Tre sguardi sul futuro che non c’è. Kissinger, McLuhan, Hoffman

Avete notato che la parola “futuro” non ricorre quasi più in nessun articolo giornalistico, in nessun intervento di talk show, e persino in nessun libro di narrativa o di saggistica? Si parla di transizione digitale,  di emergenza ecologica,  delle promesse e dei rischi della digitalizzazione,  ma la visione  complessiva di un nostro destino più o meno favorevole sembra rimanere estranea a qualsiasi considerazione.

Eppure qualche voce più coraggiosa rompe questo diaframma di reticenza, di scetticismo ed anche di paura riguardo ciò in cui l’uomo può ancora sperare. Abbiamo scelto tre personaggi capaci di alimentare il nostro insopprimibile bisogno di futuro, di guardare se oltre la siepe resta il buio o si accende una luce.

Henry Kissinger : E il suo libro sull’intelligenza artificiale

Il primo personaggio è addirittura un centenario. Avete subito capito che parliamo di Henry Kissinger, questo vegliardo che non è rimasto chiuso nell’ossessiva rievocazione del passato ma si è  tanto aperto verso l’avvenire da  viaggiare per tutto il mondo ed avere colloqui con leader come Xi Jinping e la nostra Giorgia Meloni.  Ma al di là delle immagini di rito, Kissinger ha fissato le sue idee in un libro dal titolo avveniristico: “L’era dell’intelligenza artificiale” col sottotitolo “Il futuro dell’identità umana”. Un libro scritto in collaborazione con due imprenditori e tecnologi Eric Schmidt e Daniel Huttenlocher.

Forte della sua enorme esperienza politica, Kissinger si sofferma in particolare sugli effetti dell’intelligenza artificiale nell’ordine internazionale. Anche in questo campo così importante per i destini stessi dell’umanità, con ipotesi catastrofiste, Kissinger ci offre un elemento di rassicurazione.  L’intelligenza artificiale e altre tecnologie emergenti come i computer quantistici spingono gli esseri umani sempre più verso modelli di conoscenza sempre più complessi ma comunque dominati dalla volontà umana. Alla fine potremmo quindi scoprire che persino queste tecnologie hanno dei limiti insuperabili e che possono e debbono essere governate se siamo capaci di afferrarne le implicazioni filosofiche. Cioè i valori etici. È sempre l’uomo a governare il sistema e così l’intelligenza artificiale diventa un’impresa grandiosa con enormi vantaggi potenziali.

 

 

 

Marshall McLuhan : E la sua proposta di un Concilio ecumenico Vaticano III per un confronto tra Umanesimo cristiano e civiltà digitale

Di McLuhan, che ci ha lasciati ormai da più di 40 anni, è stato detto e scritto quasi tutto nel bene e nel male. Ma solo ora affiora un suo profilo rimasto nascosto o almeno sottovalutato, quello della sua conversione al cattolicesimo e della sua profonda adesione alla Chiesa. “La religione è il vero fondamento della sua esperienza di studioso e di uomo” ebbe a dirci la moglie Corinne nel 1984 quando la incontrammo in occasione della trasmissione di Rai2 “Il villaggio elettronico di McLuhan”.

Ora un nuovo libro raccoglie proprio i suoi scritti su come la comunità Cristiana e l’umanità nel suo insieme possano affrontare la sfida della transizione digitale. Dopo essere stata ancorata per secoli a secoli alla cultura Greco Latina, oggi la Chiesa deve misurarsi con la società postalfabetica. E in proposito lo studioso canadese immaginava e proponeva l’indizione di un Concilio Ecumenico Vaticano III capace di affrontare il confronto tra Umanesimo Cristiano e Civiltà Digitale. Papa Francesco ha recentemente escluso questa possibilità contando sul prezioso lavoro  dei sinodi.

Ma come sappiamo la necessità di un cambiamento nella Chiesa e nel pianeta intero è come un  fuoco che giace sotto la cenere.  Ha scritto McLuhan: “Ho una fede profonda e salda nell’energia potenziale dell’uomo di crescere, sondare e imparare i canti segreti che orchestrano l’universo,  Certo, viviamo un’ epoca di transizione, con profonde sofferenze e una tragica ricerca di identità, ma l’agonia della nostra epoca coincide con il travaglio della rinascita”.

 

 

Reid Hoffman: Considerato il vero padre dell’intelligenza artificiale

Una terza voce è quella di Reid Hoffman, nato a Palo Alto nel 1967, uno dei guru della  Sylicon  Valley. Considerato il vero padre dell’intelligenza artificiale, ha fatto recentemente un viaggio in Italia e in particolare a Bologna dove ha illustrato il suo pensiero sul futuro. Niente paura, ha detto in una grande conferenza organizzata in piazza Maggiore e introdotta da Romano Prodi: “L’intelligenza artificiale non cambierà l’uomo. Se mai sarà il contrario”.

A differenza degli esseri umani l’intelligenza artificiale non ha certezze – sostiene Hoffman – non  può imporre nulla di fronte a una questione controversa. Propone diverse risposte, ognuna con la sua fonte, e affida all’interlocutore la responsabilità di scegliere. Tutto questo non potrà che migliorare man mano che verranno immessi nel sistema nuovi studi e ricerche così che l’intelligenza artificiale possa offrire in tempo reale tutta la gamma delle scelte che si possono fare. Ma sta a noi trarre le conclusioni.

 

 

Tre richiami di Hoffman

“In un mondo che cambia, essere prudente è la cosa più rischiosa che puoi fare”.


“Quello che conta nella vita sono le persone, quindi cerca di fare del bene a chi ti circonda. Per questo la maggior parte dei miei progetti sono rivolti a come migliorare i milioni di persone cui sono rivolti”.

“La tua rete sono le persone che vogliono aiutarti e che tu vuoi aiutare, e questo è veramente potente”.

 


Gianpiero Gamaleri – Sociologo, Massmediologo – già Consigliere di Amministrazione  Rai

 

 

 

 

 

Previous slide
Next slide
Previous slide
Next slide
Previous slide
Next slide