Comunicare gli ESG non basta! La vera sfida della comunicazione

La vera sfida della comunicazione ESG risiede nella capacità di dimostrare con evidenze tangibili l’impatto reale delle iniziative sostenibili. Di recente su LinkedIn Andrea Camaiora, CEO di The Skill ed editore di questa testata, in un thread ha formulato un quesito di particolare importanza

Nel panorama attuale della sostenibilità aziendale, stiamo assistendo a una trasformazione fondamentale: il passaggio dalla semplice comunicazione alla dimostrazione concreta dell’impegno ESG. Questa evoluzione riflette un cambiamento profondo nella consapevolezza collettiva, dove la sostenibilità non è più solo un elemento di marketing, ma un asset strategico fondamentale.

La vera sfida della comunicazione ESG risiede nella capacità di dimostrare con evidenze tangibili l’impatto reale delle iniziative sostenibili. In un’epoca in cui la trasparenza è diventata un imperativo, le aziende devono superare l’approccio tradizionale basato su dichiarazioni generiche e report standardizzati. Il pubblico, gli investitori e le istituzioni richiedono oggi una comunicazione basata su dati verificabili, risultati misurabili e impatti concreti sulla società e sull’ambiente.

Il Decreto Milleproroghe 2025

Questo cambio di paradigma è supportato anche dal quadro normativo in evoluzione. Il recente Decreto Milleproroghe 2025 introduce novità significative per i professionisti della sostenibilità, con particolare attenzione ai meccanismi di certificazione e alla formazione specifica. La normativa prevede percorsi di qualificazione con tirocini mirati, formazione continua obbligatoria e un sistema di crediti formativi che sottolineano l’importanza della competenza tecnica nella valutazione e comunicazione degli aspetti ESG.

La credibilità diventa quindi il fulcro della comunicazione ESG. Non si tratta più solo di raccontare iniziative, ma di costruire un sistema integrato dove la sostenibilità permea ogni aspetto della strategia aziendale. Le aziende devono essere in grado di dimostrare come le loro scelte impattano concretamente sugli stakeholder, sull’ambiente e sulla governance aziendale, supportando ogni affermazione con dati e risultati verificabili.

In questo contesto, emerge l’importanza della professionalità nella gestione e comunicazione ESG. I nuovi requisiti normativi, che prevedono percorsi formativi specifici e sistemi di certificazione standardizzati, testimoniano la necessità di competenze specializzate per garantire una comunicazione efficace e credibile della sostenibilità aziendale.

Una sfida fondamentale

La sfida più grande nella comunicazione ESG diventa quindi quella di bilanciare la necessità di trasparenza e verificabilità con la capacità di trasmettere in modo efficace l’impegno aziendale verso la sostenibilità. Le aziende devono essere in grado di tradurre dati tecnici e risultati complessi in una narrativa chiara e coinvolgente, senza perdere di vista l’importanza della precisione e della verificabilità delle informazioni.

L’acronimo ESG si riferisce a Environmental, Social e Corporate Governance

Il futuro della comunicazione ESG si basa quindi su tre pilastri fondamentali: competenza tecnica, trasparenza nei dati e capacità di comunicare efficacemente l’impatto reale delle iniziative sostenibili.

Solo le aziende che riusciranno a integrare questi elementi potranno costruire una reputazione solida e duratura nel campo della sostenibilità.

La società contemporanea, infatti, si caratterizza per quello che il filosofo Gilles Lipovetsky chiama “ipermodernità”: un’epoca in cui i valori etici e la responsabilità sociale diventano elementi centrali nelle scelte di consumo e investimento. Le nuove generazioni, in particolare, mostrano una sensibilità acuta verso le questioni di sostenibilità, interpretandole non come optional ma come prerequisito fondamentale per qualsiasi attività economica.

La comunicazione basata sulla fiducia

In questo scenario, la comunicazione ESG deve necessariamente evolvere verso un modello che potremmo definire di “trasparenza riflessiva”. Non si tratta solo di comunicare dati e risultati, ma di instaurare un dialogo autentico con gli stakeholder, basato su quella che il sociologo Anthony Giddens chiama “fiducia attiva”: una fiducia che non è data per scontata, ma deve essere costantemente guadagnata attraverso azioni concrete e verificabili.

La sfida della doppia materialità si traduce quindi in una duplice responsabilità comunicativa: da un lato, la necessità di rappresentare fedelmente l’impatto dei fattori ESG sul business aziendale; dall’altro, l’obbligo di rendicontare in modo trasparente come l’azienda influenza l’ecosistema sociale e ambientale in cui opera. Questa duplice prospettiva richiede un approccio che il filosofo Hans Jonas definirebbe di “etica della responsabilità”, dove le conseguenze future delle azioni presenti diventano criterio fondamentale di valutazione.

Il quadro normativo in evoluzione, con i suoi requisiti di formazione specifica e certificazione, riflette questa necessità di professionalizzazione della comunicazione ESG. Non si tratta solo di adempimenti burocratici, ma di strumenti necessari per garantire quella che il sociologo Niklas Luhmann chiamerebbe “riduzione della complessità”: rendere comprensibili e verificabili impegni e risultati in ambito di sostenibilità.

In conclusione, la sfida della comunicazione ESG si configura come un tema profondamente sociale e filosofico, non solo economico. Non si tratta solo di comunicare dati e iniziative, ma di partecipare attivamente alla costruzione di un nuovo modello di sviluppo sostenibile, dove la trasparenza e la verificabilità diventano pilastri fondamentali di un rinnovato patto tra impresa e società. Solo le organizzazioni che sapranno interpretare questa sfida nella sua complessità potranno realmente contribuire alla transizione verso un futuro più sostenibile ed equo.

 

Vincenzo Candido Renna

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