Lei silenziosa spettatrice in prima fila, abituata a parlare con gli occhi, spesso lucidi, e col sorriso, sempre mitemente sorpreso. Lui con le Millanta facce della sua prosa, nella scorrevole efficacia del suo raccontare in italiano e nell’impeto torrenziale del suo ricordare in dialetto, grazie alla voce ruvida e nervosa di un maestro del teatro di narrazione, Marco Baliani.
Così Anna Grazia D’Oria e Piero Manni hanno festeggiato i 40 anni della loro casa editrice, nata dall’incontro delle loro convergenti vocazioni alla lettura e alla scrittura, spontaneamente precipitate sul piano dell’impegno e della prassi. Perché «L’Immaginazione» che dà il titolo alla rivista, figlia primogenita nella famiglia poi numerosissima delle loro creature editoriali, non è quella che dalla realtà evade, ma quella che la realtà progetta e poi proietta, quella che sessantottescamente insegue il potere non come autorità e controllo sull’altro, ma come possibilità di configurare in maniera creativamente alternativa la realtà e i suoi rapporti, umani sociali e culturali.
Piero è scomparso quattro anni fa, Anna Grazia non ha voluto prendere la parola: ma il 14 giugno 2024, nell’armonioso Chiostro degli Olivetani che l’Università del Salento ha messo a disposizione per l’evento, sono stati loro i protagonisti carismatici e discreti della festa organizzata dalle loro figlie, Agnese e Grazia, impegnate a tenere viva non solo una casa editrice, ma l’energia inventiva e propulsiva che l’ha fatta nascere.
E la straordinaria eco mediatica di questo compleanno, ricordato e celebrato da innumerevoli testate locali e nazionali, dal «Corriere della Sera» al «Manifesto», dal «Quotidiano di Lecce» al «Venerdì» di «Repubblica», dalla «Gazzetta del Mezzogiorno» a «Doppiozero», conferma, se ce ne fosse bisogno, tanto la vitalità di questa impresa culturale quanto quel programmatico strabismo del suo sguardo che la ha caratterizzata fin dagli esordi, tra attenzione al territorio e alla sua valorizzazione e aperture prospettiche più ampie. Aperture che da un lato hanno creato le premesse per l’attenzione mediatica che oggi, dopo un’avventura quarantennale, quello sguardo restituisce e dall’altra sono necessarie per inquadrare in maniera pertinente lo stesso progetto della coppia Manni- D’Oria: non a caso Alberto Rollo, uno dei protagonisti della serata, ha potuto accostare la nascita, nel 1984, de «L’Immaginazione» a quella quasi contemporanea della milanese «Linea d’ombra» diretta da Goffredo Fofi.
E il rilievo nazionale dell’impresa ha trovato un suo concreto riconoscimento nel finanziamento di un Progetto di Rilevante Interesse Nazionale (PRIN) sul ricco e variegato archivio della casa editrice, che sarà reso disponibile online ed esplorato da critici letterari, linguisti e storici: Memory strategies è il titolo del progetto e anche per questo è sembrato opportuno ricordarlo in occasione di una festa di compleanno pensata per celebrare storia e memoria di questa casa editrice.
A dare tono e ritmo alla serata la maestria disinvolta ma partecipe dello scrittore e conduttore radiofonico Carlo De Amicis: persino nei saluti istituzionali (tutt’altro che formali) l’amicizia da lui additata come parola chiave in grado di restituire la cifra dell’evento è riuscita a farsi sentire, dalla rievocazione degli annosi e vitali rapporti di collaborazione tra casa editrice e ateneo salentino raccontati dalla “padrona di casa”, la pro-rettrice Maria Antonietta Aiello, alla condivisione empatica delle proprie letture di libri targati Manni proposta da Viviana Matrangola, Assessore alla Cultura e alla Legalità della Regione Puglia, che ha portato con sé e letto ad alta voce alcune delle poesie di Alda Merini pubblicate da Manni e ospiti fisse del suo comodino.
Compagni di strada, di letture e di scritture, gli altri ospiti che hanno preso la parola: il comparatista e scrittore Antonio Prete ha fatto oscillare il pendolo del suo intervento tra l’emozione, intensa e sobria, dei ricordi autobiografici e l’inquadramento lucidamente critico delle scelte editoriali alla base di una consapevole e coerente programmazione libraria, come quella che contraddistingue la collana «La pantera profumata» da lui diretta, tesa a inseguire fin dal titolo dantesco una esperienza poetica come ricerca e invenzione di una lingua inarrivabile.
Dopo il già ricordato Alberto Rollo, protagonista del movimentato panorama editoriale italiano, tra Editori Riuniti e Feltrinelli, Mondadori e Rizzoli, che con Manni ha pubblicato il suo romanzo Un’educazione milanese, arrivato nel 2017 nella cinquina finale del Premio Strega, ha preso la parola anche Mario Desiati, che nel 2021 quel premio ha vinto con Gli spatriati.
Ma il pendolo è tornato a oscillare verso il ricordo personale, commosso e commovente, con l’intervento del senatore Giovanni Pellegrino, che ha fatto entrare il pubblico presente nei luoghi privati degli esordi della casa editrice e della sua carriera politica. E su quel piano il pendolo è rimasto, con le parole conclusive di Grazia Manni: la rievocazione della particolarissima infanzia sua e di Agnese, tra correzioni di bozze e invenzioni di titoli, e il tributo finale ad Anna Grazia D’Oria, al suo voler restare un passo indietro, al suo saper guardare avanti. Come senz’altro le sue figlie e la sua casa editrice continueranno a fare.
Beatrice Stasi – Professoressa ordinaria di Critica Letteraria e Letterature comparate dell’Università del Salento