Presidente Violante, comincio con una domanda su un fatto recentissimo. Il presidente del Senato La Russa nel suo discorso di saluto all’Assemblea dei senatori l’ha citata, e ha ricordato il passaggio del suo discorso di insediamento come presidente della Camera sui “ragazzi di Salò”. Intanto, che effetto le ha fatto essere citato in maniera così elogiativa da La Russa? A distanza di oltre 25 anni, può spiegare agli immemori e a coloro che non vollero capire il senso di quel suo discorso?
Capire le ragioni degli altri, non per condividerle, naturalmente ma per conoscere i motivi di quelle scelte disastrose che alcuni italiani fecero contro altri italiani e contro le libertà civili.
Il 25 settembre l’Italia ha fatto democraticamente e liberamente una scelta di centrodestra, anzi, visti i numeri, di Destra-Centro. Lei vede all’orizzonte, come taluni a sinistra paventano, pericoli se non di fascismo, di restaurazione, di involuzione democratica?
Da Giorgia Meloni, no. Per il resto attenderei senza pregiudizi e senza distrazioni.
Lei, Presidente, ha spesso insistito sulla necessità di costruire un patrimonio di valori condivisi, di ideali comuni su cui fondare la comunità democratica del Paese. In questa, chiamiamola così, Carta dei valori, quali metterebbe ai primi posti?
Il rispetto per l’altro.
E’ partita la XIX legislatura, la prima dal 1948 con un Parlamento ridotto nel numero dei deputati e dei senatori. Quale ex presidente di Assemblea, vede dei vantaggi per la funzionalità dell’Istituzione e l’agibilità dei lavori?
Senza riforme adeguate, ad esempio sfiducia costruttiva e parlamento in seduta comune per voto fiducia e legge di bilancio vedo solo svantaggi.
E quali svantaggi o rischi intravede?
Instabilità e disordine parlamentare.
Ancora non si è sentita, ma, com’è accaduto in un passato anche recente, questa novità politica della Destra al governo per la prima volta, in posizione maggioritaria, dal 1948, farà parlare qualcuno di Terza Repubblica. Lei una volta l’ha spiegato che per parlare di Seconda o Terza Repubblica debbono ricorrere alcune specifiche condizioni. Lo vogliamo ricordare?
La repubblica è sempre la stessa; sono cambiati i partiti che non riescono più ad essere ponte tra i cittadini e le istituzioni.
Si è detto che in questa legislatura dovranno essere fatte le riforme. L’on. Meloni propone il presidenzialismo, l’elezione diretta del presidente della Repubblica. Dopo 74 anni di Repubblica parlamentare, Lei crede che una modifica dell’assetto istituzionale sia possibile? E sia augurabile?
Rispetto la proposta ma non la condivido. Sarebbe una riforma molto complessa: bisognerebbe modificare struttura e ruolo del Parlamento, del governo, della corte costituzionale , delle magistrature, delle Regioni. D’altra parte Stati Uniti e Francia, con il sistema presidenziale e semi presidenziale, non navigano in buone acque.
Le riforme istituzionali riguardano la casa comune degli Italiani, costruita dalla Costituzione. E quindi richiedono il concorso di tutte le forze politiche. Secondo Lei, sarebbe, eventualmente, più efficace un’assemblea costituente votata con il sistema proporzionale come nel 1946 o una Commissione bicamerale, che è stata peraltro sperimentata negli anni Novanta senza risultati decisivi?
L’Assemblea dotata di poteri costituenti è incompatibile con un Parlamento in funzione che sarebbe anch’esso dotato di poteri costituenti. Ciascuno potrebbe annullare l’altro. Meglio forse una commissione ad hoc che potrebbe segnalare i pro e i contro di ciascuna proposta di riforma; poi dovrebbe intervenire il processo legislativo ordinario.
Il prossimo anno la Costituzione avrà 75 anni di vita. Lei, come studioso, ex presidente della Camera, come cittadino quali aggiornamenti farebbe? Quali modifiche riterrebbe più funzionali? Per esempio ha ancora un senso il bicameralismo perfetto, nel tempo della velocità delle decisioni?
Non ha senso, ma non è utile eliminare il Senato; meglio prevedere i due interventi che ho sopra indicato (Parlamento in seduta comune e sfiducia costruttiva) e far funzionare bene tutto il resto.
L’on. Meloni, lo hanno scritto i giornali, aveva in mente di affidare la presidenza di uno dei rami del Parlamento (credo la Camera dei deputati) a un esponente delle opposizioni. I suoi alleati hanno preferito lo spoil system. Ecco: è saggio praticare lo spoil system quando si tratta di cariche istituzionali?
Non è spoil sistem, in condizioni normali è logico che la maggioranza presieda le Camere.
Una domanda allo studioso Violante: rispetto al passato, i presidenti delle Camere – penso per esempio all’on. Iotti, al sen. Fanfani, più distaccati rispetto alle vicende politiche quotidiane – da qualche anno appaiono più coinvolti e partecipi alle polemiche della politica contingente. Questo fenomeno Lei come lo spiega e lo valuta?
Dipende del livello di eccessiva conflittualità che ha oggi la politica e dalla riduzione del rispetto per le istituzioni e per gli avversari.
Le opposizioni al governo che sta per formarsi in Parlamento sono tre: il Pd di Enrico Letta, il movimento 5 Stelle di Conte, il cosiddetto Terzo polo di Calenda e Renzi. Non sarebbe più logico e produttivo che formassero un cartello, se non un fronte unitario, di opposizione?
Prima o dopo dovrebbe accadere.
Se le opposizioni fossero unite, potrebbero tentare di costituire, secondo la tradizione inglese, un “governo ombra”. Un esperimento del genere fu fatto al tempo dei governi Berlusconi.
Un governo ombra in un sistema bicamerale perfetto e con più partiti all’opposizione non funziona.
Il 13 ottobre la seduta inaugurale della legislatura è stata presieduta dalla senatrice Liliana Segre, e Lei stessa ha sottolineato il paradosso della storia: da bambina fu costretta nel 1938 dalle leggi razziali a lasciare il banco di alunna nella scuola elementare; e quel giorno era sul banco più alto del Senato. Per una coincidenza della Storia, in ottobre nascerà il primo governo guidato dalla Destra nel Dopoguerra repubblicano. Il 28 ottobre è il centenario della Marcia su Roma. Ma sui giornali di questo centenario si parla poco. Non Le pare strano?
Non mi pare una data da celebrare.
Per concludere non posso non farLe una domanda sulla crisi della sinistra italiana. Come può risollevarsi? Su quali valori deve rilanciarsi? E quanto manca la figura di un federatore, di una guida carismatica e unificatrice?
Bisogna cominciare a mandare ogni fine settimana gli eletti a lavorare nei collegi che li hanno votato. Si ricostruiscano i rapporti con i cittadini. Il resto viene dopo.
Mario Nanni – Direttore editoriale