Nell’immagine qui proposta, considerata una delle foto più belle e significative degli ultimi decenni, il fotografo professionista ha fermato, rendendolo eterno, un attimo di vita inaspettato.
Proviamo a comprenderne insieme il contesto, il contrasto (apparente), le modalità di comunicazione, l’atmosfera e il messaggio.
La foto è stata scattata in un aeroporto, crocevia di lingue, patrie, esperienze, colori, suoni. Il contesto ci farebbe pensare, dunque, ad una umanità in movimento, fluida, instabile. E invece no. Questo scatto, questo frammento, ci propone la stasi e la calma necessarie alla riflessione.
In questa immagine, da questa immagine non si fugge, ci si concentra. Il mondo è fuori. Qui c’è l’incanto della scoperta dell’altro.
È un incontro di sguardi, di percezioni, di sensorialità, di innocenza e di pace. È come se avvertissimo l’odore dell’infanzia, della genuinità, dell’assenza di compromessi adulti, di condizionamenti della ragione e della cultura. È una lettura afasica. Prevale il gesto, morbido, lungo, tenace, di una mano nera, vestita di nero che si incammina su una strada mai vista.
Lo scatto è professionale e ci libera dai pressappochismi degli autoscatti e dei selfie ingenerosi nei confronti di chi è costretto ad incontrarli. È una foto pulita, netta, dai contorni perfettamente stagliati.
Si legge compiacimento da parte di chi ha avuto la fortuna di immortalare queste due bambine e, per una volta, non si nota auto-compiacimento dell’autore-attore dello scatto.
Al di là dei corpi, qui si leggono: spontaneità, curiosità, avvicinamento, scoperta, imbarazzo, un certo timore.
Due mondi si contrappongono (apparentemente) sul piano estetico: il bianco e il nero, il nudo e il vestito, la libertà, o presunta tale, della nudità, e la oppressione, o presunta tale, del mini-chador.
Qui la contrapposizione, che l’occhio coglie netta in superficie, non è duale.
Un gesto rompe gli schemi della separazione, della alterità, della dicotomia. Un gesto bambino che interseca trasversalmente la figura, l’immagine. Una piccola mano nera dalle unghie chiarissime volge verso di sé, il viso biondo.
Le dita sottili e sicure affondano nella carne dell’altra, appropriandosene quasi. È il gesto nato dalla curiosità che conduce alla scoperta della alterità. La voluptas della bimba nera viene subita con un certo timore dalla bimba bionda: i pugni chiusi, le dita arricciate del piede destro (per chi guarda) e lo sguardo quasi ritratto, indicano una sorta di resistenza alla esplorazione, o alla attesa del nuovo, ad un agire subìto, quello della necessità urgente di conoscenza, anche.
È la figura a destra che si incarna, che vuole capire, che è attiva; la sua mano smuove il mondo, si appropria di una nuova identità.
Guardiamo ora i due profili: sono identici, sembrano scolpiti: fronte sporgente, guance tonde, nasino all’in su, stessa distanza naso-bocca, labbra socchiuse.
Morbida, interrogante, aperta al nuovo, la figura scura; contratta, poco plastica su un’unica direttrice spaziale la figura chiara, anche perché di età inferiore.
Si invertono i significati, i simboli, le aspettative relative al concetto del chiaro e dello scuro. Parlerei di un chiasmo evidente che ribalta, incrociandole, le considerazioni di sempre.
Sul piano etico si confrontano, incontrandosi, due mondi inconsapevoli che uno scatto ha reificato: è la purezza del gesto, il nitore dello sguardo, la bellezza dell’urgenza della conoscenza. È un piccolo mondo in un metro quadrato di spazio che potrebbe rivoluzionare un altro mondo, quello degli adulti incrostati.
“Qui delle divertite passioni, per miracolo tace la guerra” (I limoni, Montale).
Qui il manicheismo si svuota. La naturalezza della Bellezza come Virtù, come Bene, ci appare, illuminandoci.
In questa apparente fissità, dove, al contrario, un gesto sposta il mondo, in questo attimo profondo della riflessione, in un sorriso non esplicito, ma interiorizzato, in un contesto di “società liquida” in cui sono saltati i riferimenti certi della vita etica, morale, sociale, due innocenze si ri-appropriano, in un istante, di ciò di cui andiamo ragionando senza cuore.
Qui ri-nasce l’Umanità.
Rita Rucco – Docente. Direttrice di Collana editoriale