Come è noto, nei giorni scorsi, la ministra della Famiglia Eugenia Roccella è salita agli onori della cronaca in quanto in qualche modo è stata aggredita ed ha subito il blocco della presentazione del suo libro “Una famiglia radicale”(Rubbettino) al Salone del libro di Torino.
Forse avrebbe preferito non avere questi onori, ma per lo meno gli italiani si sono accorti che esiste una ministra della Famiglia e della natalità. Aldilà del libro (che ho letto volentieri e che ho trovato interessante perché non sono molti i casi di una radicale che diventa una cattolica molto conservatrice…) l’unico segno di vita della ministra della Famiglia era l’impegno contro l’utero in affitto, giustamente meritorio e poco più.
Non ho ancora capito se qualcuno del suo staff o della Commissione adozioni internazionali che lei dovrebbe presiedere le ha raccontato che ad esempio le adozioni internazionali in questo Paese sono scese dalla cifra un po’ limitata di 4000/5000 l’anno ad un vergognoso record di 400 casi in tutto il 2022.
Analogamente, non so se qualcuno le ha raccontato, come a me raccontano vari dirigenti di importanti associazioni o enti di adozione, che ci sono migliaia di famiglie in attesa dell’adozione di un bambino anche alla luce del problema di individuare in molti Paesi i bambini adottabili. Ma in questo strano Paese si parla di adozioni solo quando emerge, in qualche modo, la questione dei gay o l’eventuale problema della registrazione di bimbi che non si sa come sono nati, da qualche sindaco più progressista di altri.
Credo che la ministra Roccella si sia accorta che la presidente Meloni ha lanciato il progetto di un “Piano Mattei” per l’Africa. La stessa presidente Meloni che ha lanciato con forza il tema della natalità, che però dovrebbe essere trattato anche al di fuori di quei grandi convegni alla presenza di sua Santità il Papa… Non credo ci sia bisogno di ricordare alla ministra della Famiglia e della natalità, che l’adozione è una fetta, quantitativamente limitata, ma molto nobile, rilevante ed importante della questione della natalità. Ebbene, mi ha colpito molto il fatto che dopo aver proposto un “Piano Mattei per i bambini africani” ho avuto tanti commenti, messaggi, chiamate e richieste d’incontro da responsabili di associazioni per le adozioni che non conoscevo.
Fra l’altro credo che la ministra Roccella conosca il concetto di “restituzione” e che sia importante che se noi andiamo ad accendere rapporti, in vari casi, alla ricerca di benefici negli ambiti dell’approvvigionamento e delle risorse energetiche con paesi africani, in qualche modo ci rendiamo disponibili a farci carico di una parte di quegli straordinari bambini, in vari casi, con gli occhi grandi e la pancia troppo gonfia per la fame, che sarebbero ben felici di avere una mamma ed un papà italiani.
Una parte significativa della nostra classe politica è imbevuta di provincialismo e capita spesso che la questione dell’adozione sia percepita altrettanto spesso in relazione alla possibilità di adozione delle coppie gay, vuoi che si sia a favore, vuoi che si sia contro.
Io per la mia storia, cultura e formazione molto laica e molto aperta sui diritti civili (purtroppo almeno finora a me non è capitato di diventare cattolico praticante…) sono sempre stato molto aperto su questi aspetti. Però a condizione che si rispetti l’articolo 3 della Costituzione, permettendo che si realizzi una parità di trattamento tra coppie formate da sessi opposti e tra quelle formate da persone dello stesso sesso.
Non credo certo di essere il solo, ma scrivo soprattutto, in un modo o nell’altro, per ragioni di impegno e milizia civile, essendo molto legato alla mia condizione di “cittadino in Repubblica” consapevole di avere un bagaglio di diritti e doveri. Anche per questo mi ha colpito molto il sostegno, la richiesta di ulteriori iniziative, di un ulteriore impegno e di forme di coinvolgimento sulla proposta di un “Piano Mattei” per l’adozione e l’affido di bambini di vari paesi africani, da parte soprattutto di responsabili di enti e associazioni di adozioni che molto meglio di me hanno il polso delle troppe famiglie in attesa di adozione e che considerano di grande importanza un progetto di facilitazione di questo tipo di adozioni ed affidi.
Ma sarei davvero curioso di sapere, in queste condizioni di gravità unica quanto a crollo delle adozioni, cosa fa la Commissione per le adozioni internazionali e quali impulsi ad essa dà il ministro che la presiede. Mi sembra uno di quei casi per cui per lo stesso governo “convinzione” e “convenienza” una volta tanto potrebbero coincidere, così come mi sembra che difficilmente la sinistra, i partiti di opposizione possano essere contrari ad un progetto di questo genere. Ma questo è uno strano Paese, con uno strano gioco di specchi tra politica e stampa… Posso comprendere le tantissime paginate sulla contestazione di una ministra-scrittrice al Salone del libro di Torino, ma non sarebbe meglio dedicare almeno, la stessa attenzione ai problemi reali del Paese?
A cominciare dalla questione delle adozioni per la quale tante sono famiglie in attesa. Mi pare poi che la questione delle adozioni dei bambini, africani o non africani, sia un po’ più seria e motivata di quella che, in questo clima un po’ troppo provinciale, va più di moda della cosiddetta “adozione” dei cani…
Luigi Tivelli – Già consigliere parlamentare, capo di Gabinetto, scrittore