Professoressa Colarizi, sono passati 40 anni dal governo Craxi. Qual è la sua riflessione sul quel periodo e ciò che ne è seguito?
La demonizzazione dell’intera classe politica che ha accompagnato la fine della prima Repubblica, ha significato anche la cancellazione dalla memoria di un intero decennio, quegli anni Ottanta dipinti dal sistema mediatico come un periodo di decadenza e di corruzione. Una descrizione che non corrisponde a una società in piena trasformazione con le sue luci e le sue ombre, ma della quale i socialisti al governo riescono a cogliere per lo meno una parte delle innovazioni in atto in tutta Europa.
In quale contesto politico, storico, sociale i socialisti, per la prima volta nella storia d’Italia, arrivano a guidare il governo?
I socialisti governano una fase di passaggio da un secolo all’altro, dal XX secolo al XXI quello in cui oggi vivono i giovani. Sta tramontando l’età della grande industrializzazione e sta affermandosi l’età post industriale, l’età della rivoluzione tecnologica, dell’immateriale, della comunicazione. Il Psi in grado di riconoscere il cambiamento mediatico, ma anche i nuovi bisogni e le nuove povertà che caratterizzano una società dove all’organizzazione collettivista si va sovrapponendo la società dell’individuo, ciascuno con i propri meriti e bisogni (Martelli).
Nella politica economica e sociale Craxi si trova in rotta di collisione con il Pci
Cambiano le relazioni industriali, come dimostra nel 1985 la vittoria al referendum sulla scala mobile – fortemente voluto dal ministro De Michelis -, un provvedimento contro il quale il Pci aveva mobilitato la classe operaia. È forse il segnale più evidente – dopo la marcia dei quarantamila a Torino nel 1980 – di quanto i comunisti siano in ritardo nel leggere la realtà. Altrettanto importante per quanto riguarda la modernizzazione del paese, è poi il piano dei trasporti del ministro Signorile che inaugura l’alta velocità.
Nei successi del governo Craxi non c’è quindi Sigonella, come qualcuno tende a ricordare con una memoria fin troppo selettiva
Sigonella è sicuramente un atto di politica estera che dimostra con quale autorevolezza Craxi si muova su questo terreno, pronto a sfidare anche gli Stati Uniti. Altrettanto importanti sono i passi compiuti dal governo socialista per il rilancio del processo di unificazione dell’Europa che inizia con l’atto unico del 1985.
Craxi prima dei Consigli dei Ministri convocava il Consiglio di Gabinetto, forse per dare sostanza al suo metodo decisionista e delle rapide risoluzioni
Mi sembra difficile riproporre oggi formule di concertazione tra gli alleati di governo. Oggi i partiti sono così deboli che il vero problema per un rilancio della politica in Italia è proprio quello di rifondare le organizzazioni politiche. Sartori diceva che senza partiti non c’è democrazia. È un’affermazione da condividere.
Qual è l’obiettivo non riuscito nell’attività governativa e politica di Craxi?
Sicuramente la riforma istituzionale che del resto malgrado tanti altri tentativi anche nella seconda Repubblica non è mai stata fatta.
Mario Nanni – Direttore editoriale
Simona Colarizi è professore emerito di Storia contemporanea nell’Università di Roma La Sapienza. Autrice di importanti saggi di storia politica e sociale del Novecento.