Voci parlamentari, parla l’on. D’Ippolito ex 5 Stelle ora con Di Maio

Conte e Grillo sono rimasti a guardare. Uscire dalla maggioranza? Sarebbe un boomerang. Conte si è disinteressato della Calabria. Con Di Maio puntiamo a costruire una forza moderata. Votare con l’attuale legge elettorale? Sarebbe il caos. Nella prossima legislatura, bisognerà cambiare il sistema sanitario cancellando l’autonomia differenziata dalla Costituzione

Giuseppe D’Ippolito è un deputato calabrese passato dal Movimento 5 Stelle al Gruppo di Luigi Di Maio, Insieme per il Futuro.

La scelta del parlamentare ha sorpreso l’ambiente pentastellato. Grillino della prima ora, D’Ippolito, già avvocato di Beppe Grillo, ex docente universitario di Diritto civile e prima assistente alla Sapienza del giurista Stefano Rodotà, si candidò a sindaco di Lamezia Terme nel 2015, quando con il resto del Meet Up locale si occupava di tutela dell’ambiente e di antimafia.

Quel Comune era già stato sciolto per infiltrazioni: nel 1991 e nel 2002. Non solo: insieme a pochi attivisti lametini, tra il 2017 e il 2018 D’Ippolito portò avanti l’iniziativa Sos Anti-Equitalia, targata 5 Stelle. A Lamezia Terme fornì assistenza legale gratuita a centinaia di contribuenti, ottenendo sgravi per cinque milioni in meno di due anni.

Alla Camera il deputato si è battuto anzitutto per contrastare le infiltrazioni mafiose nel settore dei rifiuti, chiedendo la revisione delle norme per l’iscrizione all’Albo gestori ambientali da parte delle imprese del settore, che – aveva denunciato – “riescono ad aggirare con diversi trucchi l’obbligo della certificazione antimafia”.

Perché, allora, la ritroviamo nel campo di Di Maio?

È chiara la confusione che esiste nel Movimento 5 Stelle. Non la scopriamo oggi, però. L’ingresso del Movimento nell’attuale maggioranza fu un parto travagliato. Accettai di votare la fiducia al governo Draghi perché avevamo la possibilità di ottenere risultati, soprattutto su tutela dell’ambiente ed equità sociale: dalla gestione dei rifiuti alla transizione ecologica ed energetica, al Superbonus 110 per cento; dal Reddito di cittadinanza al salario minimo.

Sapevo benissimo che con le larghe intese avremmo avuto difficoltà, ma la politica è dialettica, confronto, sintesi. Del resto, avevamo già vissuto la coabitazione con Salvini e poi con il Pd e Renzi, proprio per attuare il nostro programma.

Dalla primavera dell’anno scorso, nel mio ex Gruppo ho colto incertezza, incapacità di organizzazione e la mancanza di una guida, di un indirizzo. Conte e Grillo sono rimasti abbastanza a guardare: il primo non ha avuto polso né fiuto e si è circondato soltanto di suoi fedelissimi; il secondo ha cercato di coprire la disgregazione interna con i suoi motti di spirito. Da tempo non c’era più visione, strategia, senso della realtà. Abbiamo perso consenso ovunque, senza mai riflettere sulle cause, senza individuare le responsabilità, senza tentare un rilancio.

Per quanto mi riguarda, ho subito una progressiva marginalizzazione, intanto rispetto alle mie proposte contro le ecomafie e per il potenziamento del Servizio sanitario nazionale. Sull’assenza di Conte rispetto alle questioni calabresi ci sarebbe un elenco interminabile di fatti, a partire dalla gestione commissariale della sanità, lasciata allo sbando in piena pandemia. Di Maio è sempre stato attento, invece. Tra l’altro è venuto in Calabria a sostenere le ragioni di testimoni di giustizia come Antonino De Masi, tra i più importanti imprenditori della regione.

Però l’accusa ai dimaiani è l’abbandono della nave 5 Stelle per causa dello stop al terzo mandato.

Le polemiche e le illazioni non mi riguardano.

Sono al primo mandato e in regola con le restituzioni. Anzi, sarei addirittura in credito per le ingenti somme spese sul territorio, che il Movimento avrebbe dovuto sostenere. Il vero problema è che il Movimento ha rinunciato ai suoi fondamenti: territorio e legalità, anche sul fronte dell’antimafia. Avevo presentato una proposta di legge volta ad ampliare le tutele per le persone vittime della criminalità organizzata, di atti di terrorismo e di reati intenzionali violenti. Era finita nel dimenticatoio.

Ora, grazie alla sensibilità del mio nuovo gruppo parlamentare, è stata inserita nel progetto di riforma della disciplina sullo scioglimento dei Consigli comunali per infiltrazioni, promosso dalla sottosegretaria Dalila Nesci. Con il passaggio in commissione, la proposta potrebbe arrivare presto al voto dell’Aula. Vengo da una terra devastata dalla ’ndrangheta, che ho sempre combattuto e che sarà pericolosa con le spese del Pnrr. Mi dispiace che Conte e i suoi abbiano dimenticato questa priorità.

La legislatura va verso il termine. Qual è il suo giudizio sull’attuale situazione politica?

È il momento più difficile: una guerra lunga in Europa, l’incognita Covid, il rincaro continuo dei prezzi di gas, corrente, carburanti, alimenti, servizi. La situazione è complessa, ma si continua a leggere, specie nel Movimento 5 Stelle, in termini semplificati, quasi come se fossimo in un mondo virtuale, in un sogno controllabile.

Dato il contesto, è necessario assumersi grandi responsabilità. I partiti pensano alle prossime elezioni. Ogni giorno il Parlamento è teatro di scontri, rumori.

La Lega è divisa: come il Movimento, medita sull’uscita dalla maggioranza, ma sa che sarebbe un boomerang. Forza Italia è sempre legata alla leadership di Berlusconi e Fratelli d’Italia sfrutta la propria collocazione nella minoranza per guadagnare consenso e dettare la linea del centrodestra. Il campo largo del centrosinistra non è ancora definito.

Poi ci sono i nostri Gruppi di Camera e Senato. Di Maio ci ha chiesto di occuparci di problemi reali, di badare al sodo. Il quadro mi sembra questo. Puntiamo a costruire una forza moderata partendo dai contenuti e dalle iniziative parlamentari sulle emergenze.

Ora serve coesione e bisogna ricordare che l’Italia non è un’enclave: siamo nell’Unione europea e nella Nato, davanti all’imprevedibilità della Russia e al silenzio della Cina.

Che tipo di legge elettorale ci vorrebbe?

Sono sempre stato un proporzionalista. Adesso è la realtà, drammatica, che dovrebbe spingerci in questa direzione. Se andassimo a votare con l’attuale legge elettorale, ci troveremmo nel caos. Penso che tutti i partiti debbano interrogarsi con maturità e pensare al futuro degli italiani. Già dall’autunno saremo chiamati a scelte razionali. La prossima legge di Bilancio sarà molto impegnativa. Dovremo tutelare imprese e famiglie e salvaguardare la prosecuzione del Pnrr. Dovremo anche studiare misure per l’occupazione e l’aumento dei salari. Non sarà facile con l’inflazione che sale e la campagna elettorale di fatto già in corso.

Il nuovo Parlamento amputato funzionerà meglio o peggio di quello attuale?

Dipenderà dalla qualità dei nuovi parlamentari. Anche per questo è importante lavorare ad una legge elettorale proporzionale. Diversamente, alla Camera e al Senato ci saranno politici ricchi, puri portatori di voti e nominati. La prossima legislatura sarà fondamentale: il nuovo Parlamento, in armonia con il futuro governo, dovrà stabilizzare il Paese e farlo crescere. Ci vorranno parlamentari capaci e competenti, in grado di capire il ruolo dell’Italia in Europa e nella Nato, di lavorare a testa bassa alle riforme necessarie in ambito nazionale.

Lei è calabrese. Come sta andando la Calabria, che dall’autunno scorso ha un nuovo governo regionale?

Roberto Occhiuto, di Forza Italia, è il presidente della Regione e ha la delega del governo per il rientro dal disavanzo sanitario della Calabria. Su mia iniziativa, abbiamo collaborato, al di là dei differenti colori politici, per dare impulso alle Comunità energetiche rinnovabili, che rappresentano un’ottima opportunità per raggiungere l’autonomia energetica nei piccoli Comuni, per alimentare lavoro e sviluppo. Sull’acqua pubblica, che è una delle mie preoccupazioni, la Regione ha acquistato le quote private del fornitore dell’acqua all’ingrosso, la società Sorical.

In Calabria, tra le regioni che più soffrono la carenza idrica, non c’è mai stato il servizio idrico integrato. Temo che l’entusiasmo con cui il presidente Occhiuto ha salutato questa operazione si trasformi presto in sentimento opposto.

Si dovrebbe creare un gestore unico del servizio idrico, coinvolgendo i Comuni, che hanno competenze sulla depurazione. Ritardi persistono anche su bonifiche, ciclo dei rifiuti e riequilibrio del rapporto tra sanità pubblica e privata. Occhiuto sta riorganizzando l’apparato burocratico del Servizio sanitario regionale, glielo riconosco.

C’è però bisogno di uscire dal regime commissariale. Mancano migliaia di medici, infermieri e Oss a causa delle limitazioni conseguenti al Piano di rientro cui è sottoposta la sanità calabrese. Nel merito, bisognerebbe ridiscutere i criteri di ripartizione del Fondo sanitario nazionale, che dovrebbero tenere conto dei bisogni territoriali, dei dati epidemiologici e degli indicatori di deprivazione sanitaria e vulnerabilità sociale.

La sanità calabrese registra un’emigrazione per cure altrove che costa 300 milioni all’anno. Pertanto, bisogna riformare il sistema nel prossimo Parlamento, anche cancellando l’autonomia differenziata dalla Costituzione, per cui ho già presentato una specifica proposta di legge costituzionale. Se così non fosse, la sanità delle regioni meridionali sprofonderebbe nel baratro, a dispetto del diritto alla salute sancito dalla Costituzione.

 

Emiliano Morrone – Giornalista

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