Leo Gullotta e la sua idea dell’Italia. Un consiglio ai giovani: domandatevi sempre perché

Intervista a tutto campo all’attore sull’Italia, sui nostri tempi, sui giovani, sul futuro, su ciò che siamo diventati

Leo Gullotta

È uno dei più grandi attori del nostro tempo. Artista di grande sensibilità, attenzione sociale e impegno civile. Lo abbiamo visto al cinema e in teatro; di quest’ultimo ricorda le grandi e piccole compagnie che giravano tutta l’Italia, che stavano oltre il mese in una località e che oggi, invece, quelle che sono rimaste, si fermano in un luogo al massimo cinque giorni, e questo è terribile perché è un tempo troppo breve, specie in città come Roma, Milano, Napoli dove è necessaria una permanenza più lunga, e il passaparola, per raggiungere tutto il pubblico.

Anche nel cinema, sebbene in questo momento si producano bellissime opere con grandi registi come Garrone, Sorrentino, Tornatore c’è crisi e fanno comunque fatica. Ci fa notare che: “…in questo paese hanno messo lo stop a tante cose. I nostri ragazzi italiani non sono stati aiutati, li hanno lasciati soli, e loro, giustamente, cercano di dire la loro nelle università ma sono condannati, anche lì, perché non lo devono fare. Ma se non lo fanno, come possono intendere il futuro? Dicono la loro, è un’analisi che fanno nelle università perché le università servono per questo”. Con Leo Gullotta si può parlare di tutto e noi abbiamo voluto ascoltare cosa pensa sul complesso momento storico che stiamo attraversando.

Leo Gullotta

Leo Gullotta, che periodo stiamo vivendo?

Brutto, pesante, difficile, che porta in continua confusione chiunque, perché questo momento è così impensabile sotto tutti i punti di vista. A tutto si aggiungono anche due guerre, in Ucraina e nella Striscia di Gaza, oltre a tutte le altre, che sono una quantità infinita.

C’è chi sostiene che il mondo è cambiato soprattutto dopo la pandemia…

La pandemia ha portato strane cose, ha fatto diventare più disumano l’individuo, come se gli avesse tolto l’umanità appunto. Tutto è diventato davvero difficile, anche i rapporti umani. Bisogna cercare di capire quanto accade in questi nostri giorni, e di dare un infinitesimale contributo invece di fare spallucce come se quanto accade intorno a noi non interessasse. Bisogna partecipare. Dico sempre che il modo per far uscire “i fantasmini” dalla propria anima è leggere, andare al teatro e al cinema.

Cosa sono “i fantasmini”?

Sono quei temi che ci appartengono come genere umano, che a volte ci fanno paura e che, quindi, tendiamo a nascondere anche per anni, per cui leggere, frequentare teatri e cinema ci può aiutare moltissimo a sforzarci ed affrontarli. Ormai corriamo tutti, siamo sempre in affanno ma, se lei ferma qualcuno e gli chiede dove sta andando, non sa cosa rispondere…un po’ come all’uscita della metropolitana.

Lei ha usato un termine: partecipazione

Lo usano in pochi, bisogna prenderli per i capelli e trascinarli… il momento storico è quello che è, e quanto è accaduto con le elezioni in Francia, tanto per fare un esempio, è molto ma molto importante rispetto a questo termine così poco usato: davanti ad un possibile ribaltamento politico e sociale i francesi hanno deciso di partecipare…

A volte viene da pensare che la pandemia, dopo averci costretti a stare chiusi fisicamente, continui a farci stare chiusi mentalmente…

Dopo averci chiusi ci ha rinchiusi! È un gioco di parole ma, se ci riflettiamo, è proprio così: ognuno si è ritirato nel proprio spazio, nella propria casa, ed è come se gli argomenti che sono arrivati come giganti attorno a noi, con noi, nelle città, è come se non ci riguardassero, se fossero “problemi loro”. Non so dire se è un atteggiamento solo italiano ma, se torniamo a guardare cosa è successo nelle consultazioni elettorali francesi… non so se noi saremmo stati così contributivi.

Veniamo al nostro Paese dove, almeno una parte, sta vivendo un periodo più brutto rispetto ad altri, si parla della paura dell ‘’uomo solo al comando”, anzi, per essere precisi, la donna…

Questo è un desiderio che c’è sempre stato, magari nascosto ma il desiderio dell’uomo forte al comando è caratteristico dell’Italia anche se, sempre in questo paese, è nata la Costituzione, la democrazia, e ci siano stati uomini come Sandro Pertini. Invece, le persone di adesso, non riescono ad usare il termine antifascista perché non hanno fatto i conti con il proprio passato, sono ferme.

Sandro Pertini

Però una parte del paese li ha votati.

Appunto, una parte, dice bene. Non che dicano che il Paese è con loro e che sono stati eletti democraticamente, sono solo una parte, circa il 25%, ma entrano nelle case con una comunicazione che dice che stanno governando con il sostegno dell’intero Paese, che “… sono finiti i giochi”. E la gente non mette a fuoco cosa stanno dicendo, quali fake news vengano diffuse. Vede, finché queste cose le dice “zio Peppe” al mercato è anche simpatico ma una persona di governo, che ha giurato sulla Costituzione, che si presuppone abbia studiato, non può dire stupidate.

Cosa pensa del premierato?

Non mi piace e, anche su questo non è stato facile farsi un’opinione. Ragionando quel pochino che serve per comprendere a fondo, lo giudico tutto sbagliato. Loro parlano ad alta voce, con servizi televisivi realizzati per il loro elettorato, ma non è così come dicono. Chi è esperto del settore e ha fatto studi su questi temi dice che è tutto sbagliato. Insomma, è palese che questo governo vuole comandare, vuole affermare i suoi principi e fa di tutto, nel tempo che ha a disposizione, per imporli e attuarli. E molti italiani, su questa modalità, storicamente, dicono: ”…beh sì, l’uomo forte serve”, ”…un tempo stavamo con le porte delle case aperte..”: le solite frasi fatte, sempre uguali.

Insomma, questa necessità è nel nostro codice genetico?

Un po’ sì, ma non vuol dire che non ci siano anche persone meravigliose, cittadini che vogliono contribuire, che sono preparati, che parlano, vogliono partecipare e far partecipare.

Il professor Massimo Cacciari ha detto più volte che, se ci troviamo in questa situazione è perché la sinistra italiana, dall’arrivo di Berlusconi è andata via via snaturandosi: è d’accordo?

Ha ragione, ha detto una cosa giustissima, è un’analisi da Cacciari giustamente, fuori da tutti i luoghi comuni. Se facciamo i conti da Berlusconi in poi, questo Paese è stato offerto su un piatto d’oro a questo governo, e sono arrivati.

Lei è da sempre attento alle nuove generazioni e, nel suo ambito, sostiene le giovani produzioni: cosa si può fare per tornare ad una espressione più pluralista?

Azzerare tutto e ricominciare da capo! Come col cancellino a scuola, perché usando la matita si può cancellare invece, i disegnini fatti a penna, sono più difficili da cancellare e modificare. Servono le persone giuste, i funzionari giusti: oggi ci sono funzionari televisivi che non sanno cos’è la televisione, tanto per fare un esempio. È tutta un’altra cosa rispetto a quindici, venti anni fa, proprio un altro mondo. Infatti, non conta più, e parlo in riferimento al mio lavoro ma vale anche per tutte le altre professioni: una volta, il curriculum diceva cosa hai fatto, con chi lo hai fatto, cosa stai facendo, come ti sei preparato; oggi tutto questo non esiste più, data l’ignoranza dei vari “rappresentanti”: basta chiedere quanti follower hai? e tutto, magicamente, si risolve, in maniera sbagliata, a mio avviso. 

Azzerare tutto: da dove comincerebbe?

(Sorride) Io non sono un ministro, non sono uno scienziato né una persona che fa previsioni. Sono un cittadino che spera. Ma non rendono facile capire le cose. Per esempio, mi hanno fatto comprendere che la legge sull’autonomia differenziata delle Regioni è sbagliata e ho deciso di andare a firmare il referendum per cercare di farla annullare.

Che idea si è fatto di queste due guerre, quella in Ucraina e quella a Gaza che ormai è diventata un massacro?

Intanto, dobbiamo tenere presente che sono 78 anni, la mia attuale età, che non ci sono guerre da noi grazie alla democrazia. Poi, da una parte c’è stato un assalitore e un assalito, l’Ucraina, e questo è poco ma è sicuro, con tutta la retro-visione, negli anni passati, di guerre di cui, sembra, nessuno si era accorto prima! Di colpo, poi, il mondo si rende conto. Non condivido, certo, la decisone di Putin di assalire un popolo, una nazione che sta tranquilla. Dall’altra parte, in Israele, per molti versi, c’è stato un assalto terribile, il 7 ottobre, da parte di Hamas, un fatto atroce. Però, poi, Israele, o più precisamente, il governo attualmente in carica in questo Paese, è passato dalla difesa alla vendetta, tutto è diventato esagerato da parte del governo israelita. Israele non c’entra nulla, la responsabilità è del governo attualmente in carica. La popolazione israeliana va addirittura in piazza contro questo capo del governo, Benjamin Netanyahu, che pensa di rimanere al potere, attaccato alla poltrona, fin quando dirige le operazioni di questa guerra.

Secondo lei, i media, nel raccontare la guerra a Gaza, sono stati attenti a non confondere l’antisionismo con l’antisemitismo?

No, no, a parte qualche giornale che ognuno di noi sceglie e di cui ha fiducia, gli altri, ormai quasi tutti, essendo affini a questo governo e ai suoi partiti, non hanno badato affatto a questo, anzi, sono stati, e sono, imbarazzanti.

Spostando l’attenzione su quanto accade oltreoceano, negli USA, con la possibilità che Donald Trump torni ad essere il Presidente, cosa ci dice?

Come si fa a pensare di votare questa figura orribile, oscena, invadente e fascista come Trump! C’è stata confusione, perfino negli Stati Uniti: come si può dare il voto ad una persona che ha istigato, ha fatto succedere l’episodio di Capitol Hill? Mi pongo l’interrogativo su chi sia il cittadino americano di oggi. Vorrei parlarci per capire cosa accade, o è accaduto in quel Paese: ha compiuto un atto terribile, possibile che gli americani non se ne siano accorti?

Possiamo pensare che il Vecchio Continente è entrato in un periodo di decadenza?

Sicuramente l’Europa non ha fatto, e non fa, alcuna proposta diplomatica per la pace, per questi due conflitti. E se si è tentato, è stato fatto in maniera blanda. L’Europa è stata ferma. E una delle due guerre ce l’abbiamo dentro l’Europa.

E non crede che questa immobilità, a chi è contrario all’istituzione europea, sia di supporto per affermarne l’inutilità? 

Certo, l’intera classe politica, a parte qualche eccezione, non ha dato alcuna indicazione, alcun contributo per una soluzione diplomatica importante. Io non ne ho letta alcuna da nessuna parte. Abbiamo avuto l’intervento dell’ungherese Viktor Orban che ha sostenuto il presidente turco Erdogan…non so come dire, ancora c’è confusione. Ed io sono sicuro che il mondo intero tende al concetto di pace ma, ormai, sono due anni che va avanti questo conflitto! Dove sono i diplomatici europei? Non credo di essere il solo a non averne visti all’opera, in questa vicenda.

Se guardiamo ai corsi e ricorsi storici, e a questo “vento di destra” che circola…

Guardi, chi ha saputo spiegare qualcosa a me, cittadino italiano, riguardo alla geopolitica di questo periodo, oltre al giornalista Enrico Mentana con le sue “maratone”, è Lucio Caracciolo che, quando apre bocca mi dà indicazioni precise e profonde sull’immagine o del momento o del futuro. Ma, mi domando, c’è soltanto lui? Forse, ci sarà qualcun altro ma si trovano più diffusamente programmi e servizi giornalistici di una “certa parte” e basta.

Abbiamo detto che questo è un periodo brutto ma, possiamo sperare che arrivi un domani migliore?

Il periodo è orrendo ma la speranza la devi sempre avere. Anche quando può essere illogico perché davanti a scenari orribili. Dobbiamo sempre avere la speranza che i cervelli di chi conduce certe battaglie, di chi vuole sistemare davvero le cose per il bene della collettività, si illuminino.

Se dovesse suggerire ad un giovane, un quindicenne, cosa fare per capire questa epoca?

Gli direi: “…cerca di capire, di essere curioso. Come tutti i bambini piccoli, domanda sempre il perché delle cose…” e di rivolgersi a qualcuno che gli dà fiducia e che lo possa veramente aiutare a capire. La curiosità, quella sana, è vita. Aiuta tutti noi a comprendere, a farci delle opinioni e a confrontarci nel rispetto reciproco.

 

 

Silvia Sitari Giornalista

 

 

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