Ucraina, il bastone di Joseph Roth

Tessendo il filo della nostalgia dello scrittore nato in Ucraina e allora suddito asburgico per l’ordine e un mondo perduto, l’autore di questo articolo propone la "nostalgia del futuro", la "mistica della fiducia" per superare il disordine del mondo attuale e costruirne uno nuovo.

La citazione è un furto legalizzato.

Essendone consapevole, cerco di non abusarne. Come fanno di solito quelli che, non sapendo che cosa dire o come dirlo, si appropriano tutto ciò che hanno a tiro con la speranza di apparire quantomeno eruditi. 

Oggi rubo una frase di Joseph Roth, ottimo giornalista e grande scrittore, nato in Ucraina quando Brody apparteneva ancora all’Impero Asburgico, cantore sublime della fine di quella Mitteleuropa che aveva prima criticato e poi rimpianto. 

“La mia vecchia mamma, col suo vecchio bastone nero, teneva lontano il disordine”: nel romanzo La cripta dei Cappuccini  Roth sintetizza anche con questa frase, di grande potenza evocativa, la fine del suo mondo travolto dalla prima guerra mondiale. 

Il mio ragionare parte proprio da qui, dal timore che abbiamo del disordine e dai modi che usiamo per esorcizzarlo. La stiamo vivendo in queste settimane, con la guerra in Europa, la sensazione di un ordine perduto. L’abbiamo vissuta e la viviamo da due anni a causa della pandemia. Certezze infrante, abitudini stravolte, aspettative andate all’aria. E su tutto la nostalgia di qualcosa che a volte neppure sappiamo ben definire.

Traccio, in maniera assolutamente arbitraria, un parallelo tra il dramma della guerra 1914/1918 che costituì lo spartiacque del secolo passato con l’appendice inevitabile della seconda guerra mondiale e la successiva instaurazione di un nuovo ordine internazionale, e i nostri anni. 

Così mi trovo a riflettere sul fatto che la nostalgia si ripresenta a ondate e quella che viviamo oggi è collegata, anche se non sempre ce ne rendiamo conto, a quelle precedenti. Difatti pandemia e guerra europea, per noi che da questa porzione di mondo vediamo con una prospettiva ridotta e particolare, sono lo snodo del nuovo secolo, dal quale discenderanno i nuovi equilibri. Ci siamo dentro. Così che il nostro sguardo non mette ancora a fuoco con precisione la realtà e nel contempo, impegnato a scrutare poco al di là del naso, non si innalza sui possibili orizzonti. 

Viviamo una angoscia ovattata, paure spesso irrazionali, un sentimento di inquietudine che non riesce a trovare reale condivisione e quindi è ancora più straniante. C’è una nostalgia per qualcosa, esempio lampante sono le ideologie, che per troppi hanno costituito e ancora costituiscono approdi sicuri come un grembo materno. O un luogo a cui sempre tornare per cercare di spiegare il mondo e tutti gli accadimenti quotidiani. 

Certo non ci aiuta a capire e a catalogare nel giusto modo e col giusto peso le cose quella che chiamiamo informazione. In tutte le sue articolazioni. Ci siamo convinti di poter sapere tutto e subito, di avere la verità a portata di mano. Ci siamo anche illusi di poter incidere come singoli, di poter essere protagonisti, grazie ai nuovi media sociali.

E invece, proprio come un tempo, vediamo e sappiamo solo una piccola porzione di cose. Sulla bilancia della storia ci sono sempre stati e sempre ci saranno dei pesi falsi. E così la giustizia, l’equità, la certezza del diritto possono vivere solo nel nostro costante sforzo di scoprirli, questi pesi falsi, e rimuoverli. 

Intanto il mondo cambia e cambierà continuamente, è il suo destino ed è un bel destino anche se non ce ne vogliamo rendere conto. 

Spesso muta attraverso la sofferenza, ed è un male che appare inevitabile data la natura umana. Ma anche nel dolore, nella tragedia, nella più atroce delle situazioni ci sono elementi di vitalità che non dobbiamo dimenticare. Esiste un’epica della nostalgia che ha l’effetto consolatorio di una copertina.

A noi però serve una corazza per affrontare i giorni duri e le botte che la sorte ci riserva. Ecco: in tempi complessi e dolorosi occorre ritrovare la nostalgia di futuro. Dobbiamo sentire questa mancanza, far sì che lavori dentro di noi. Sarà lei ad indicarci l’unica strada possibile: avanzare.

I ribaltoni che vanno in scena fanno e faranno emergere nuovi protagonisti e nuove possibilità. La dolce e struggente immagine della vecchia mamma nel romanzo di Roth contiene una verità: chi ha un forte attaccamento alla vita e una fiducia  profonda nelle possibilità che comunque offre, può anche brandire un semplice bastone per allontanare lo spettro del disordine distruttivo. 

Bastone che non è solo il sostegno per vecchi. Nelle mani di un giovane può essere la spada che taglia i nodi più intricati, che indica mete e un nuovo equilibrio da costruire. Solo così, con una vera mistica della fiducia, per quanto la si possa considerare irrazionale, potremo finalmente sganciarci dal disordine che ci toglie l’equilibrio e avviarci a trovarne uno nuovo. 

 

Maurizio Lucchi – Giornalista

 

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