova nella sua nuova veste di componente di un Organismo, il Csm, che non fa politica, perlomeno in senso stretto?
Da tempo la Magistratura italiana vive uno stato di crisi di credibilità a causa di una eccessiva politicizzazione di una parte dei suoi membri. Lo stesso CSM è visto dai cittadini come un luogo dove impera più la difesa corporativa che l’essere un organismo a difesa della Giustizia. Paradossalmente è proprio la figura dei componenti laici indicati dal Parlamento che, seppur in minoranza al CSM, hanno il non facile compito di far arrivare nelle discussioni a Palazzo dei Marescialli quello che è il sano e diffuso sentimento di giustizia che provano i cittadini.
Ha fatto discutere il caso del giudice Apostolico. L’Associazione nazionale magistrati ha espresso la preoccupazione per l’emergere di una tendenza a scandagliare la vita privata del magistrato invece di giudicarla dagli atti giudiziari che fa. E’ fondata questa preoccupazione?
Non posso entrare nel caso specifico perché a breve sarò chiamata ad esprimermi in seno al Consiglio Superiore della Magistratura. In via generale però non si può non prendere spunto dalle parole del giudice Rosario Livatino, Beato per la Chiesa Cattolica e ucciso dalla mafia, che evidenziava che il magistrato “altro non è che un dipendente dello Stato al quale è affidato lo specialissimo compito di applicare le leggi, che quella società si dà attraverso le proprie Istituzioni. Per ciò il Magistrato non dovrebbe essere una realtà sul cui mutamento ci si debba interrogare: egli è un semplice riflesso della legge che è chiamato ad applicare”. Sono certa che un accurato e rispettoso confine della legge e delle proprie competenze renderà una grande servigio alla Magistratura ed al Paese.
Vale sempre il monito, espresso una volta dal presidente della Repubblica Pertini, e quindi capo del Csm, che il magistrato non solo deve essere ma anche apparire distaccato e al di sopra delle parti?
Pochi mesi fa il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha incontrato al Quirinale i neo magistrati in tirocinio. In quella solenne occasione ha voluto sottolineare a chi stava per iniziare la carriera in Magistratura che: “L’imparzialità della decisione va tutelata anche attraverso l’irreprensibilità e la riservatezza dei comportamenti individuali, così da evitare il pericolo di apparire condizionabili o di parte”. Mi sembra che ci sia poco da aggiungere se non adeguarsi a questo invito.
Se dovesse indicare, dal suo Osservatorio un po’ distaccato dalle contese politiche contingenti, i problemi più urgenti della giustizia, visti anche dalla parte del cittadino, quali indicherebbe?
In primo luogo la carenza di organico, alla quale si deve rimediare attraverso concorsi più rapidi e più numerosi, ma anche richiamando all’attività giurisdizionale nei Tribunali i troppi Magistrati fuori ruolo.
Inoltre la durata media dei processi in Italia è tra le più alte d’Europa. Una giustizia che arriva in ritardo è, di fatto, una giustizia negata. La macchina giudiziaria, nel suo complesso e nonostante i grossi sforzi finanziari, appare non adeguata a rispondere al bisogno di giustizia. Sappiamo bene che importanti imprese straniere non scelgono l’Italia anche a causa del nostro sistema giudiziario. Serve quindi una realistica, graduale e costante azione riformatrice che metta al centro le esigenze dei cittadini. Si devono superare divisioni di parte e avere a cuore l’interesse nazionale.
Simone Massaccesi – Redattore