Sotto le vesti di professore di diritto costituzionale prima e di presidente della Rai dopo, Roberto Zaccaria è entrato perentoriamente nella storia dell’informazione del nostro Paese.
Ma che fosse anche un tipo simpatico ed un brillante affabulatore non è cosa scontata e tantomeno dovuta. A dimostrarcelo, in un pomeriggio di Maggio, è proprio lui, Roberto Zaccaria, che ha deciso di presentare la sua ultima fatica letteraria “Un professore chiamato presidente” nella sala della Regina di Montecitorio, luogo evocativo di cultura e istituzioni, caratteristiche innegabili dello stesso autore.
Ad accogliere la folta platea (molti magistrati e volti noti della Rai, tra cui Jas Gawronski) il saluto di Lorenzo Fontana, presidente della Camera dei deputati, che ha inteso sottolineare l’importanza, per i giovani d’oggi, di figure di riferimento come gli illustri relatori che – certamente – non hanno bisogno di presentazioni; Giuliano Amato, ex presidente della Corte Costituzionale e due volte presidente del Consiglio; Giovanni Floris, giornalista di La7 che ogni Martedì entra con garbo nelle nostre case e Mauro Zampini, già Segretario generale della Camera dei deputati.
A moderare l’evento la Giornalista Sky Giovanna Pancheri che, dopo aver ricordato l’anniversario della strage di Capaci ed aver tracciato brevemente la storia della televisione italiana, ha fatto emergere come – nel corso del tempo – politica e Rai siano sempre state parallele ma complementari: “Politica ben presente ma fuori dalla porta, reciproca influenza e vicendevole rispetto”; prassi che nei tempi moderni, lascia intendere la giornalista, è sicuramente mutata.
Zaccaria attribuisce ciò al fatto che la nomina del presidente della Rai spetti al governo, che non sempre è garante “di libertà e pluralismo“. Floris fa notare come, nel corso del tempo, si sia dato spazio ad altri canali di informazione, avallando l’ipotesi secondo cui il tentativo di monopolio dell’opinione pubblica sia impossibile e sempre fallace.
Amato, palesando perplessità su quella che è la concezione dei ruoli nell’Italia di oggi, si concentra sulla qualità del servizio pubblico, che dovrebbe essere scevro dai condizionamenti politici “dell’ultimo che si siede in poltrona”.
Accanto alle polemiche di attualità sull’intervento del governo nel settore dell’informazione non sono mancati però, da parte di Giuliano Amato e Mauro Zampini, ironici aneddoti di natura privata sull’autore, come un subaffitto non del tutto regolare a Firenze ed una partita a tennis con Tony Blair, all’epoca Primo Ministro inglese, che vinse (nonostante Zaccaria sostenga di aver ceduto la vittoria) il match giocando con Giuliano Amato, immortalato da un elicottero mandato – si dice – dalla redazione di Porta a Porta dell’inossidabile Bruno Vespa.
A dare poi lettura di alcuni passi del libro, come quello sull’incontro tra Zaccaria (che non parla una parola di inglese per sua stessa ammissione [n.d.r.]) e Kissinger, la voce calda e flautata di Monica Guerritore, attrice e drammaturga per l’Italia intera, felice consorte dell’autore.
Emerge sicuramente come Zaccaria abbia deciso di raccontarsi senza sconti, restituendo ai lettori un ritratto fedele di sé stesso e dell’Italia dell’epoca, confermando l’asserto secondo cui cultura e politica costituiscano un binomio indissolubile ma non sempre conciliabile.
Gennaro Maria Genovese –Redattore